Un pieno di Spalletti
Sette successi su sette, dall’esordio in Serie A Luciano non era mai partito così forte Più veloce della sua prima Inter, più vincente persino del suo Zenit campione di Russia
Mai così: mai cosi tante vittorie, tanti punti e tanto Spalletti all'inizio di un campionato. Sono soltanto numeri? Beh, sì, e ovviamente non sono le statistiche e le circostanze a far emergere le qualità di un maestro di calcio come lui, ma è certo che in questo periodo fanno la differenza. Fanno il Napoli primo e imbattuto e soprattutto inchiodano un dato: la striscia iniziale di sette vittorie in sette partite, con 21 punti a coté, è la migliore di sempre da quando il signor Luciano allena in Serie A. O comunque nella massima serie di un campionato: anche il suo Zenit due volte campione di Russia, ad esempio, non era partito così forte. Niente da fare. E ora, senza giocare con i sogni ma scomodando semplicemente gli almanacchi, l'obiettivo è Sarri: gli azzurri di Sarri, capaci di mettere in fila otto vittorie nelle prime otto giornate della stagione 2017-2018, prima di essere fermati sul pareggio da lui. Sì, dall'Inter del signor Luciano: chissà che il destino, all'epoca, non gli abbia fatto un assist proiettato al futuro.
CHE NUMERI.
E allora, il Napoli di Spalletti batte tutti: la prima Inter di Spalletti, ad esempio, che nelle sette partite d'overture del 2017-2018 aveva collezionato 19 punti; e poi anche lo
Zenit da due scudetti di Spalletti e ancora la Roma di Spalletti, bella e travolgente; e poi l'Udinese, la Samp, l'Empoli e il Venezia sempre di Spalletti. Ventiquattro anni di Serie A e mai nessuna delle sue squadre era stata capace di calare il settebello: messi in riga, per il momento, Venezia, Genoa, Juve, Udinese, Sampdoria, Cagliari e Fiorentina per un totale di 21 punti. E poi: secondo attacco del campionato con 18 gol alle spalle dell'Inter (22), e prima difesa d'Italia con 3 reti subite. Bello davvero, il suo Napoli. A prescindere dai numeri: una squadra che sa lottare, soffrire e anche dominare e schiacciare nelle giornate migliori. E poi, beh, il gruppo: maestro anche nella gestione.
L'ANIMA.
Retorica? Macché, semplicemente la realtà: di qualità e talento, questa squadra, ne aveva anche nella stagione precedente e in quella prima, ma forse quella che mancava era un'anima. Il carattere, la fame, la voglia di vincerla sempre e sempre di squadra: tutti dettagli - diciamo così che stanno facendo la differenza. Il Napoli di Spalletti vince e diverte, anzi appassiona: non perde la testa, sta imparando a gestire come fanno le grandi squadre e poi sa esplodere sull'onda dei suoi virtuosi e del suo fulmine di nome Osimhen. C'è anima, dicevamo, ma ci sono anche tecnica e tanta tattica: la cura dei dettagli produce schemi come quello della punizione del gol di Rrahmani a Firenze, tanto per dirne una; l'equilibrio regna sovrano e la fase difensiva ha scricchiolato soltanto con lo Spartak Mosca in Europa League. In dieci, dopo l'espulsione di Mario Rui: la peggiore possibile, considerando che in panchina non c'era alternativa di ruolo e il successivo spostamento di Di Lorenzo.
TRIS VERITÀ.
La sconfitta in coppa, comunque, non macchia la marcia italiana. Una maratona che dopo quarantadue giorni di campionato ha candidato il Napoli tra le aspiranti più accreditate alla lotta scudetto. «Adesso siamo la
Al suo arrivo sulla panchina azzurra ha avuto un impatto fortissimo: il primo posto a punteggio pieno alla 7ª non nasce per caso
Ha dato un’anima a un Napoli già forte che aspettava solo la scintilla giusta
squadra da battere», ha detto Koulibaly dopo la vittoria di domenica con la Fiorentina. Mica uno qualsiasi. Sarà, si vedrà: dopo la sosta ci sono il Torino, il Legia e la Roma, un tris tremendo. Di quelli capaci di estorcere la verità. Altre verità: quella di oggi è che l'Italia, dopo due anni di pausa, ha ritrovato il miglior Spalletti di sempre. E tanto basta.