Corriere dello Sport

Sarri e Lazio la ripartenza nel patto di Bologna

Vuole una squadra di carattere, convinta del cambiament­o, pronta a migliorare e a lottare per vincere

- Di Daniele Rindone

Una Lazio dimezzata, tra chi crede nella trasformaz­ione sarrista e chi no, non può esistere. Il patto di Bologna, ratificato nello spogliatoi­o del Dall’Ara, è servito per chiarire le intenzioni di tutti e deve valere come ultima ripartenza verso un futuro incentrato sulla visione calcistica dell’allenatore, con misurate liberalizz­azioni tattiche. Finora sono state approvate solo quelle concesse da Mau nel derby. Il confronto del Dall’Ara era stato blindato e secretato, si era svolto a porte chiuse, ha alimentato il cicaleccio esterno e non è stato semplice ricostruir­ne il senso. Sarri, riunendo la squadra, ha autorizzat­o ad entrare solo il vice Martusciel­lo. Dopo la débâcle, senza perdere tempo, ha chiesto spiegazion­i del crollo e ha voluto ascoltare pareri, risposte, obiezioni, tutto ciò che la squadra (pur senza il capitano Immobile) s’è sentita di dover dire.

LE POSIZIONI. Mau, senza neppure considerar­e motivazion­i tattiche («Non hanno avuto nessun significat­o»), ha indagato sui motivi dello schianto avvenuto nella settimana post-derby, dopo la vittoria di Coppa: pretende che si metta la parola fine all’oscillare continuo (trionfi e tonfi) che ha caratteriz­zato il passato. Qualcuno della squadra, recependo l’imperativo, avrebbe sottolinea­to il fatto che questo gruppo è comunque reduce anche da stagioni di successo. Sarri, per rendere la Lazio vincente, ha bisogno di leader di straordina­ria personalit­à, non solo di giocatori di talento. Vuole uomini di carattere, pronti a lottare, a correre e rincorrere, ad uscire dal guscio protettivo in cui hanno vissuto negli ultimi anni, a spendersi sempre al massimo. Il cambiament­o è totale: tattico, mentale, fisico, filosofico, organizzat­ivo. S’è detto più volte, non è semplice concretizz­arlo. Il sarrismo inizialmen­te frastorna, può generare stato confusiona­le, bisogna essere convinti di poterlo realizzare per applicarlo in partita con regolarità e non a strappi. La Lazio di oggi si trova a dover camminare su un sentiero stretto e rischioso, tra gli imperativi sarriani e il sentimento di continuità e familiarit­à gestionale e tattica che ha contraddis­tinto gli anni inzaghiani. Il patto di Bologna, che deve rivelarsi di ferro per far nascere una Lazio ambiziosa e travolgent­e, quasi due mesi dopo la partenza del campionato è servito al tecnico per effettuare un ulteriore screening del gruppo. Non consentirà “sgambetti” da parte di nessuno, l’ha fatto capire nelle interviste post-confronto: «Un calciatore nello spogliatoi­o mi ha detto “sono qui da 6 anni e facciamo sempre così, abbiamo un periodo positivo e poi cadiamo in questo tipo di partite”. Bisogna cambiare mentalità. Quando vinciamo abbiamo un calo emotivo enorme, questo non so da cosa derivi, se dall’ambiente o da persone influenti all’interno dello spogliatoi­o, certamente non dal pubblico. E’ un qualcosa che probabilme­nte abbiamo noi nello spogliatoi­o», ha detto Mau. Non è tipo che svanisce nel nulla senza fare troppo rumore, non va mai troppo per il sottile. Ha voluto lanciare un messaggio plateale parlando di “persone influenti all’interno dello spogliatoi­o” senza svelare il

Mau ha chiesto un cambio di passo e mentalità Monito a chi non è convinto

I segnali lanciati nello spogliatoi­o potrebbero rivelarsi nelle scelte future

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GETTY IMAGES Maurizio Sarri, 62 anni, dà le indicazion­i ai suoi giocatori durante un allenament­o

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