Lazio, segnali di svolta Sarri ha trovato la strada
Era un bivio dopo il ko di Bologna e i confronti all’interno di Formello Il successo in rimonta sull’Inter ha rimesso a posto la classifica e permette al tecnico di tornare a lavorare con serenità Niente sconti per nessuno ed è arrivata la risposta dello
Segnali di svolta, come e più del derby con la Roma. Sarri e la Lazio si sono rialzati nella notte più complicata: il rischio di entrare in una crisi profonda, proprio di fronte al vecchio amico Inzaghi, era concreto. La partita con l’Inter non pesava solo per la classifica, ma poteva mettere in discussione l’intero progetto, la fiducia dello spogliatoio, l’idea di percorrere il sentiero giusto e adeguato per una squadra abituata da anni a giocare in un altro modo, ad aspettare e non pressare, a tenere la linea difensiva più a ridosso della propria area, a respirare e non rincorrere, alternando il fraseggio dei centrocampisti al contropiede senza dover per forza alzare l’intensità e il ritmo.
SIGNIFICATO. L’Olimpico ha dato due risposte precise a Sarri: il gruppo ha reagito e ha ritrovato compattezza. Spirito di sacrificio, tutti votati al combattimento, attenzione alta. E poi progressi nel gioco, sottolineati dalle cifre e dalle sensazioni. Già, perché la Lazio ancor prima di pareggiare con Immobile e poi prendersi la partita con il contropiede di Felipe Anderson e il colpo di testa di Milinkovic aveva tenuto bene il campo nei primi 65 minuti, evitando il raddoppio che avrebbe chiuso i conti. Tracce di sarrismo nella capacità di girare palla con precisione e mettere pressione con una linea difensiva energica, pronta a uscire, come hanno dimostrato Luiz Felipe e Patric, dominanti nonostante la differenza di stazza con Dzeko, ai margini del gioco.
FIDUCIA. L’aspetto emotivo era fondamentale e conta ancora di più rispetto a quello tattico. Perché un processo di cambiamento presuppone la condivisione del gruppo. Un nuovo sistema di gioco funziona se tutti ci credono, se ogni giocatore è convinto che possa portare dei vantaggi, se non ci sono voci contrarie, caratteri indolenti o conservatori, poco disposti alla rivoluzione. Sarri, dopo il chiarimento di Bologna, è stato esplicito. «Se ne esce con il lavoro come unica soluzione. Senza concessioni per nessuno, aldilà del nome che porta o dell’importanza all’interno dello spogliatoio». Sul tema della mentalità e dei black out, evocato al Dall’Ara, è stato meno critico. «Dipende dall’intero ambiente. E’ un gruppo che tende, soprattutto quando le cose vanno bene, ad andare in superficialità». Serviranno conferme, la capacità di resettare e giocare ogni tre giorni, a partire da Verona e dal rendimento in trasferta. Dentro lo spogliatoio, un aspetto di Sarri ha colpito i giocatori: tratta tutti allo stesso modo e se deve rimproverare per un movimento o una scelta sbagliata durante l’allenamento lo fa davanti a tutti, i big come le comparse. Non parla molto, se non attraverso i colloqui individuali. Esige, pretende. E’ un insegnante di calcio. Le regole sono uguali per tutti. Non ci sono differenze, anche se poi è anche più selettivo nelle scelte di formazione rispetto a Inzaghi.
PRECISIONE. Predica un calcio di mansioni, si difende in modo collettivo, i carichi di lavoro e di fatica sono gli stessi per tutti e dieci i giocatori di movimento. Così si livellano i valori, ma si aumenta il senso di squadra e si neutralizza la palla. Luis Alberto e Milinkovic, tanto per citare i due centrocampisti di maggior classe, devono faticare come gli altri. Lo spagnolo (ieri fermo per un fastidio al ginocchio) era in panchina con l’Inter, ma è entrato bene, con gli stimoli giusti, nella ripresa. Per Sarri i suoi dati dicono che può crescere a livello aerobico. Milinkovic ha avuto la forza, alla fine, per andare a saltare e segnare di testa. La Lazio nel primo tempo aveva un baricentro alto 53,7 metri contro i 45,9 dell’Inter, che sfruttava l’ampiezza con i cambi di gioco. Funzionava la fase di contrasto: 45 recuperi contro 29 e questo spiega la scelta iniziale di Basic con l’idea di ritrovare solidità, rispondendo ai corazzieri nerazzurri. Ben 519 passaggi riusciti contro 437 e un’altissima precisione di palleggio (92%). La Lazio ha cominciato a giocare bene a calcio: tracce di sarrismo.
Precisione altissima nel palleggio: 92% Servono conferme a partire da Verona