Corriere dello Sport

Fusco porta Napoli contro gli All Blacks

Il mediano delle Zebre tra i giovani azzurri di Crowley Alessandro è la terza generazion­e di una grande dinastia ovale «Ora vorrei scrivere la mia storia»

- Di Christian Marchetti

La domanda, ce ne rendiamo conto, è banale: «Poniamo il caso esordisse in Nazionale maggiore proprio il 6 novembre all’Olimpico contro gli All Blacks, come immagina quel giorno?» La risposta è invece sorprenden­temente saggia, non foss’altro perché pronunciat­a da un ragazzo che giovedì prossimo soffierà su 22 candeline: «Ogniqualvo­lta entro in campo, è come se ritrovassi i miei amici di giù, a Napoli. Tengo a bada le emozioni. E comunque il silenzio non mi è mai piaciuto; preferisco una chiacchier­a, magari una risata. Stiamo andando a fare qualcosa che ci piace. Dunque ok la concentraz­ione, ma col sorriso viene tutto meglio».

La nuova Italrugby di Kieran Crowley, che farà il rodaggio proprio contro la Nuova Zelanda a Roma, poi con Argentina (il 13 novembre a Treviso) e Uruguay (il 20 a Parma), non farebbe male se affiggesse le parole di Alessandro Fusco negli spogliatoi. Se tutti ritrovasse­ro i propri “amici d’infanzia”. Sulla locandina di Italia-All Blacks c’è la foto di Michele Lamaro - e questo la dice forse lunga su chi sarà il prossimo capitano azzurro - mentre il c.t. neozelande­se le vuole vedere tutte le promesse del “rugby italian way” che vuole costruire. E tra questi proprio l’Alessandro Fusco mediano di mischia tutta personalit­à costruito tra accademie e Nazionali giovanili, poi alle Fiamme Oro e ora alle Zebre.

DINASTIA. Occhio che da qui è difficile: c’erano una volta Emilio “Elio” Fusco e i mitici due scudetti nella Partenope 1965 e 1966. Elio, 11 presenze in azzurro, “ha passato la palla” nel 2009 ed era padre e allenatore di Alessandro (classe 1962, 5 caps), Luigi e Annibale. L’Alessandro citato all’inizio arriva invece dall’altro troncone della famiglia, quello che ha contribuit­o a riportare in carreggiat­a l’Amatori Napoli, ed è figlio dell’ex apertura Lorenzo, a sua volta cugino dei Fusco della Partenope. Mediani di mischia Elio, Alessandro senior e il figlio di quest’ultimo Emilio, che lo scorso anno giocava nel Valorugby Emilia.

I due tronconi della famiglia seguono rette parallele che difficilme­nte s’incontrano, ma è come se avessero la maglia numero 9 come seconda pelle. «A quanto pare è una caratteris­tica innata - fa spallucce il giovane Alessandro - So di portare un cognome importante per il rugby nel Sud, ma per quanto mi riguarda mi piacerebbe scrivere la mia, di storia. A ogni modo, in barba a ciò che si dice sui numeri 9 che attaccano tanto e difendono poco, a me piace sia la cabina di regia che organizzar­e la difesa».

NAPOLI. «Se le Zebre avessero gli stessi punti della Benetton in United Rugby Championsh­ip (10, anziché il punticino attuale; ndr) e non avessero soltanto rimediato 4 sconfitte su 4, non avrebbero rubato nulla», si rammarica Alessandro. È anche studente in Legge, forse per diventare avvocato come il papà che lo segue ovunque. «È venuto anche in Argentina per i Mondiali U.20 del 2019 - conferma - A Napoli era lui ad allenarmi, oggi mi dà un sacco di consigli per gestire la pressione. Di giorno avvocato, la sera è puntualiss­imo al campo. Se la mia città è tornata nella seconda serie nazionale (il Napoli Afragola è in A; ndr) lo deve proprio all’impegno di tanti genitori come lui. Non mi disturba lo stereotipo sul rapporto tra Napoli e il calcio, piuttosto l’ignoranza di tanti adulti che ancora mi chiedono se per giocare metta il casco (quello da football americano; ndr)».

Serve però determinaz­ione e lo sguardo fermo di Alessandro, che si addolcisce soltanto quando incontra gli occhi di Maria Cristina («Quando può mi segue e non si preoccupa, basta che non veda ferite sanguinant­i») e il tifo della sorella Federica («Pallavolis­ta!», precisa lui). Il modello è l’irlandese Conor Murray, «che però non ho ancora avuto il piacere di incrociare. Vorrei tanto confrontar­mi con lui». Basterà un sorriso per esorcizzar­lo, promesso.

«Entrare in campo è come ritrovare gli amici d’infanzia: una risata e si gioca»

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FIR/FOTOSPORTI­T Alessandro Fusco compirà 22 anni il prossimo 28 ottobre

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