Sarri e Lazio la ripartenza nel patto di Bologna
Vuole una squadra di carattere, convinta del cambiamento, pronta a migliorare e a lottare per vincere
Una Lazio dimezzata, tra chi crede nella trasformazione sarrista e chi no, non può esistere. Il patto di Bologna, ratificato nello spogliatoio del Dall’Ara, è servito per chiarire le intenzioni di tutti e deve valere come ultima ripartenza verso un futuro incentrato sulla visione calcistica dell’allenatore, con misurate liberalizzazioni tattiche. Finora sono state approvate solo quelle concesse da Mau nel derby. Il confronto del Dall’Ara era stato blindato e secretato, si era svolto a porte chiuse, ha alimentato il cicaleccio esterno e non è stato semplice ricostruirne il senso. Sarri, riunendo la squadra, ha autorizzato ad entrare solo il vice Martusciello. Dopo la débâcle, senza perdere tempo, ha chiesto spiegazioni del crollo e ha voluto ascoltare pareri, risposte, obiezioni, tutto ciò che la squadra (pur senza il capitano Immobile) s’è sentita di dover dire.
LE POSIZIONI. Mau, senza neppure considerare motivazioni tattiche («Non hanno avuto nessun significato»), ha indagato sui motivi dello schianto avvenuto nella settimana post-derby, dopo la vittoria di Coppa: pretende che si metta la parola fine all’oscillare continuo (trionfi e tonfi) che ha caratterizzato il passato. Qualcuno della squadra, recependo l’imperativo, avrebbe sottolineato il fatto che questo gruppo è comunque reduce anche da stagioni di successo. Sarri, per rendere la Lazio vincente, ha bisogno di leader di straordinaria personalità, non solo di giocatori di talento. Vuole uomini di carattere, pronti a lottare, a correre e rincorrere, ad uscire dal guscio protettivo in cui hanno vissuto negli ultimi anni, a spendersi sempre al massimo. Il cambiamento è totale: tattico, mentale, fisico, filosofico, organizzativo. S’è detto più volte, non è semplice concretizzarlo. Il sarrismo inizialmente frastorna, può generare stato confusionale, bisogna essere convinti di poterlo realizzare per applicarlo in partita con regolarità e non a strappi. La Lazio di oggi si trova a dover camminare su un sentiero stretto e rischioso, tra gli imperativi sarriani e il sentimento di continuità e familiarità gestionale e tattica che ha contraddistinto gli anni inzaghiani. Il patto di Bologna, che deve rivelarsi di ferro per far nascere una Lazio ambiziosa e travolgente, quasi due mesi dopo la partenza del campionato è servito al tecnico per effettuare un ulteriore screening del gruppo. Non consentirà “sgambetti” da parte di nessuno, l’ha fatto capire nelle interviste post-confronto: «Un calciatore nello spogliatoio mi ha detto “sono qui da 6 anni e facciamo sempre così, abbiamo un periodo positivo e poi cadiamo in questo tipo di partite”. Bisogna cambiare mentalità. Quando vinciamo abbiamo un calo emotivo enorme, questo non so da cosa derivi, se dall’ambiente o da persone influenti all’interno dello spogliatoio, certamente non dal pubblico. E’ un qualcosa che probabilmente abbiamo noi nello spogliatoio», ha detto Mau. Non è tipo che svanisce nel nulla senza fare troppo rumore, non va mai troppo per il sottile. Ha voluto lanciare un messaggio plateale parlando di “persone influenti all’interno dello spogliatoio” senza svelare il
Mau ha chiesto un cambio di passo e mentalità Monito a chi non è convinto
I segnali lanciati nello spogliatoio potrebbero rivelarsi nelle scelte future