NAPOLI E OSIMHEN SEMPRE PIÙ IN ALTO
Per stendere il Toro, Victor ha ripetuto la prodezza realizzata a Leicester: un colpo di testa, a oltre due metri e mezzo dal suolo, preciso e micidiale
Per restare l’unica squadra sempre vincente nei top campionati d’Europa, è servito un super balzo
Sembra persino folle perdersi dietro ad inopportuno accostamento tra Victor Osimhen e Cristiano Ronaldo eppure c’è una foto che consente di spingersi oltre le apparenze (?), di provare a distrarsi dinnanzi alla bacheca di CR7, di lasciare che restino nella teca gli scudetti, le Champions e persino i cinque palloni d’oro, di sorvolare sulle statistiche e su quelle 679 reti ma di focalizzare lo sguardo su quei quattro centimetri: ma cosa volete che siano rispetto all’immensità d’un fuoriclasse e di un pretendente all’eredità al trono di principe del gol? In quel nulla in cui ci si smarrisce, restando incantanti ad osservare l’immagine che proietta Osimhen tra gli dei del calcio moderno, la differenza è racchiusa in un paio di pollici (certo, poi dipende dalla dita), nella solennità d’un gesto tecnico che va oltre la banalità del ruolo e si trasforma in capolavoro atletico, in quell’atletismo che sa di NBA, induce - ma con rispetto - ad invocare LeBron
James o «Air» Michael Jordan.
THE FIRST DANCE. Ma qui siamo dentro a un calcio nuovo, di uomini che sfidano le leggi di gravità, perché ormai siamo alla seconda autentica «perla» che Osimhen esibisce per costringere (stavolta) il «Maradona» a stropicciarsi gli occhi: tutto il resto, le accelerazioni impavide e devastanti, le volée dopo settanta metri di corse e sterzate, le girate pure esaltanti, non sublimano il suo calpartite cio impregnato di quella ingordigia che può essere alimentata dinnanzi ad un gioiello del genere. «È il gol più importante della mia carriera». E non solo perché è servito per spaccare una partita - quella con il Torino - diventata «carogna», per prendersi tre punti e starsene comodamente primo in classifica, lasciando al Milan il rimpianto di aver vissuto un’illusione e all’Inter, la prima delle terze, la consapevolezza che già si è fatta dura, sette punti persi in otto rappresentano un segnale preoccupante e una falla da colmare in fretta.
Ottavo gol stagionale per il nigeriano: «È la mia rete più importante»
Ottavo successo di fila e domenica c’è la sfida contro Mou all’Olimpico
SALTO IN ALTO. Victor Osimhen è
arrivato a 2 metri e 52 centimetri, per dimostrare a se stesso e anche a chi osserva non proprio dal buco della serratura le prodezze d’un fenomeno ormai paranormale, che al Leicester City Stadium, il 16 settembre, quel gesto finì per aprire una mini-serie calcistica; e Cristiano Ronaldo, che contro la Sampdoria riuscì a ipnotizzare i cameramen e i fotografi, senza la necessità di adagiarsi sulla immensa bacheca del salotto di casa, s’inerpicò sino a 2 metri e 56.
4 CM, 4 ANNI. E a pensarci bene, la vita è un inestricabile labirinto, peraltro misterioso, dal quale si può evadere, anche gioiosamente: quattro anni fa, prima di mettersi in viaggio per l’Europa, lasciando il caos di Lagos, le bottiglie di minerale vendute ai semafori e il dolore che il destino gli aveva riservato, Victor Osimhen inseguiva semplicemente la normalità che gli era stata negata e silenziosamente un sogno da realizzare: «Ho laluti vorato duro, ho fatto vari mestieri, ho pulito le grondaie. Ringrazio Dio, però, perché le difficoltà mi hanno aiutato nel corso della vita. Io volevo diventare professionista vedendo i miei idoli Drogba e Mikel». E non avrebbe mai sospettato che sarebbe arrivato rapidamente a quattro centimetri da Cristiano Ronaldo, come un Michael Jordan o un LeBron James del calcio. C’è posto nella Storia.