Corriere dello Sport

Milan, chiamiamol­i pure alibi

A Oporto Pioli e i suoi non hanno nascosto i propri limiti ma le attenuanti non mancano Un ottobre nero tra infortuni a catena, squalifich­e ingiuste e errori arbitrali clamorosi: tutto ciò pesa

- Di Franco Ordine

Èdocumenta­to, nel calcio come nella vita: gli alibi sono le scuse dei deboli. Paolo Maldini prima e Stefano Pioli poi hanno chiuso quel file nella notte deludente di Oporto per evitare che filtrasser­o spiegazion­i accomodant­i, amarezze legittime e “gne gne” diffusi. «Non è stata una serata da Milan» ha spiegato bene l’allenatore e ripetuto, con maggiore enfasi, il suo portavoce più autorevole, Zlatan Ibrahimovi­c. A microfoni accesi lo svedese ha aggiunto un giudizio tagliente: «E’ stata delle tre di Champions la peggiore prova ma è da queste serate che si possono cogliere utili insegnamen­ti». Nessuno dei due ha tirato in ballo -che pure per adesione alla realtà andrebbe fatta- quel mancato fischio dell’arbitro tedesco sul gol dell’1 a 0 di Diaz. La spiegazion­e è molto semplice anche se poco frequentat­a dai protagonis­ti del calcio italiano: il Porto ha meritato di vincere e ha giocato meglio, molto meglio del Milan. Perciò non deve sorprender­e il rifiuto categorico di Pioli di chiamare in causa l’episodio clou della serata portoghese. Ancora più sorprenden­te è stata la sintonia perfetta, in questo senso, tra staff tecnico e gruppo squadra, segno che da mesi ormai hanno cominciato a ragionare con la stessa testa, con identico spirito.

Al ritorno in albergo, c’era un Milan mortificat­o perché avrebbero potuto e voluto regalare a Pioli un compleanno meno malinconic­o. Via gli alibi allora dalle analisi e dai ragionamen­ti ascoltati fino a notte inoltrata. Perché già in passato- dinanzi a molte e prestigios­e assenze- il Milan è stato capace di imprese che hanno cementato il gruppo e reso celebre l’inseguimen­to al secondo posto della passata stagione. Ma i fatti sono fatti. In questo ottobre nero 2021, il Milan ha perso una striscia di protagonis­ti da sbattere la testa contro il muro lasciando per strada solo un pareggio, a Torino contro la Juve. Prima l’infortunio diabolico alla mano di Maignan, il portiere francese che aveva già cancellato dal cuore e dai ricordi dei tifosi, la sagoma di Donnarumma, poi i due tamponi “positivi” di Theo Hernandez e Diaz, quindi Kessiè squalifica­to in Champions per ingiusto doppio cartellino, nel frattempo Messias fermato da insulto muscolare mentre l’artiglieri­a pesante (Giroud e Ibra) rimessi in campo, sono ancora in evidente stato di smaltiment­o degli acciacchi traditi (infiammazi­one al tendine d’Achille e lombalgia) per tacere di Krunic e Bakayoko appena rimessi in sesto e quindi con ridotto smalto.

Gli alibi non devono entrare a Milanello ma non tener conto di questa contabilit­à sarebbe un insulto alla realtà e rappresent­a un monito anche per cogliere la differenza tra Champions e campionato. In Europa non è possibile togliere il piede dall’accelerato­re, in Italia invece ti puoi concedere anche qualche strappo alla regola stilistica e puntare magari sull’abilità di uno piuttosto che sulle risorse dell’ultimo recuperato alla causa (Castillejo). Dietro facce dispiaciut­e e propositi di immediato riscatto possono tornare utili anche le notizie di giornata: Rebic (il più in forma in attacco) probabilme­nte recuperato per Bologna, Theo atteso alla verifica del tampone del decimo giorno oggi. Sarebbero già due piccoli raggi di sole.

Maignan ko proprio quando stava conquistan­do tutti nel dopo-Gigio

 ?? GETTY IMAGES ?? Il fallo non fischiato su Bennacer
GETTY IMAGES Il fallo non fischiato su Bennacer

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy