E SARRI SE LA LEGA AL DITO
Un foglio con tutte le gare delle italiane e la Serie A: il tecnico della Lazio attacca «Così l’Europa League è difficile: non penso male, ma il calendario è stato fatto con leggerezza»
Il mantra di Sarri è disegnato su un foglio colorato dove si snoda il calendario europeo delle “sette sorelle” con anticipi e posticipi della Serie A. Strani incroci, dettati anche dalle tv, porteranno la Lazio a giocare sei volte in campionato a meno di 72 ore dall’impegno in Europa League. Succederà di nuovo a Verona. Non per tutte lo stesso trattamento, osserva il tecnico di Figline Valdarno. Tasto doloroso, perché a Formello si è accorto di non poter organizzare lo stesso turnover a cui era abituato con Chelsea e Juve. «L’Europa League, senza giocare lunedì in campionato, diventa una manifestazione quasi infattibile. Il problema è relativo con l’OM perché con l’Inter abbiamo giocato sabato, ma si riproporrà nella prossima partita». Così ha approfondito. «Sette squadre italiane giocano 17 partite con meno di 72 ore di riposo. Una media di quasi due partite e mezzo. Noi siamo la squadra a cui accade sei volte. Peccato. Dentro questo discorso c’è un club che ne farà zero (l’Inter, ndi). La Lega è molto disponibile nei miei confronti e mi risponde sempre. Non pensiamo male o che ci siano strategie contro la Lazio, niente di tutto questo. Pensiamo ci sia stato un pizzico di leggerezza nel determinare il calendario: 4 a 2 lo puoi accettare, 6 a 0 meno». Qui ha piazzato la replica a Dal Pino. «Se fossi in lui, non entrerei nel discorso Premier, i cui dirigenti sono in grado di portare oltre 5 miliardi di euro. I dirigenti scelti da Dal Pino portano alla Serie A meno di un quinto. Le società inglesi mettono su rose di altro livello. Con il Chelsea potevo cambiare dieci giocatori tra campionato ed Europa League. Confronto improponibile, come tra Nba e Serie A di basket».
CONTINUITA’. Siccome vuole andare avanti, il Marsiglia impone riflessioni sofferte. La partita può orientare il girone. «Mi preoccupa tutto dell’OM, non solo Milik. Hanno tecnica, dinamismo, gamba nell’accelerazione. Esprimono un calcio difficile da affrontare. Siamo in ballo e vogliamo continuare a ballare. La partita ci può aprire un percorso o renderlo difficile». L’obbligo è crescere. Bologna non ancora digerita. «Dobbiamo dare dimostrazione di continuità. E’ stata una reazione, un bel passo in avanti. Sabato siamo stati bravi in una situazione delicata, restando in partita dopo aver preso gol. Non possiamo fare, dal punto di vista fisico, dieci partite di fila ai livelli dell’Inter. Abbiamo percorso oltre 12,2 km di media a giocatore. Tutti hanno superato i duemila metri di alta velocità. Milinkovic è andato sopra i 3 km: in trent’anni di carriera ne avevo visto uno solo e si chiama Kanté. Quel tipo di prestazione non può essere ripetuta dieci volte, ma bisogna mantenerla dal punto di vista mentale».
«Con il Marsiglia sarà dura e decisiva: vogliamo andare avanti nel torneo»
ARBITRI. Si aspettava altri provvedimenti dal giudice sportivo. Così è partito dal rosso preso a San Siro. «Penso di avere un dito minaccioso. Sono entrato in campo a fine partita con il Milan dicendo a un giocatore “non mi devi prendere per il culo perché hai 20 anni e io 60”: era un tono estremamente minaccioso e pericolo
Noi abbiamo ben 6 gare di Serie A con meno di 72 ore di riposo e un altro club neanche una Non è accettabile
Dal Pino non parli di Premier, dove portano 5 miliardi di euro ai club I suoi dirigenti meno di un quinto
Io squalificato per un dito: con l’Inter ho visto mani addosso e calci a un uomo a terra Nessun espulso
so per squalificarmi. In quei due minuti di follia con l’Inter ho visto mani addosso, calci a un uomo per terra. Si parla anche di uno sputo, ma non l’ho visto. Nessun cartellino rosso. Ha pagato invece Luiz Felipe per un gesto inopportuno ma non grave. Voleva abbracciare un amico. E’ incredibile che la partita sia finita con tutti i 22 in campo» La teoria della Lazio nel mirino l’ha respinta. «Sarebbe triste pensarlo. Voglio pensare siamo stati sfortunati. Altre cose no... Noi abbiamo gli arbitri più forti del mondo. In Premier erano nettamente inferiori, ma il rapporto con giocatori e panchina è più amichevole. Può darsi sia un discorso culturale o autodifesa. Da noi la sconfitta o l’errore sono drammi. Forse è anche colpa nostra, ma qui l’atteggiamento è diverso, spesso difficile da accettare».