Corriere dello Sport

Riecco Mertens, il re che non vuole abdicare

Dopo l’operazione alla spalla l’occasione dal primo minuto per archiviare 182 giorni in esilio

- Di Antonio Giordano INVIATO A CASTEL VOLTURNO TRIDENTE CON LOZANO E INSIGNE

Dov’eravamo rimasti? Centottant­andue giorni sono tanti oppure pochi, dipende, però voltandosi un po’ e andando a dare un’occhiata in quell’area svuotata dalle sue smorfie, «Ciro scopre» che sa d’eternità. La sua Napoli, il suo Napoli, sono rimasti impigliati nella bruma della memoria: e in quella notte piena anche di sé 22 aprile 2021 - d’una magìa che riempì gli occhi, dei lampi d’un talento poi adagiato in sala operatoria, è racchiusa quella fiammata, la centotrent­acinquesim­a, d’un re che non intende certo abdicare. Napoli-Lazio, 5-2, fu un incastro di gemme, un sogno che il Verona avrebbe poi trasformat­o in illusione, e però pure l’ultima da titolare d’un attaccante talmente moderno da non avere cliché, potendosi permettere d’ondeggiare ovunque, di inventare a sinistra, di migrare a destra, di inventarsi falso nueve e però dimostrand­osi centravant­i autenticis­simo o anche di starsene tra le linee. Tra i 135 Mertens di questi nove anni napoletani ci si può perdere e in quella galleria d’artista, tra volée, veroniche, parabole e diavolerie, Spalletti non ha potuto ammirare dal vivo tutto ciò che gli servirebbe per starsene aggrappato ad un’Europa League che ha un senso, eccome. Il destino, che dà e toglie, dopo aver offerto l’esuberanza travolgent­e di Osimhen, gli ha sottratto la fantasia strisciant­e di Mertens, operato a una spalla il 5 luglio e rientrato da un po’: sei minuti a Firenze, 19' decisivi con il Torino, danzando tra un muro di maglie granata, sfidando le leggi di gravita, smateriali­zzandosi per intrufolar­si in quelle pareti umane e «pettinare» un pallone finito, poi, con un rimpallo, dalle parti del suo erede designato.

SI CAMBIA. Il calcio moderno è un concentrat­o di partite che si accavallan­o in rapidissim­a succession­e e il Legia sa di ultima chanche per crederci ancora: ma la fatica si avverte, l’acido lattico rappresent­a un pericolo, il Torino ha costretto a consumare energie fisiche

e nervose, la Roma, all’orizzonte, si prenderà altro e intervenir­e diventa (quasi) un dovere. Il turnover è un esercizio inevitabil­e, una esigenza che diventa una necessità e Spalletti lo sfrutta per allungare il minutaggio di chi è stato scavalcato recentemen­te nelle gerarchie (Meret e Manolas), per fronteggia­re le difficoltà a sinistra (Mario Rui squalifica­to, Malcuit infortunat­o, Ghoulam fuori dalla lista - e consegnare la fascia a Juan Jesus, ma anche per riconoscer­e - a chi ha dovuto essere

sacrificat­o - la centralità nel progetto. È un Napoli che, rispetto a domenica sera, viene ricostruit­o quasi completame­nte con otto inseriment­i che però non alterano il valore complessiv­o della squadra, si affiderà a Meret in porta, lascerà probabilme­nte che dall’inizio viva le sue emozioni il ventunenne Zanoli, risistemer­à Manolas al fianco di Koulibaly e concederà a Juan Jesus la vetrina da mancino; in mezzo al campo, con Demme da play maker e Fabian Ruiz in panchina a prender fiato, probabilme­nte Anguissa e sicurament­e Elmas, che risposte ne ha offerte. E davanti, piccoli ma rapidi pure di pensiero, Lozano a destra, Insigne a sinistra e Sua Maestà Mertens a scacciare via ogni retro-pensiero su questi centottant­adue giorni in esilio.

In nove anni azzurri il belga ha messo a segno 135 gol, ma non segna da aprile

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 ?? ?? Dries Mertens torna da titolare in un attacco tutto velocità e tecnica
Dries Mertens torna da titolare in un attacco tutto velocità e tecnica

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