Mourinho: «Colpa mia ma ci manca la qualità»
Dopo la peggiore sconfitta in carriera, il tecnico incenerisce la Roma B «La squadra che ha iniziato la partita è più debole del Bodo: la società sa cosa penso»
Non è solo una sconfitta. E’ un crollo talmente rumoroso che esce dal contesto della piccola Conference League per infilarsi nei più bui anfratti della storia. Per la Roma, che conosceva le sconfitte per 6-1 contro avversari di ben altro livello, e soprattutto per Josè Mourinho, che mai nelle precedenti 1.007 panchine da allenatore aveva incassato 6 gol tutti insieme. C’erano quasi 400 tifosi al seguito della squadra, nel circolo polare artico. E davvero non meritavano una serata così avvilente per atteggiamento, motivazioni, concentrazione.
CHE BOTTA. Il Bodo/Glimt, ranking Uefa numero 218, ha banchettato sulla Roma inerte e inerme che aveva già la testa al Napoli. E che Mourinho, con la logica rinuncia ai titolari e la considerazione preventiva di «una certa tranquillità per la qualificazione», ha reso ancora più fragile. Quando perdi in questo modo non ci sono alibi: rosa, meteo, campo. C’è solo da trovare in fretta un modo per perdonarsi. Mourinho a parole si prende le colpe ma nei fatti scarica le sue riserve esprimendo un concetto paradossale: «La spiegazione di questa partita è semplice. La squadra che ha cominciato la partita viene battuta da un avversario che ha più qualità». Il Bodo/Glimt, sì, avete letto bene.
Più forte di Villar, Borja Mayoral, El Shaarawy, Carles Perez, Kumbulla e via discorrendo: «La responsabilità è mia. Sono io che ho deciso di giocare con questa formazione. Mi dispiace per i tifosi, non ho parole per loro. Avevo una buona intenzione, doppia: dare una possibilità a chi lavora tanto e gioca poco e in più far riposare gente è stanca dopo tante partite. In queste condizioni meteo e su un campo sintetico sarebbe stato troppo rischioso non cambiare».
ALLINEATI? Giusto pochi prima del via, Tiago Pinto si era indispettito quando a Sky gli chiedevano conto delle garbate rimostranze dell’allenatore sul livello della rosa. Come se fossero i giornalisti a stuzzicare una polemica interna. Chissà cosa avrà pensato, Tiago Pinto, dopo aver ascoltato le parole di Mourinho a fine partita: «Il lato positivo di questa sconfitta, che è storica, è che nessuno mi chiederà più per
ché faccio giocare sempre gli stessi in campionato. Se potessi giocare sempre con gli stessi lo farei anche in Conference. Perché c’è una differenza grande tra il primo gruppo e il secondo. Ma non si può». Potrebbe fermarsi qui e invece va oltre: «So che alcuni dei nostri giocatori hanno dei limiti. E lo sanno anche loro, perché ai ragazzi ho parlato con onestà. E’ un problema di qualità, non di mentalità. Una cosa sono i primi 12/13 giocatori, una cosa sono gli altri. Eppure in un girone come questo, con 6 punti in classifica, ho preferito giocare così. Mi aspettavo di meglio, forse ho sopravvalutato qualcuno, ma
non si può ignorare quello che ho già detto internamente». Si riferisce alla società e alla proprietà, che proveranno a rinforzare l’organico nel mercato di gennaio: «Ma non porterò fuori da Trigoria le cose che devono restare private» assicura, dopo aver distribuito bordate.
«C’è differenza tra i primi 12/13 e gli altri... Solbakken sembrava una moto»
CONSEGUENZE. La trasferta norvegese non lascia scorie sulla classifica, perché la Roma ha ancora buone possibilità di vincere il girone, ma può pesare sulla squadra in termini psicologici: «Sicuramente certe sconfitte sono pesanti da digerire. Ma siamo una bella famiglia, forte ed empatica. La nostra squadra principale, se posso definirla così, sta giocando bene, con la giusta mentalità, e domenica proverà a battere il Napoli. Quanto alla coppa, Mancini e Viña aspettano Solbakken al ritorno: qui sembrava che corresse in Moto Gp e noi in bicicletta».