Corriere dello Sport

Verstappen-Hamilton e l’incubo di uno “zero”

Sfida punto a punto, i motori ago della bilancia: un ritiro e il titolo va all’avversario

- Di Fulvio Solms ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non esiste più comfort zone, non c’è più alcuna possibilit­à di percepirsi in una posizione di forza, neanche a fronte di un vantaggio in classifica: più due punti per Hamilton dopo Sochi, più sei per Verstappen dopo Istanbul, margini creati per essere spazzati via dal rovescio successivo.

Una partita a scacchi tesissima e ora si entra nel tunnel dell’ansia, che rende difficile ideare ed eseguire la mossa geniale e risolutiva, e non mette al riparo dal più fesso degli errori.

Molti piloti avrebbero paura di fallire ma questo non è il caso di Lewis Hamilton e Max Verstappen, talento da altro pianeta, ego sproposita­to e nessuna intenzione di tirare indietro la gamba, come s’è largamente visto nei due fragorosi incroci di Silverston­e e Monza. Ammesso che i due siano destinati a non sbagliare nulla o a farlo in pari misura, ecco che il Mondiale potrebbe prendere la strada dell’uno o dell‘altro per fattori esterni.

MOTORE UGUALE PAURA. Indiziati numero uno: i motori. Tutto in questi giorni sembra passare da lì, dal complesso cuore ibrido delle macchine che ha già pesantemen­te condiziona­to Sochi con l’arretramen­to in coda di Verstappen, e Istanbul per la penalità di dieci posti ad Hamilton, entrambi per aver dovuto fare ricorso alla quarta unità dell’anno. Che poi Max abbia messo a frutto l’occasione come meglio non avrebbe potuto e Lewis non del tutto è altra storia, ma non fuori contesto: a ben pensarci, forse è proprio alla base di questi sei punti piccoli di scarto.

Motore uguale paura, oggi, per entrambi i team. Paura dei bibitari che la Mercedes, con l’avvento del quarto motore di Lewis, abbia avuto accesso a una superiore competitiv­ità. Paura della Stella tedesca che, passata Austin - il suo jolly nel prossimo weekend - tra Città del Messico e Interlagos la Honda sfoderi muscoli da culturista, per una ragione legata alla

lieve asfissia determinat­a dall’altura e dalle turbine leggerment­e più grandi montate dalla Honda.

Paura che il quarto motore non basti e si debba far ricorso a un quinto, con conseguent­i ulteriori penalità da scontare in griglia. Ma nel soppesare vantaggi e svantaggi entra in gioco il calcolo, e chissà che qualcuno non finisca per imboccare questa rischiosa strada dopo un puro calcolo.

Toto Wolff, che negli ultimi sette anni non è riuscito a perdere su qualsiasi tavolo abbia giocato, non si sente più così sicuro: «L’intera stagione è stata altalenant­e - ha detto - Abbiamo perso diverse opportunit­à quest’anno, ma sbagliamo insieme e vinciamo insieme (formuletta che va sempre bene, anche per Hamilton

un’ora dopo aver strapazzat­o i tecnici, ndr). Sarà una lotta serrata fino al termine della stagione e i ritiri potranno fare una grande differenza nel risultato finale». Eccolo, il babau: i ritiri.

Austin pista amica della Mercedes ma poi due circuiti favorevoli alla Honda

IL PESO DI BOTTAS. E sul piatto della bilancia c’è da mettere anche il peso dei secondi, che in questo caso sembra favorire Mercedes. Sergio Perez nonostante il successo di Baku sembra sempre un po’ perso mentre Valtteri Bottas è reduce da un “hat trick” in Turchia - pole, vittoria e giro più veloce - che gli era riuscito solo un’altra volta nella vita, GP di Abu Dhabi del 2017, allora con Lewis già campione da due GP e generosame­nte ben disposto nei suoi confronti. Un Bottas che ha ritrovato sorriso, autostima è fiducia dovrebbe - avendo appena dimostrato di cosa è capace - essere meglio disposto a fare la sua parte per aiutare il compagno.

E arriva Austin, un nuovo sequel che farà storia a sé e finirà per pesare sull’intero Mondiale.

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GETTY Lewis Hamilton, 36 anni, 100 vittorie in Formula 1

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