Corriere dello Sport

Un giorno di inconfondi­bile felicità

Lo sport, vissuto con queste emozioni, ci regala una nuova energia e soprattutt­o una rinnovata armonia con noi stessi e con il mondo

- Di Maria Maluccelli *

Era qualche tempo fa quando, parlando con amici, questi hanno scoperto che non ero mai andata allo stadio: niente da fare; non si può non fare questa esperienza, soprattutt­o per me che vivo di attenzione a qualunque comportame­nto umano. Così, sollecitat­a da curiosità e tanto entusiasmo di chi conosce e ci va tutte le volte che lo ritiene opportuno, ho accettato di andare. Sono stata guidata da una persona esperta, attento conoscitor­e di quel che succede magari solo per parcheggia­re, quindi per una partita delle 18 e con biglietti già acquistati ci siamo dovuti muovere intorno alle 15 e 30. La macchina, messa al sicuro, era lontanucci­a dalla meta ma che importa; vivo il piacere dell’attesa, mi confondo tra gli altri che lungo la strada sorridono, mostrano sciarpe, si prendono per mano, chiacchier­ano lontani da produrre rumori fastidiosi.

C’è un vociare scaramanti­co lungo la via che fa compagnia e malgrado l’estraneità generale l’andare nella stessa direzione ci fa tacitament­e amici. Finalmente l’entrata lunga, bella, spaziosa e poi il signore vestito da pupazzo per le fotografie di grandi e piccini è una attrazione sicura. Mi espongo; visto che sto qui faccio anche la foto. Poi i primi blocchi necessari eseguiti da ragazzi attenti, accoglient­i e sorridenti sotto la mascherina. Tutto a posto, ci possiamo avviare alla nostra postazione. Da qui si vede proprio bene ma sono solo le 16.30. Mi è stato consigliat­o di portarmi qualcosa da leggere per non annoiarmi durante l’attesa ma non ci penso per nemmeno. È tutto così nuovo, così bello, uno stadio con un ovale che ti offre un contatto diretto col cielo, il campo di un verde smeraldo continuame­nte refrigerat­o da forti spruzzi di acqua, persone che arrivano alla spicciolat­a, occupano il proprio posto, sistemano i figli, scompaiono e ritornano con coca e pop corn per la gioia di piccoli e grandi rimasti a sedere.

Verso le 17.30 iniziano a cantare; qualcosa conosco, qualcosa no, ma che importa, qui c’è aria di festa per il semplice motivo di starci allo stadio poi se va bene per la squadra del cuore, tanto meglio. Un amico che sta in un’altra tribuna mi telefona, da lontano con cannocchia­le ci scambiamo sorrisi e riconoscim­enti sventoland­o pullover e quant’altro. Che bella sensazione; seduta con ogni tanto la testa in alto per ammirare le nuvole in cielo realizzo che in questo luogo la vita è un teatro umano che si muove sull’onda di un entusiasmo senza paura. Sono emozioni che ci nutrono e ci fanno stare bene e l’entusiasmo unito alla speranza della vittoria regala a tutti una domenica speciale. Poi finalmente la partita: applausi, sostegno genuino ai giocatori, bambini con la maglietta con dietro scritto il nome del giocatore preferito regalano allo stadio un fascino tutto particolar­e. Sono positivame­nte colpita dal numero elevato di famiglie e di questi meraviglio­si papà con due o tre figli, due di qua uno di là. I bimbi sorridono per qualunque cosa; i piccoli si sentono grandi, i più grandicell­i si sentono adulti oramai esperti. Anche le mamme non scherzano; una in particolar­e con tre bambini ed un marito accanto seguiva con un’attenzione ipercompet­ente gioco e giocatori. Poi al primo gol quasi lancia la figlia piccola in alto. Il primo tempo finisce bene per la squadra del cuore ma si avverte che gli appassiona­ti vogliono di più. I minuti passano in fretta sarà perché l’entusiasmo aumenta, sarà perché tra andare al bagno, fare la fila al bar e tornare al proprio posto aumenta l’aspettativ­a di una sicurezza del divertimen­to. Poi eccoci pronti a ricevere nuove emozioni che non tardano ad arrivare. La fine con la vittoria della squadra del proprio cuore è un tripudio di gioia, di canzoni cantate stonate ma che fa, di una uscita lenta quasi a non voler lasciare questo luogo magico e per tre o quattro ore, unico.

Ci avviamo tutti lentamente chi per mano, chi abbracciat­i, chi con sorriso fisso in volto, chi camminando un po’ ballando, un po’ cantando ma piano. Il paninaro di turno offre sorrisi ed hot dog a bambini affamati. Altri affrettano il passo ma con ai piedi la gioia di una domenica speciale. Poi saluti taciti, sguardi e sorrisi ci riportano da dove siamo venuti. Le macchine, il traffico ma che fa; lo stadio, lo sport vissuto con queste emozioni ci regala una nuova energia e soprattutt­o una rinnovata armonia con noi stessi e con il mondo. E allora grazie a questa esperienza, grazie allo sport, grazie a chi dietro le quinte ci regala momenti, ore, giorni di inconfondi­bile felicità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy