Inter-Juve quanti incroci per fare la storia
Allenatori, attaccanti, dirigenti: duelli e storie che infiammano novanta minuti Non ci sono soltanto gli ex come Marotta e Vidal: Allegri poteva diventare l’allenatore di Zhang e Inzaghi di Agnelli. E poi Dzeko...
Apri una porta e trovi Inter-Juventus o Juventus-Inter, secondo il calendario, in questo caso la prima. Arriva in un momento particolare, per l’una e per l’altra. Non è una sfida scudetto, troppo presto e troppa lontananza dal primo posto per entrambe, di più la Juventus che, però, è a meno tre dall’Inter e potrebbe agganciarla. Questa è una “sfida ripresa”, per l’Inter che viene dalla prima sconfitta e per la Juventus che risale da un inizio disastroso.
C’è sempre una porta e dietro c’è Inter-Juventus. Qualcuno lo battezzò il derby d’Italia, a qualcuno, modernista, non piace la definizione. In ogni caso testimonia di una presenza, di una rivalità che non muta, pur mutando gli interpreti. Inter-Juventus è una formula aritmetica di difficile soluzione. C’è sempre un’incognita. Inter-Juventus c’è sempre stata, a parte quell’anno che Madama, non certo per sua scelta, si fece una scampagnata in provincia. Dietro la prima porta, poi, ce n’è un’altra e via così in un gioco di specchi e di ricorsi che fermiamo al massimo all’ultimo decennio, senza tornare troppo indietro. Ancora “er rigo’ de Iuliano (su Ronaldo), le battute dell’avvocato Peppino Prisco, divertenti ma datate, il ricordo di quella volta (campionato 1960-61) che l’Inter schierò la Primavera per protesta e un giovanotto di nome Sandrino Mazzola si trovò a seguire Omar Sivori? Per favore, abbiamo già dato.
Sorry, preferiamo sliding doors più recenti. A esempio quella oltrepassata dai due allenatori: Max Allegri e Simone Inzaghi ora potrebbero essere avversari con le panchine scambiate. Perché a
Simone hanno pensato, e più di una volta, a Torino. Ha il profilo giusto, tattico, tecnico, comportamentale. Mai fuori posto, nel vestire e nel parlare. Elegante naturale. E di sicuro Allegri ha sfiorato l’Inter più di una volta, l’ultima proprio a maggio quando si stava per ripetere il più clamoroso dei deja vu: VotAntonio che lascia perché decide, davanti alla prospettiva di un ridimensionamento, che il ciclo appena cominciato è già finito; Max che gli subentra, per vedere l’effetto che fa (il ciclo) con un nuovo capitano in coperta. Come alla Juventus nel 2014. Ma alla fine Max invece di ripetere la storia a Milano, ha deciso di riprenderla a Torino - rifiutando pure la chiamata più vantaggiosa economicamente del Real Madrid, e comunque, fosse stata la stessa, parliamo di un’offerta della Casa Blanca - e Simone Inzaghi ha trovato casa (in centro) a Milano. Qui ha trovato Arturo Vidal che a Torino è stato l’uomo forte di Antonio Conte ma a Milano nell’anno sociale 2020-2021 è stato meno forte, lui che con VotAntonio alla Juve era stato il capocannoniere per due anni di fila. Di gol, ne ha fatto solo uno, però, guarda oltre la porta scorrevole, è stato importante perché lo ha segnato proprio alla Juventus.
All’Inter si è riformata la coppia bianconera Marotta-Conte che a casa Agnelli era un trio perché c’era anche Fabio Paratici. Ed è stata una bella sfida nella sfida, tra il discepolo e l’antico maestro che erano fratelli e poi sono diventati coltelli. Lo sarebbero stati anche su altre posizioni, ma Inter e Juventus alzano sempre la temperatura. Attacchi e parate. Paratici ha corteggiato Wanda Nara per arrivare a Mauro Icardi (ahi, le porte dell’amore che viene e che va), poi si è lanciato nel tentativo di sottrarre Lukaku all’ex sodale, nell’estate del 2019, con l’affare bloccato dalla renitenza al trasferimento di Paulo Dybala che era un oggetto di mercato e ora è il soggetto più atteso da Madama sulla via della rimonta e potrebbe essere convocato per la trasferta milanese. E, non tanto tempo fa, mettemmo nero su bianco che un incrocio sulla A4, Dybala che va, Icardi che viene, era possibile. Domenica un ex mancato sarà Edin Dzeko che in estate stava per passare alla Juventus (lo stesso nel 2020, dopo l’affaire Suarez) ma poi la faccenda non andò a buon fine. Per colpa di Ronaldo. Lo ha fatto intendere il capitano Giorgio Chiellini (a Dazn): «Sarebbe stato meglio se fosse andato via prima». Eh già. CR7 ha traslocato a porte (del mercato) quasi chiuse. Così la sliding door di Dzeko ha detto Inter. E potremmo aprirne altre, ma in fondo Inter-Juventus si racconta da sola, ogni volta. Basta mettersi comodi.