Processo “Last Banner”: condannati sei ultras Juve
«Non potranno più dire “la Juventus siamo noi” nel modo in cui è stato, pretendendo le cose che si pretendevano in quel modo». Con queste parole l'avvocato Luigi Chiappero, legale della Juventus, ha accolto la sentenza di primo grado del processo Last Banner. Un momento storico per tutto quel che riguarda il marcio all'interno delle curve dei club italiani, per la prima volta è stata riconosciuta l'associazione a delinquere nei confronti di un gruppo di tifoseria organizzata. Si è chiuso infatti ieri il primo grado di giudizio del processo che vedeva tra gli imputati alcuni ultrà bianconeri per tentata estorsione e violenza nei confronti della società e di altri tifosi durante la stagione 2018/2019 per non perdere benefici e agevolazioni (indagine svolta dalla Digos diretta da Carlo Ambra dopo una denuncia presentata proprio dalla Juventus). Complessivamente sono state sei le condanne emesse: la più pesante a Gerardo Mocciola, ritenuto capo dei Drughi la condanna a 4 anni e 10 mesi più l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni (la procura per lui aveva chiesto oltre 13 anni di reclusione). Condannati anche un altro componente dei Drughi come Domenico Scarano (3 anni e 3 mesi), poi Sergio Genre (2 anni e 6 mesi), Salvatore Cava (2 anni e 4 mesi), Umberto Toia (1 anno e 6 mesi) e Fiuseppe Franco (1 anno e 2 mesi). Assolti invece Fabio D'Alonzo, Vincenzo Lioi, Massimo
Toia, Luigi Valle e Corrado Vitale. La Juventus e alcuni dirigenti bianconeri che si erano costituiti parte civile hanno ottenuto il diritto a un risarcimento e a provvisionali per un totale di 53 mila euro.
L'ACCUSA. Soddisfazione da parte dell'accusa, nonostante molti capi siano stati riqualificati dai giudici da estorsione a tentativo di estorsione, questa sentenza rappresenta un momento storico nella lotta alle infiltrazioni della criminalità all'interno delle curve. Così il PM Chiara Maina ha commentato la sentenza: «Siamo soddisfatti. L'impianto accusatorio ha retto e sono state riconosciute anche le tentate estorsioni e le violenze ai danni di altri tifosi della Juventus».
LA JUVE. In casa Juve si accoglie questa sentenza come un ulteriore passo verso un rapporto virtuoso e nuovo tra i tifosi e il club non solo all'interno degli stadi. Come sottolineato dall'avvocato Chiappero: «Questa è una sentenza importante che segna un momento nuovo nei rapporti tra ultras, società e Stato. Le violenze private nei confronti di altri tifosi, l'associazione per delinquere e i vari fatti estorsivi che sono stati confermati danno un segnale diverso. Ci vuole un rapporto diverso, il tifoso deve diventare un nuovo tifoso, tutto lo stadio deve cambiare. Questo è un processo particolare, non sono i primi ultrà che vengono condannati, questa però è stata una sentenza lunga un anno, nel senso che si è voluto da parte della forza pubblica e della pubblica accusa monitorare non solo un episodio, ma tutto un periodo. E ciò ha dato questo risultato secondo me fondamentale».
Chiappero: «Segna un momento nuovo nei rapporti». E c’è anche il risarcimento