Corriere dello Sport

Liberatore: Il mio volo libero ma non si è mai campioni da soli

Nazionale di pattinaggi­o artistico a rotelle, è anche mondiale juniores

- Di Luvi

Abbiamo fatto una chiacchier­ata di quasi un’ora con Alessandro Liberatore, atleta della Nazionale Italiana di pattinaggi­o artistico a rotelle e Campione Mondiale nella categoria Juniores. Da poco ha vinto una medaglia di bronzo ai Mondiali Senior in Paraguay!

Cosa ti è passato per la testa quando hai capito che eri arrivato terzo?

«È stato assurdo! Qualcuno mi ha detto “Ah, ma tanto hai già vinto il Mondiale Junior…”, non è la stessa cosa. Un oro è figo ma questo è diverso: sei nella massima categoria, dove sono tutti bravi, e anche se mi immaginavo di essere andato bene finché non ho visto il punteggio non avevo veramente capito di avercela fatta!».

La Nazionale Italiana a questi Mondiali è stata quella più medagliata in assoluto, ma il pattinaggi­o artistico a rotelle ancora non è considerat­o sport olimpico. A te questa cosa pesa tanto?

«Tocchi un tasto dolente. Io non ho mai sognato il Mondiale, fin da piccolo ho sempre sognato l’Olimpiade. I fattori per cui non siamo uno sport olimpico ci sono, un po’ secondo me è il fatto che non c’è molta omogeneità tra le Nazioni. Nel pattinaggi­o sul ghiaccio vincono sempre

Bronzo agli ultimi Mondiali senior «Fin da bambino ho sognato l’Olimpiade, ma questo sport non c’è. Un giorno vorrei diventare allenatore. Grazie a tutti quelli che mi sostengono e alla mia famiglia» sportivi di nazionalit­à diversa, qui sempre Italia o Spagna. Poi rispetto al ghiaccio il livello è un po’ più basso, lì anche quello che arriva ultimo è un mostro, da noi invece c’è ancora molto dislivello».

C’è ancora nel 2021 chi dice che il pattinaggi­o è uno sport da ragazze?

«No! Il pattinaggi­o non è uno sport da femmine, lo possono fare tutti. È uno sport a 360° e chi dice che è solo da ragazze lo fa perché secondo me sa che non ne sarebbe in grado. Sicurament­e viene praticato da più ragazze, ma la differenza si vede soprattutt­o nelle categorie minori».

Sapere già da piccoli cosa fare da grandi è difficilis­simo, ma per gli atleti non sembra essere così: alcuni a 11 anni hanno già capito che vogliono vivere di sport. Per te è stato così?

«Da una parte lo sport a questo livello ti toglie tutto. Tu gli dai tutto, ma ti viene tolta la normalità che un ragazzo vorrebbe avere da adolescent­e. Alla fine ai Mondiali ci arrivi e ti senti appagato, ma fuori dal pattinaggi­o non vivi. È uno stile di vita a cui ti abitui crescendo e se ti innamori follemente non è un peso. Purtroppo per il pattinaggi­o su rotelle è difficile vivere lavorando da atleta, a me piacerebbe moltissimo ma è raro. Però mi piace tanto anche fare l’allenatore, e mi piacerebbe diventare veramente il miglior allenatore del mondo».

Prima di salutarci, Alessandro ci ha detto una cosa importanti­ssima per chiunque voglia diventare un atleta: non si è mai campioni da soli. Dietro bisogna avere un buon team, “e io ho avuto la fortuna di avere un gruppo di persone che mi supporta e mi sopporta tanto, che devo ringraziar­e perché sono la mia famiglia acquisita: i miei allenatori Sara Locandro e Andrea Aracu. Poi non scrivere che l’ho detto ma anche la mia famiglia vera, a cui voglio molto bene”.

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FOTO RANIERO CORBELLETT­I Alessandro Liberatore (22 anni a novembre) nazionale di pattinaggi­o artistico a rotelle e campione mondiale jr

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