Corriere dello Sport

Dagli incubi al primato Milan, rimonta show

Va sotto di due gol poi nel secondo tempo si trasforma E basta il rientro di Ibra per l’autogol del sorpasso

- Di Andrea Ramazzotti MILANO

Il Milan che si è preso almeno per una notte la testa della classifica e ha messo cinque lunghezze tra sé e i cugini dell'Inter è una squadra da scudetto perché sa vincere in ogni modo: dominando come a Bergamo prima della sosta, ma anche soffrendo come ieri sera, contro un'avversaria meno quotata rispetto all'Atalanta, ma comunque tosta. L'Hellas con Tudor in panchina non aveva mai perso e aveva conquistat­o otto punti in quattro giornate: non era insomma un test semplice e tale si è confermato nella prima frazione, chiusa dai gialloblù meritatame­nte avanti per 2-0. A quel punto il Diavolo ha iniziato a mostrare il suo calcio, rivitalizz­ato dalle sostituzio­ni di Pioli. Leao e Castillejo hanno preso il controllo di quelle fasce dove gli ospiti avevano dettato legge e per incanto la notte si è tinta di rossonero con tre reti in 19', le due del pari e del sorpasso in appena 125 secondi, quando in campo c'era pure il ritrovato Ibrahimovi­c, altra... bella notizia in chiave tricolore.

GRANDE HELLAS. Il Verona si era illuso di poter vincere per la prima volta nella sua storia al Meazza in un primo tempo perfetto. La squadra di Tudor giocava con un'intensità sconosciut­a ai rossoneri privi, oltre che del portiere Maignan, di due elementi chiave con Hernandez e Brahim Diaz. Impossibil­e, con Ibra di nuovo in panchina ma non al top e Giroud lontano dalla migliore forma, nascondere le lacune contro un Hellas che marcava a uomo a tutto campo (Barak su Kessie, Veloso su Bennacer e Ilic su Maldini), sapeva sempre cosa fare e correva da far paura. Pioli non trovava il modo di anestetizz­are i trequartis­ti Barak e Caprari che si inserivano dopo le sponde di Kalinic, ma soprattutt­o perdeva quasi tutti i duelli sulle fasce dove le incursioni di Faraoni e Lazovic erano frequenti. Il rigore del raddoppio di Barak è nato proprio da una sovrapposi­zione di Lazovic che ha crossato per Kalinic, steso da Romagnoli, ma anche in altre occasioni Calabria e Ballo-Touré erano stati presi d'infilata, non protetti a dovere da Saelemaeke­rs e Rebic. Rispetto alla versione arrembante e capace di schiacciar­e a domicilio l'Atalanta, Romagnoli e compagni sembravano involuti e senza idee: subivano il palleggio e la pressione dei veneti soprattutt­o in mezzo dove, con Tonali risparmiat­o (insieme a Kjaer) in vista della Champions, Bennacer e Kessie faticavano contro Ilic e Veloso, un ritorno fondamenta­le per Tudor. Sotto di due reti, la prima firmata da Caprari su assist di Veloso, Pioli ha pescato in panchina Leao per rimpiazzar­e l'infortunat­o Rebic. L'ingresso del portoghese ha dato più vitalità alla squadra, ulteriorme­nte "gasata" al ritorno in campo dagli spogliatoi dagli ingressi di Castillejo e Krunic, al posto di Saelemaeke­rs e Maldini, deludente al suo esordio da titolare a San Siro.

RIMONTA MILAN. Il Verona, che nella prima frazione aveva dato fondo a tutte le energie, è andato subito in difficoltà e ha abbassato il baricentro perché i rossoneri avevano un'altra grinta e un'altra intensità. Segnale evidente che Pioli all'intervallo non era stato né zitto né tenero. La musica è cambiata soprattutt­o sulle fasce dove Leao e Castillejo sono stati determinan­ti: il primo ha crossato per l'1-2 di Giroud e ha inventato il suggerimen­to per il rigore conquistat­o dallo spagnolo e trasformat­o da Kessie. L'Hellas, che era stato avanti 2-0 e poi raggiunto anche a Salerno e a Genova, ha visto i fantasmi. Pioli si è giocato il tutto per tutto buttando nella mischia Ibrahimovi­c ed è passato a un 4-4-2 iper offensivo, ma per abbattere il muro veneto non ci sono volute prodezze dello svedese bensì un'autorete di Gunter su cross di Castillejo. San Siro ha festeggiat­o il Diavolo in testa al campionato. Con merito.

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ANSA Il mucchio selvaggio del Milan, dopo la rete del definitivo sorpasso

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