Masucci: Pisa, impara dagli errori
- Senza quattro nazionali (tre dei quali poi subentrati a partita quasi compromessa), privo di un elemento cardine del centrocampo (Gucher), infortunato, il Pisa è andato incontro alla prima sconfitta stagionale. L’avvio disastroso ha complicato subito la situazione: dopo poco più di un minuto la retroguardia ha incassato un’imbucata centrale. Molti si chiedono se schierare subito i nazionali e poi sostituirli una volta esaurita la loro spinta atletica e tecnica avrebbe indirizzato il confronto verso un’altra direzione. Manca la controprova e la sconfitta a posteriori non è rimediabile. «Da una battuta d’arresto si può imparare molto», ha detto con saggezza Gaetano Masucci, il più esperto della compagnia. Eppure l’arido linguaggio dei numeri indica che il Pisa non si è espresso al di sotto di altre fortunate prestazioni, ma è mancata la precisione nell’indirizzare la sfera verso la porta difesa prima da Contini e poi da Festa. E qui emerge l’importanza della presenza di Lorenzo Lucca al centro dell’attacco: il bomber ha una precisone al tiro del 58 per cento. Pesante anche l’assenza di Nagy. Per la sconfitta, il tecnico non mette sotto accusa gli impegni ravvicinati delle nazionali che interrompono il ritmo degli allenamenti collettivi dei convocati. «Allo Scida - dice - abbiamo iniziato male per tutta una serie di situazioni che si sono venute a create sul terreno di gioco. Il rigore sbagliato ha inciso sul piano psicologico: gli avversari si sono caricati e hanno raddoppiato sfruttando una deviazione fortuita di Caracciolo. Il gol di Tourè ci ha ridato speranza. Nella ripresa, abbiamo creato tanto, ma senza concretizzare». Resta il fatto che il Pisa non è stato autorevole come in altre circostanze: «Avevamo preparato la partita per partite forte come sempre - continua D’Angelo - ma non ci siamo riusciti e abbiamo pagato qualche errore di troppo in fase difensiva». Ora il Pordenone che ha appena cambiato l’allenatore. «Studieremo l’avversario per riprendere il cammino. Noi andiamo avanti partita per partita senza guardare la classifica, non vedo il motivo di cambiare filosofia».