Corriere dello Sport

«La mia Inter non può permetters­i certi cali»

Inzaghi: «La prestazion­e c’è stata ma una squadra come la nostra deve gestire meglio e chiuderla»

- Di Pietro Guadagno

Una giornata che è stata come un frullatore di emozioni. Il problema, per Inzaghi, è che è finita nel peggiore dei modi. La sconfitta, infatti, è un boccone amaro da buttare giù, che non può essere cancellato dagli applausi dell'Olimpico. Il tecnico nerazzurro, però, ha l’onestà di non prendersel­a per quel pallone non messo fuori dalla Lazio e da cui, poi, è nato il del sorpasso. Il suo dito, invece, è puntato sull’incapacità della sua squadra di capitalizz­are una superiorit­à che a inizio ripresa, fino al pari di Immobile, era parsa netta. «Non si può perdere una gara del genere - sottolinea -. E’ stata la migliore delle ultime uscite. E una squadra come la nostra, in vantaggio per 1-0, deve fare il secondo gol, ammazzare la partita e portare a casa i 3 punti». Invece, «abbiamo gestito male certe situazioni, sbagliando l’ultimo passaggio o la rifinitura».

NON DOVEVA ACCADERE. Tutto è crollato sul raddoppio di Felipe Anderson, che ha incendiato gli animi e il finale di partita. «Io non mi soffermere­i tanto su questo episodio. E’ vero che è stato strano, visto che abbiamo preso gol proprio nella zona in cui c’era un nostro giocatore a terra. Ovviamente è stato decisivo, ma può capitare che l’arbitro non interrompa il gioco. Ha il dovere di farlo solo se c’è stato un colpo alla testa. E gli avversari possono non mettere fuori il pallone, anche se nel primo tempio era accaduto il contrario. L’Inter ha continuato a giocare? Ma Lautaro non poteva vedere Dimarco, che era alle sue spalle». E l’ulteriore colpa dei nerazzurri è aver perso la testa, compromett­endo la possibilit­à di strappare comunque il pareggio. «Non deve succedere: dovevamo restare concentrat­i nonostante gli eventi - insiste Inzaghi -. Sul terzo gol nessuno è scappato indietro e Milinkovic era tutto solo. Peccato, perché c’era il margine per recuperare. Ci sono state tante conclusion­i, tiri respinti o ribattute. Qualcosa poteva ancora accadere…».

DUE GIORNI DI ANALISI. E’ una sconfitta che fa male, perché, al di là di tutto, complica anche la corsa in campionato. «Fa male, ma è una battuta di arresto per il risultato, non per la prestazion­e. Resta il fatto però che dovevo fare due giorni di analisi. Una squadra come la nostra non può concedere un rigore del genere su calcio d’angolo». E proprio in quel frangente il match è girato. «La Lazio è una squadra di valore e di qualità. Mi ero raccomanda­to dopo l’intervallo di fare attenzione e di mantenere il controllo. Il pericolo era che un episodio li facesse rientrare in partita. Ed è andata proprio così. Per 60’ avevamo rischiato poco o nulla, tenendo il campo come meglio non si poteva. Mentre dopo l’11 sono tornati a pressare. A quel punto poteva succedere di tutto».

«Il gol di Felipe? Non mi soffermere­i sull’episodio: può accadere»

QUELLO CHE SOGNAVO. Tornando al frullatore, Inzaghi difficilme­nte potrà dimenticar­e l’accoglienz­a che gli hanno riservato i tifosi della Lazio. «E’ stata una grandissim­a emozione: un momento bellissimo, esattament­e quello che sognavo. Diciamo che sono stati 4-5’ molto intensi. Poi, dopo il fischio d’inizio ho fatto il profession­ista, cercando di dare il 100% per la mia squadra. Dispiace perché la giornata è finita malissimo. Ma ora guardiamo avanti: martedì dobbiamo battere lo Sheriff».

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BARTOLETTI, GETTY Il saluto di Simone Inzaghi (45 anni) sotto la Curva Nord e a sinistra il saluto iniziale con Sarri, che ha preso il suo posto

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