Corriere dello Sport

NAPOLI E OSIMHEN SEMPRE PIÙ IN ALTO

Per stendere il Toro, Victor ha ripetuto la prodezza realizzata a Leicester: un colpo di testa, a oltre due metri e mezzo dal suolo, preciso e micidiale

- Di Antonio Giordano NAPOLI ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per restare l’unica squadra sempre vincente nei top campionati d’Europa, è servito un super balzo

Sembra persino folle perdersi dietro ad inopportun­o accostamen­to tra Victor Osimhen e Cristiano Ronaldo eppure c’è una foto che consente di spingersi oltre le apparenze (?), di provare a distrarsi dinnanzi alla bacheca di CR7, di lasciare che restino nella teca gli scudetti, le Champions e persino i cinque palloni d’oro, di sorvolare sulle statistich­e e su quelle 679 reti ma di focalizzar­e lo sguardo su quei quattro centimetri: ma cosa volete che siano rispetto all’immensità d’un fuoriclass­e e di un pretendent­e all’eredità al trono di principe del gol? In quel nulla in cui ci si smarrisce, restando incantanti ad osservare l’immagine che proietta Osimhen tra gli dei del calcio moderno, la differenza è racchiusa in un paio di pollici (certo, poi dipende dalla dita), nella solennità d’un gesto tecnico che va oltre la banalità del ruolo e si trasforma in capolavoro atletico, in quell’atletismo che sa di NBA, induce - ma con rispetto - ad invocare LeBron

James o «Air» Michael Jordan.

THE FIRST DANCE. Ma qui siamo dentro a un calcio nuovo, di uomini che sfidano le leggi di gravità, perché ormai siamo alla seconda autentica «perla» che Osimhen esibisce per costringer­e (stavolta) il «Maradona» a stropiccia­rsi gli occhi: tutto il resto, le accelerazi­oni impavide e devastanti, le volée dopo settanta metri di corse e sterzate, le girate pure esaltanti, non sublimano il suo calpartite cio impregnato di quella ingordigia che può essere alimentata dinnanzi ad un gioiello del genere. «È il gol più importante della mia carriera». E non solo perché è servito per spaccare una partita - quella con il Torino - diventata «carogna», per prendersi tre punti e starsene comodament­e primo in classifica, lasciando al Milan il rimpianto di aver vissuto un’illusione e all’Inter, la prima delle terze, la consapevol­ezza che già si è fatta dura, sette punti persi in otto rappresent­ano un segnale preoccupan­te e una falla da colmare in fretta.

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SALTO IN ALTO. Victor Osimhen è

arrivato a 2 metri e 52 centimetri, per dimostrare a se stesso e anche a chi osserva non proprio dal buco della serratura le prodezze d’un fenomeno ormai paranormal­e, che al Leicester City Stadium, il 16 settembre, quel gesto finì per aprire una mini-serie calcistica; e Cristiano Ronaldo, che contro la Sampdoria riuscì a ipnotizzar­e i cameramen e i fotografi, senza la necessità di adagiarsi sulla immensa bacheca del salotto di casa, s’inerpicò sino a 2 metri e 56.

4 CM, 4 ANNI. E a pensarci bene, la vita è un inestricab­ile labirinto, peraltro misterioso, dal quale si può evadere, anche gioiosamen­te: quattro anni fa, prima di mettersi in viaggio per l’Europa, lasciando il caos di Lagos, le bottiglie di minerale vendute ai semafori e il dolore che il destino gli aveva riservato, Victor Osimhen inseguiva sempliceme­nte la normalità che gli era stata negata e silenziosa­mente un sogno da realizzare: «Ho laluti vorato duro, ho fatto vari mestieri, ho pulito le grondaie. Ringrazio Dio, però, perché le difficoltà mi hanno aiutato nel corso della vita. Io volevo diventare profession­ista vedendo i miei idoli Drogba e Mikel». E non avrebbe mai sospettato che sarebbe arrivato rapidament­e a quattro centimetri da Cristiano Ronaldo, come un Michael Jordan o un LeBron James del calcio. C’è posto nella Storia.

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Lo stacco imperioso di Victor Osimhen attaccante azzurro
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