Corriere dello Sport

Ronaldo l’egoista Anzi no

Accusato di pensare solo a se stesso, è stato ancora decisivo

- Di Roberto Perrone

Ha sofferto ma poi è volato in cielo e ha completato la rimonta dei Red Devils nel “tempio” dell’Old Trafford

Il nostro accusato speciale ha quella faccia un po’ così che gli conosciamo molto bene. Strano destino quello di uno dei più grandi giocatori di pallone della storia, detentore di tanti record (l’ultimo primato: 96 presenze nei gironi di Champions League), signore dei numeri che nel suo caso non sono aridi: sono gol (138 in Champions). Eppure anche lassù, dalle parti dell’Old Trafford, il luogo dove è cresciuto, che lo accolse quando non era ancora un’azienda, una macchina da reti, un GOAT, the great of all times, il più grande di tutti i tempi, accusano Cristiano Ronaldo di egoismo, di voler stare al centro del villaggio, unica religione di stato. Tutto deve ruotare attorno a lui, a cominciare dalla scelta del tecnico che dovrebbe sostituire il traballant­e Ole Gunnar Solskjaer con la sua faccia da bambino che, quando Rushford si divora un gol, mostra un disappunto da ragazzino “tanato” a nascondino mentre se Muriel tira in porta, invece di gestire il pallone, Gian Piero “Gasperson” Gasperini per poco non smonta lo stadio.

E Ronaldo? Non bastano due gol nelle prime due di Champions e tre in cinque presenze in Premier League. Lo accusano pure qui di costringer­e tutti a lavorare per lui e basta. In questo caso di essere il responsabi­le (indiretto) dell’esclusione di Pogba, poi inserito nel secondo tempo, insieme all’altro sacrificat­o, Cavani. Ma non sembra che tutti lavorino per lui. Ad esempio Fred, nel finale del primo tempo, non gli passa una palla che CR7 avrebbe gestito meglio. Lo accusano pure di non correre più come un tempo. In Premier bisogna sempre correre e lottare, direbbe Velazquez (cfr. Roberto Vecchioni). La prima partita versus una squadra italiana è in salita, tutta a inseguire. A limitarlo c’è un tale che gli era sodale solo qualche mese fa, uno juventino come lui. L’ex vassallo Demiral gli dà una spallata e lui sorride sornione perché questo fa parte del gioco, ma quando il difensore che gli fu compagno, pure mezzo acciaccato, salta di testa su angolo e segna il 2-0 la stizza (eufemismo) è inequivoca­bile. Rivediamo le sue facce, i suoi gesti, i suoi tic, i suoi occhi sbarrati nell’incredulit­à a chiedere il rigore per una toccatina dell’esuberante turco. Via, giocare. Non è un caso che la prima grande occasione arrivi all’inizio del secondo tempo, quando Demiral è uscito. Però CR7 trova il muro-Musso che gli toglierà il piacere del gol anche in seguito. Prima conclude di destro, poi di sinistro. Manca l’ultimo pezzo del repertorio, ma la partita è ancora lunga e la rimonta si sta concretizz­ando. È il Ronaldo che ricordiamo anche in certi dettagli. Forse non è egoista come dicono ma sui calci di punizione sì, ha l’esclusiva: li tira solo lui pure qua. E anche qua li tira da tutte le parti tranne che in porta.

Ma il nostro accusato speciale dimostra che le accuse sono infondate. Obiezione vostro onore, che cosa dovrebbe fare d’altro uno come lui, uno che di mestiere fa gol? Segnare quello decisivo, quello che ribalta il risultato e completa la rimonta. Dal repertorio mancava il colpo di testa. Eccolo, il suo gancio cielo, il suo salto in alto da oro olimpico, la sua zuccata che non lascia scampo. I compagni lo abbraccian­o, il popolo esulta. E l’egoismo non c’è più, anche perché, nel pieno del recupero, chi va a spazzare l’area? Ancora lui. E così salva anche l’allenatore con il volto da bambino, lui che avrebbe sponsorizz­ato Zinedine Zidane. Lui che continua a segnare alle squadre italiane, come ha fatto nei suoi tre anni juventini, anche se veste un’altra maglia e vive in un altro Paese. Altro che egoista, è un figlio prodigo che non torna mai sui suoi passi. Imputato Ronaldo, assolto.

Numeri da mito: 96 presenze nei gironi di Champions E ieri il 138° gol

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GETTY Ronaldo (36 anni) esulta dopo il 3-2

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