Corriere dello Sport

«Sogno una grande Italia»

«Giorni fantastici in Nazionale ora dobbiamo vincere qualcosa»

- Di Elisabetta Ferri

«A Vitoria raccolgo l’eredità di Polonara Contro l’Olimpia ci teniamo a far bene»

Fontecchio “emigrato” in Spagna, stasera sfida Milano e il suo passato. «Senza rimpianti, doveva andare così»

È stato l'uomo copertina della nostra Nazionale alle Olimpiadi, quello che quando aveva la palla in mano faceva stare tutti sicuri che non l'avrebbe sprecata. In un solo anno, la vita e la carriera di Simone Fontecchio hanno avuto una svolta importante: da Berlino a Vitoria sono cambiate lingua e clima, non il livello in cui compete, l'Eurolega. E che stasera lo metterà di fronte al suo passato, Milano, la squadra che forse meno lo ha valorizzat­o in Italia.

«Ma non ho sassolini da togliermi dalle scarpe – dice – le persone con cui ho lavorato all'Olimpia fanno parte dei miei ricordi, ci sono stati momenti duri, ma dai quali ho imparato. Nessun rimpianto, forse doveva andare così».

SACCHETTI. A tirarlo fuori dalle secche, in quel triennio, è stato l'uomo che forse lo ha capito di più: Sacchetti. In prestito a Cremona, grazie a lui trovò la strada per ritrovare fiducia, poi in Nazionale è esploso. «Meo sa cosa serve ad un giocatore perché lo è stato: sa tranquilli­zzati, ti concede libertà in campo e ti fa sentire che crede in te. Gli sarò per sempre grato – aggiunge – non solo per quell'esperienza alla Vanoli, ma per l'atmosfera che ha creato quest'estate in Nazionale, c'era qualcosa di magico fra noi».

EREDITÀ. Al Baskonia raccoglie il testimone di Polonara. «Un'eredità pesante – ammette – perché qui Achille ha fatto un'ultima stagione fenomenale e si è consacrato ad alto livello».

Fuori dal campo non è stato difficile ambientars­i: «Le abitudini e lo stile di vita sono simili, poi ho la mia famiglia con me che mi aiuta a sentirmi a casa. E' più dura per loro che per me. La nostra bimba, che ha due anni, ha iniziato ad andare all'asilo parlano basco, spero che trovi il modo per farsi capire», sorride Simone.

LA FAMIGLIA. La sua è una famiglia di atleti: nonno, mamma (Malì Pomilio è stata una grande giocatrice) e fratello cestisti, papà ostacolist­a. «Il mio eroe rimane nonno Vittorio: io e mio fratello maggiore abbiamo passato interi pomeriggi nel suo cortile, noi a tirare a canestro, lui a prendere il rimbalzo e ridarci il pallone».

Luca oggi gioca in serie B, ma solo per hobby, mentre Simone ha spiccato il volo lasciando il suo Paese. «Ma non generalizz­erei, ci sono anche italiani come Pajola e Tonut che sono esplosi giocando in Italia, basta avere l'opportunit­à giusta – sottolinea - A me è servito andare a giocare da straniero all'estero, perché sono aumentate le responsabi­lità e questo ti fa crescere».

SOGNO AZZURRO. Col Baskonia vuol fare bene ma il suo sogno più grande è ancora tinto d'azzurro. «Il pre-olimpico prima e Tokyo poi sono stati giorni fantastici, ma non abbiamo ancora vinto niente. In futuro vorremmo portare a casa delle medaglie, contribuir­e a rilanciare il movimento e rendere orgogliosi tanti ragazzi».

IL PRESENTE. Ora è concentrat­o sul campionato iberico e soprattutt­o sull'Eurolega. «Ci stiamo ancora costruendo come squadra, siamo in sette nuovi, me compreso, non è facile ripartire da zero. Ci vorrà un po' di tempo ma c'è molto desiderio. In particolar­e stasera, dopo il pesante ko di Atene, ci teniamo a far bene davanti al nostro pubblico».

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GETTY IMAGES Simone Fontecchio, 25 anni dell’Olimpia Milano dal 2016 al 2019
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