Decidono tutto i Friedkin così è finita l’era Pallotta
La proprietà, sempre presente, non delega. Nella nuova Roma ci sarà spazio solo per dirigenti dal profilo “mite”. Il frontman sarà solo Mou
Non è finita finché non è finita. Anche Francesco Calvo, dirigente addetto al marketing, sta per risolvere il contratto con la Roma. Significa rivoluzione, termine abusato ma assai appropriato in questo contesto: la compagine dirigenziale formata dalla presidenza Pallotta non esiste più. Dopo l’addio soft di Guido Fienga, che sarà sostituito da Pietro Berardi nelle funzioni di amministratore delegato del club, restano soltanto poche figure a rappresentare la continuità: Vito Scala, storico preparatore atletico di Totti e oggi dirigente addetto agli arbitri; Morgan De Sanctis, che è il vice di Tiago Pinto nell’area sportiva e ha meritato da poco il rinnovo del contratto; Bruno Conti, che è un simbolo e un talent scout di cui i Friedkin non si sono voluti privare.
Dopo l’addio di Fienga si completa la lunga rivoluzione del club che ora punta all’equilibrio
FILOSOFIA. Il resto, compreso il Cda che si avvia alle ultime modifiche, è completamente ispirato dalla nuova proprietà. Che in una visione industriale, di lungo periodo, ha posto le basi per una distribuzione delle competenze precisa: a ognuno un piccolo lembo di stoffa. Ma poi ogni decisione, anche la più banale, passa per i boss. Con Pallotta l’organizzazione non era mai stata verticistica, se non altro per l’assenza fisica del padrone. Tra gli uffici di Trigoria e quelli ormai in dismissione dell’Eur erano in tanti a sgomitare per far valere le proprie idee, in un tourbillon di manager che si sono arricchiti e dileguati. I centri di potere denunciati un giorno da Walter Sabatini, con Franco Baldini presidente-ombra dall’eremo di Chelsea, hanno creato confusione e malumori, sbagli e ribaltoni, che Pallotta non ha saputo/voluto domare in prima persona. Nelle intenzioni dei Friedkin tutto ciò non è accettabile. I Friedkin ascoltano tutti per scegliere meglio, per capire, ma a un certo punto vanno per la loro strada: uno dei motivi della rottura con Fienga è stato la divergenza sui diritti televisivi, tra Dazn e i fondi.
IL NOI. Nella Roma non ci sarà più spazio per figure ingombranti ed egocentriche. A parte Mourinho, che è stato preso apposta per essere il frontman del gruppo. Immaginate una rock band in cui il cantante sia sempre al centro dei riflettori, assumendosi l’onere e l’onore del ruolo. Ecco, quello è Mourinho, un allenatore troppo grande per poter essere oscurato. Ma i dirigenti sono tutti bravi e discreti musicisti dell’orchestra: dal general manager Tiago Pinto, profilo molto più mite rispetto a Sabatini o Monchi, ai nuovi innesti che hanno riempito i vari comparti, come l’uomo dello stadio Scalera o il responsabile del settore giovanile Vergine. Anche Berardi, c’è da credere, risponderà agli stessi requisiti del famoso algoritmo: siamo tutti utili, nessuno è indispensabile.
IL BILANCIO. Le prime sfide che i Friedkin devono vincere con la nuova squadra dirigenziale sono l’equilibrio finanziario e la costruzione dello stadio. Del resto una cosa può aiutare l’altra. Aspettando che il nuovo sindaco si insedi, con la votazione per il ballottaggio che cade nel giorno di Juventus-Roma, la proprietà si prepara ad approvare il sofferente bilancio chiuso il 30 giugno. Le perdite sono molto elevate, si avvicineranno ai 200 milioni, ai quali vanno aggiunti i debiti che viaggiano su cifre quasi doppie. Ma i Friedkin, dopo aver già investito 500 milioni, predisporranno un nuovo aumento di capitale, auspicando che la riapertura degli stadi consenta al club di aumentare i ricavi in tempi relativamente rapidi. Da questo punto di vista la Roma di Mourinho è un modello virtuoso: l’Olimpico è stato sempre pieno con la capienza al 50%. Con l’aumento al 75% la società rimetterà in vendita gli abbonamenti, che permetteranno di incassare subito denaro fresco. E se la squadra torna in Champions dopo tre anni di distacco, si accenderà quel circuito virtuoso che darebbe nuovo vigore agli investimenti.
Saluta anche Calvo, dirigente addetto all’area del marketing