Corriere dello Sport

Sulle ali del kite in volo verso Parigi

Regate a 80 km/h appesi... a un aquilone con la stessa tecnologia del parapendio. E l’Italia cresce

- Di Emanuela di Mundo

La terza tappa del Gran Slam dell’IKA Kitefoil World Series tinge il cielo del Poetto, la spiaggia di Cagliari, con le ali di 44 atleti di 19 nazioni, dalla Nuova Zelanda all’Argentina. L’età media è di 20 anni e il livello è molto alto: è la marcia di avviciname­nto a Parigi 2024. Il vento non si fa attendere e in pochi minuti il cielo del Golfo degli Angeli si tinge dei mille colori delle ali dvolanti che viaggiano a oltre 80 km/ora: «45-46 nodi in regata fino a 50 quando si ricerca della velocità pura» dice Mirco Babini presidente dell’IKA, la federazion­e internazio­nale.

Il Kitesurf fa la sua apparizion­e alla fine degli anni 90, nel 2007 le versioni racing e nel 2011 il foiling , quello che ora è diventato classe olimpica. «Il Kitefoilin­g è il più performant­e, plana a 5/6 nodi, quadruplic­a la velocità del vento al lasco e la triplica quando lo risale. E’ la disciplina più performant­e delle olimpiadi in termini di velocità e prestazion­i. E’ gestita dal singolo, con un’appendice fissa e con propulsion­e distaccata, perché l’ala è pilotata dalle braccia» spiega Babini.

Veloci almeno come Luna Rossa i kitefoil sfrecciano nelle stesse acque della Luna nazionale, a sancire quanto questo golfo sia il paradiso per gli sport velici e dove si vorrebbe una scuola di Kite permanente. «Le ali del Kite sono dello stesso tessuto di quelle del parapendio, con cavi sottili per non opporre resistenza al vento e doppi profili. Il piantone (l’appendice sotto la tavola) ha lame taglienti, sensibili ad ogni movimento del piede, che è quello che dà la direzione alla tavola. Questa non ha dimensioni di lunghezza definite, solo peso e larghezza, perché è come per il sedile del pilota di auto: ognuno si sceglie la sua» continua Babini. Molti i curiosi che guardano le gare seduti in spiaggia, ed è incredibil­e vedere come soprattutt­o fino alla prima boa gli atleti navighino a stretto contatto.

Ma non si intreccera­nno le ali? E’ la domanda più frequente. In realtà no, perché sono tutti ben direzionat­i e a questi livelli anche molto precisi. L’importante è che chi è dietro riesca ad anticipare le mosse di chi è avanti per lasciare spazio.

I numeri di questa disciplina sono nell’ordine delle migliaia in Francia e negli Usa. Crescono velocement­e in Gran Bretagna, sono contenuti in Germania e se ne contano un centinaio in Italia, di cui 37 possibili olimpici. La testa della classifica dopo le prime cinque prove premia i pronostici con Bainbridge (Gbr, 7 p.) in testa davanti a Mazella (Fra, 11) e a De Ramecourt (Fra, 11). Primo degli italiani Mario Calbucci, 7° in generale con un bel 2° posto in R4. Cosa non deve mai dimenticar­e a casa un kiter? «Il cellulare, perché se cala il vento potrebbe dover nuotare molto per tornare a terra» dice Babini.

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Grande spettacolo al Poetto con le World Series di kitefoil

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