«Appoggi e vento: così crescerò»
Jacobs rivela: «Ho una gamba che spinge più dell’altra e il 9”80 di Tokyo è arrivato senza... Eolo»
«Marcell Jacobs venne a trovarmi in ufficio e io, colpito da tanta sicurezza e convinzione, a chi mi era vicino dissi: “Questo va a medaglia”. Trovai un po’ di diffidenza e allora risposi: “Datemi retta”. Io con la Roma “non ci piglio”, ma con i nostri atleti sì». Non è capo della Polizia da molto, Lamberto Giannini, ma sa già interpretare gesti e tic degli atleti delle Fiamme Oro. Marcell Jacobs, per esempio, sui blocchi agita le mani come lame a fendere il vento. «È uno di quei gesti che si utilizzano per spezzare la tensione sui blocchi - spiega il diretto interessato - Mi “dice” di pensare esclusivamente alla mia corsia, senza guardare gli altri».
Al raduno delle Fiamme Oro al Salone d’Onore del Coni chiamano sul palco tre atleti: il cremisi del passato, Daniele Masala, oro nel pentathlon moderno a Los Angeles 1984; quello del presente, appunto Marcell; infine quello del futuro, ossia la tuffatrice classe 2003 Maia Biginelli. Ma il presente diventa passato appena lo nomini e Jacobs conosce la lezione. Per questo, a margine della festa per i poliziotti sportivi, butta lì un «Non mi pongo limiti», che ha il fragore di un tuono.
MJ 2022. «Da due-tre anni - ripete il 27enne di Desenzano del Garda dai natali texani - sapevo di avere la possibilità di scendere sotto i 10” ma, sia per le fatiche dovute al salto in lungo, sia per i problemi fisici, non ho potuto dimostrarlo. Adesso dobbiamo togliere qualche centesimo. Il tempo di Tokyo (9”80 nella finale olimpica, dopo 9”94 e 9”84; ndr) l’ho ottenuto senza vento. Figuriamoci se trovassi le condizioni perfette».
Il coach Paolo Camossi dice che si può e Marcell, che nel 2022 dovrà preparare anche il matrimonio con la compagna Nicole, parla di dettagli: «Ci sono tante piccole cose che si possono migliorare. Per esempio ho una gamba che spinge più dell’altra. Quando riuscirò a stabilizzare quest’ultima compirò un altro progresso».
L’UOMO DA BATTERE. «L’anno prossimo ci saranno Mondiali ed Europei, tra due anni e dieci mesi l’Olimpiade di Parigi: bisognerà fare bene tutto. Nei miei allenamenti non è cambiato molto. È vero che la tecnologia svolge un ruolo importante, ma non ha stravolto nulla. Facciamo le cose di prima, soltanto un po’ meglio. Continuo ad affidarmi ai sensori sui blocchi per calcolare i tempi di reazione in partenza, mentre con l’Optojump misuriamo frequenza dei passi e agilità per capire dove perdo o acquisto velocità. Nel frattempo, stiamo ricominciando con tutto il volume di lavoro dell’anno passato. Questo è il periodo in cui si suda di più, poi arriveranno i dettagli. Sarò l’uomo da battere e voglio farmi trovare pronto».
Tra il lusco e il brusco, spunta persino l’innominabile: Christian Coleman. La squalifica per doping dello sprinter statunitense, ridotta da 24 a 18 mesi, scadrà il mese prossimo. «Con lui la truppa dei rivali si rafforza ulteriormente. Per questo bisognerà ricominciare prima di tutti gli altri».
PORTABANDIERA. «Non mi stupirei se da qui venisse fuori il portabandiera per Parigi 2024», dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò. E per rendere ancor più chiaro il concetto dovrebbe aggiungere soltanto «Capito, Marcell?». Ma Jacobs, al momento, deve ancora capire tante cose: «Guardo le mie due medaglie d’oro e la sensazione è quella di aver vinto una gara importante, non le Olimpiadi, che sono le più importanti. Ma forse è meglio così perché significa che sto già pensando al futuro. Continuo la vita di prima, ma mi sto divertendo parecchio. Ho cominciato a realizzare cosa ho fatto quando ho visto i paparazzi sotto casa e la gente che mi seguiva; mi sono preso una pausa andando dall’altra parte del mondo quando mi sono accorto che non mi fermavo da febbraio. Ma adesso dovrò allenarmi più degli altri». Parlategli anche di bandiere...
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«Ho realizzato cosa ho fatto quando ho visto i paparazzi piazzati sotto casa»