È ora di finirla con i pedatori che si fingono innocenti mentre le colpe di richieste esose e antisportive ricadono tutte sui loro procuratori o sulla dabbenaggine dei presidenti NON FATEVI INCANTARE DAI GOL VLAHOVIC SA BENE QUEL CHE VUOLE: SOLDI, SOLDI,
Carissimo Cucci, Firenze si spacca, così annunciava il suo “Stadio” nella prima pagina per dire quanto profonda sia la frattura fra Vlahovic e la città viola, per la ormai nota vicenda del mancato rinnovo del contratto che il centravanti serbo ha finalmente messo in tavola e che ha fatto capire che non rinnoverà ma aspetterà il termine del rapporto per salutare il campanile di Giotto e andarsene a... parametro zero!
Questa è la realtà - amara quanto si vuole ma evidente ed è la prova che i sogni si ripongono nel cassetto e si deve da subito andare a caccia del sostituto di Vlahovic per non doversi trovare a dover mandare in campo un giocatore della squadra primavera. Facendo una panoramica introspettiva non sarà difficile ammettere che molto è stato sbagliato nella stessa Fiorentina nell’aspettare troppo per mettere Vlahovic con le spalle al muro e costringerlo già da tempo alle ammissioni di questi giorni che hanno finalmente chiarito la situazione, ma, ahimè troppo tardi per le contromisure.
Si parla di contromisure perché ormai il calciomercato dei calciatori è divenuto un campo di battaglia fra giocatori, società di appartenenza ed intermediari di ogni tipo: la gara consiste per i giocatori di maggior pregio e quindi nello stesso tempo di maggior prezzo - nel giocare
al rialzo per aumentare il valore della posta in gioco e, contemporaneamente, alzare il faraonico ammontare delle commissioni pretese dagli intermediari. E in questo gioco si susseguono dichiarazioni di voler restare a tutti i costi nella società che detiene il cartellino verso la quale il giocatore in vetrina dichiara amore profondo e sincero convincendo la società stessa ad accettare il procrastinare della firma del rinnovo, ricorrendo anche allo scambio di responsabilità fra il giocatore ed il procuratore, i quali si nascondono a vicenda dietro scuse incredibili.
Rocco Commisso, a quel punto, è uscito allo scoperto ed ha messo sul tavolo tutti i passaggi e relativi particolari della vicenda, parlando a cuore aperto ma ignorando completamente ogni e qualsiasi tattica diplomatica alla quale invece occorrerebbe ricorrere per duellare dietro le linee e non scoprirsi troppo. Cosicché si è capito, a questo punto, che... il Re è nudo! Perché al mercato prossimo di gennaio 2022 Vlahovic ha in mano la possibilità di rifiutare qualsiasi destinazione gli venga proposta e al mercato estivo 2022 nessuno si sognerà di sborsare una cifra importante per comprare un giocatore che dopo sette mesi può avere a… zero euri!
Allora che fare? Mandare il giocatore in tribuna per un anno e più, solo per vederlo andar via a parametro zero ma con il fisico compromesso da una sosta eccessiva? A questo punto viene spontanea una domanda: ma non sarà che la legge sulle compravendite dei giocatori abbia bisogno di un aggiornamento per cautelare almeno in parte le società ed evitare situazioni scabrose? Vedasi al riguardo le vendite di Montolivo, Chiesa ed ora Vlahovic! È una domanda platonica, ma che comunque si può fare: che ne dice Cucci? Tanti cari saluti con gli auguri di ritrovare quella serenità che dopo tanti patimenti si era recentemente riacquistata e che ora, per esempio a Venezia lunedì sera si è sentita di nuovo scricchiolare ....
Piero Santerini, gmail.com iorni fa ho dedicato questa rubrica ai Ricchi Scemi di onestiana memoria per sottolineare che la crisi economica dei club attribuita ai procuratori scandalosamente in caccia di contratti lucrosissimi per i loro assistiti (e per sé medesimi) è in realtà dovuta agli sconsiderati pagatori. Ai presidenti che subiscono ricatti senza pretendere una revisione di certe norme palesemente ingiuste se non truffaldine. Il Caso Vlahovic - così com’è documentato dal lettore Santerini - mi costringe a tirare in ballo anche il giocatore, anzi il pedatore, terza scelta della specifica professionalità del primo protagonista della partita. Mi è sempre piaciuta, nella sua intelligente semplicità, la definizione datane da Arrigo Sacchi: «Giocatore è colui che gioca bene, Calciatore è colui che conosce il calcio”. Chiedo venia all’Autore se aggiungo di mio un’ulteriore versione: il Pedatore, termine che uso spesso ad hoc. Secondo i dizionari il Pedatore è una versione ironica, scherzosa e aggiungo “sopra le righe” - del calciatore e del giocatore. In sostanza, una definizione negativa.
Leggo in una nota politica riguardante un candidato alle elezioni amministrative: «Possiamo davvero far credere ai cittadini che basti un “pedatore” per quanto bravo e famoso, a cambiare le sorti ed i destini… della città… trasformandolo in acchiappavoti?». Il soggetto - ben noto - non meritava l’appellativo di Calciatore o Giocatore. E scrivevo, giorni fa, “i pedatori insistono nel bel mezzo della crisi per avere contratti sempre più scandalosamente ricchi”. Dopo aver segnalato, tempo prima, quell’ex pedatore che rivolgendosi a uno scandalizzato Commisso gli aveva detto «sarebbe meglio se tutti prendessimo un té prima di parlare». Il Pedatore, insomma, può essere anche un po’ cialtrone.
La lunga premessa - dovuta a una simpatia per il soggetto di grandi qualità - per dire all’accorato tifoso viola che il serbo Dusan Vlahovic è un pedatore indifendibile, non è al di sopra della brutta storia, sa quel che fa (o che fanno a suo nome) aderendo alla spietata e antisportiva caccia al denaro. Questi personaggi - numerosi e furbastri - sembrano le mitiche vergini dei candidi manti (cfr “Ifigenia in Culide”) ma dal popolo, finalmente, non s’alza più il ritornello “Noi siamo felici noi siamo contenti”. Venezia ha aperto gli occhi a tutti.