Corriere dello Sport

Un pieno di Spalletti

Sette successi su sette, dall’esordio in Serie A Luciano non era mai partito così forte Più veloce della sua prima Inter, più vincente persino del suo Zenit campione di Russia

- di Fabio Mandarini

Mai così: mai cosi tante vittorie, tanti punti e tanto Spalletti all'inizio di un campionato. Sono soltanto numeri? Beh, sì, e ovviamente non sono le statistich­e e le circostanz­e a far emergere le qualità di un maestro di calcio come lui, ma è certo che in questo periodo fanno la differenza. Fanno il Napoli primo e imbattuto e soprattutt­o inchiodano un dato: la striscia iniziale di sette vittorie in sette partite, con 21 punti a coté, è la migliore di sempre da quando il signor Luciano allena in Serie A. O comunque nella massima serie di un campionato: anche il suo Zenit due volte campione di Russia, ad esempio, non era partito così forte. Niente da fare. E ora, senza giocare con i sogni ma scomodando sempliceme­nte gli almanacchi, l'obiettivo è Sarri: gli azzurri di Sarri, capaci di mettere in fila otto vittorie nelle prime otto giornate della stagione 2017-2018, prima di essere fermati sul pareggio da lui. Sì, dall'Inter del signor Luciano: chissà che il destino, all'epoca, non gli abbia fatto un assist proiettato al futuro.

CHE NUMERI.

E allora, il Napoli di Spalletti batte tutti: la prima Inter di Spalletti, ad esempio, che nelle sette partite d'overture del 2017-2018 aveva colleziona­to 19 punti; e poi anche lo

Zenit da due scudetti di Spalletti e ancora la Roma di Spalletti, bella e travolgent­e; e poi l'Udinese, la Samp, l'Empoli e il Venezia sempre di Spalletti. Ventiquatt­ro anni di Serie A e mai nessuna delle sue squadre era stata capace di calare il settebello: messi in riga, per il momento, Venezia, Genoa, Juve, Udinese, Sampdoria, Cagliari e Fiorentina per un totale di 21 punti. E poi: secondo attacco del campionato con 18 gol alle spalle dell'Inter (22), e prima difesa d'Italia con 3 reti subite. Bello davvero, il suo Napoli. A prescinder­e dai numeri: una squadra che sa lottare, soffrire e anche dominare e schiacciar­e nelle giornate migliori. E poi, beh, il gruppo: maestro anche nella gestione.

L'ANIMA.

Retorica? Macché, sempliceme­nte la realtà: di qualità e talento, questa squadra, ne aveva anche nella stagione precedente e in quella prima, ma forse quella che mancava era un'anima. Il carattere, la fame, la voglia di vincerla sempre e sempre di squadra: tutti dettagli - diciamo così che stanno facendo la differenza. Il Napoli di Spalletti vince e diverte, anzi appassiona: non perde la testa, sta imparando a gestire come fanno le grandi squadre e poi sa esplodere sull'onda dei suoi virtuosi e del suo fulmine di nome Osimhen. C'è anima, dicevamo, ma ci sono anche tecnica e tanta tattica: la cura dei dettagli produce schemi come quello della punizione del gol di Rrahmani a Firenze, tanto per dirne una; l'equilibrio regna sovrano e la fase difensiva ha scricchiol­ato soltanto con lo Spartak Mosca in Europa League. In dieci, dopo l'espulsione di Mario Rui: la peggiore possibile, consideran­do che in panchina non c'era alternativ­a di ruolo e il successivo spostament­o di Di Lorenzo.

TRIS VERITÀ.

La sconfitta in coppa, comunque, non macchia la marcia italiana. Una maratona che dopo quarantadu­e giorni di campionato ha candidato il Napoli tra le aspiranti più accreditat­e alla lotta scudetto. «Adesso siamo la

Al suo arrivo sulla panchina azzurra ha avuto un impatto fortissimo: il primo posto a punteggio pieno alla 7ª non nasce per caso

Ha dato un’anima a un Napoli già forte che aspettava solo la scintilla giusta

squadra da battere», ha detto Koulibaly dopo la vittoria di domenica con la Fiorentina. Mica uno qualsiasi. Sarà, si vedrà: dopo la sosta ci sono il Torino, il Legia e la Roma, un tris tremendo. Di quelli capaci di estorcere la verità. Altre verità: quella di oggi è che l'Italia, dopo due anni di pausa, ha ritrovato il miglior Spalletti di sempre. E tanto basta.

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