Viola: Bologna la mia occasione
Il tempo è arrivato. Il suo, finalmente. Ci crede così tanto Nicolas Viola che glielo leggi negli occhi. «In questi ultimi mesi mi sono allenato da solo con un personal trainer. Non è stato facile. Sto bene, ma per tornare al massimo ci vorrà un po’ di tempo». Ci vorranno ancora dieci giorni per vederlo su livelli standard. Per ora i dati parlano di 40-45% in meno di prestazioni rispetto agli altri. Tutto normale, Viola era fermo da mesi. L’unica certezza è che «questa è un’opportunità, un punto di partenza». Bologna come occasione, come slancio, come vero punto culminante nella carriera di Viola. Di lui dicevano un gran bene: enfant prodige a vent’anni, poi il Pirlo della B, poi l’uomo dei guizzi. A 32 anni questo ragazzo educato e tatuato ha la sua chance.
Nella vita di Viola sono passate delusioni e attimi scintillanti. Come quel gol di tacco che aveva fatto proprio al Bologna, al Dall’Ara, lo scorso febbraio (Viola giocava nel Benevento, finì 1-1): «Arrivavo da un momento piuttosto travagliato, quel gol mi permise di ritrovare fiducia, ritmo e continuità». Viola studia psicologia (un anno alla laurea più o meno, 7 esami), ha pensato a sé, ha lavorato su se stesso. Vede il gioco, ma ha fatto
DELUSIONI E SODDISFAZIONI.
tutti i ruoli del centrocampo. Con Mihajlovic si stanno studiando. «E’ un tipo molto schietto e diretto e questi sono i rapporti che preferisco. Le punizioni? Credo di essere arrivato nel posto giusto, mi può insegnare tantissimo». Difficilmente lo vedremo con il Milan. La sua storia parla di destino, di segni, anche di ferite. Sul viso ha tre tatuaggi. Uno dice «unwanted», non cercato. Aveva quattro anni, giocava per strada ed ebbe un incidente. Sulla cicatrice ha inciso «non cercato, come un segno del destino». Il futuro è suo. «Credo in me stesso e ho la maturità giusta per capire cosa voglio».