Effetto Audi Quattro
In edicola un nuovo numero di Autosprint Gold Collection Quarant’anni fa sulla scena dei rally mondiali debuttava la vettura che con la trazione integrale ha determinato la più grande rivoluzione tecnica
Preceduta da dosi abbondanti di scetticismo, rivoltando terra e pietrisco, danzando in maniera perfetta su neve e ghiaccio, dribblando con destrezza tutte le difficoltà sui terreni a scarsa aderenza, quaranta anni fa sulla scena dei rally irrompe l’Audi Quattro. La specialità viene sconvolta dalla più grande rivoluzione tecnica della sua storia. Con la sua trazione integrale la vettura della Casa di Ingolstadt manda in pensione tutta la generazione precedente di vetture e rivali. È una sorta di anno zero, una chiara linea di demarcazione: il nuovo numero di Autosprint Gold Collection (in uscita oggi) è dedicato a una grande regina. Nella maniera di pensare a un’auto da rally l’arrivo della Mini a metà degli Anni Sessanta aveva avuto un impatto determinante sulla specialità, con l’Audi Quattro e l’introduzione delle 4x4 si compie un salto nel futuro clamoroso. L’intuizione di un tenace e abile ingegnere, Jörg Bensinger, e la coraggiosa lungimiranza di Ferdinand Piëch, all’epoca giovane capo dello sviluppo tecnico del marchio Audi, innescano una rivoluzione nei rally e una svolta nell’immagine del costruttore di Ingolstadt. Nessuno, fino ad allora, aveva pensato di affrontare la sfida con una quattro motrici. L’avvio dell’avventura disorienta. È Hannu Mikkola a sviluppare il nuovo mostro. Quando scende dalla Quattro dopo il primo, breve, test con il prototipo, ancora siglato A3, l’asso finlandese è letteralmente frastornato. Quella che sarà la Quattro ha un potenziale incredibile, inimmaginabile. Ecco come Hannu (scomparso nel febbraio di quest’anno proprio a quaranta anni esatti dalla conquista della prima vittoria iridata della Quattro al Rally di Svezia) ricordava quel primo contatto: «Era davvero impegnativa, parecchio sbilanciata. Passava dal sottosterzo nella fase di inserimento in curva, al sovrasterzo che era molto evidente in accelerazione. Ma soltanto perché era tutto nuovo, il turbo e soprattutto le quattro ruote motrici. Avevo a che fare con parametri fino ad allora sconosciuti. L’azione combinata della sovralimentazione e delle quattro ruote motrici era davvero strepitosa. Avevo guidato il futuro».
SCONVOLTI TUTTI GLI EQUILIBRI.
Quando l’Audi Quattro si presenta sul palcoscenico del Mondiale la concorrenza rimane spiazzata. Da subito si dimostra così superiore alle vetture rivali che alla fine saranno le sconfitte a far più notizia delle numerose vittorie. Già, perché quella è una super-potenza calata nel mondo dei rally a dettare legge e sconvolgere gli equilibri. Potrebbe già vincere il titolo nel 1981, l’anno del debutto nella serie iridata. Arriva un clamoroso successo di Michéle Mouton e Fabrizia Pons al Sanremo: non era mai successo che due donne vincessero un rally valido per il Mondiale.
VITTORIE E GRANDI SCONFITTE.
Nel 1982 il ruolino della Quattro è impressionante: Stig Blomqvist in Svezia e al Sanremo; la Mouton sugli sterrati del Portogallo, dell’Acropoli e del Brasile; Hannu Mikkola in quella università dei rally che è il 1000 Laghi finlandese e nel magico Rac di Gran Bretagna, quello che si corre nel buio delle foreste del Galles e della Scozia. Quelli dell’Audi si portano a casa il primo titolo costruttori della loro storia. Dovrebbe essere l’inizio di una scalata sempre più vincente. Ma non è così perché l’Audi Quattro incappa nella battuta d’arresto più dolorosa della sua storia. La sconfitta della Casa tedesca contro la Lancia nella corsa al titolo iridato costruttori del 1983 è ancora materia di stu
dio. Alla quattro ruote motrici teutonica, da Torino rispondono con la 037, piccola, a motore centrale e a trazione posteriore.
EVOLUZIONE DELLA SPECIE. Dopo quella sconfitta l’Audi spinge forte sull’acceleratore dello sviluppo. È, il 1984, l’anno della Sport Quattro. È un capolavoro di tecnologia. È passata alla storia come “Kurze”, cioè corta. Le sue prestazioni sono formidabili. Walter Röhrl, uno tra i più grandi se non già il più grande rallista di sempre, sbanca il rally più famoso del mondo, il Montecarlo. Il fuoriclasse tedesco è al quarto successo personale sulle strade del sud della Francia e, soprattutto, è al debutto con la trazione
integrale di Ingolstadt. Siamo in piena ascesa con lo sviluppo delle vetture Gruppo B. E nel 1985 alla controffensiva della concorrenza, a Ingolstadt replicano con la più spettacolare versione delle Audi da rally, la Sport Quattro S1 Gr.B. Sarà Röhrl a svilupparla e a regalarle l’unico successo a Sanremo. È quella l’ultima vittoria centrata dall’Audi nell’era Gruppo B.
mandando in “pensione” la generazione precedente
DAKAR2022RITORNOALLEORIGINI.
È il tramonto della presenza Audi nel Mondiale Rally. Dopo aver sedotto la specialità la Casa tedesca abbandona la scena, non prima di essere riuscita in un’altra impresa di valore storico: portare una trazione integrale al successo al Safari nel 1987. Non con un mostro ma con la berlinona 200 Quattro Gr. A poco più di serie. Chiusa la straordinaria epopea nei rally, l’Audi si ritrova non soltanto un’immagine di marchio vincente - sulla quale campa ancora oggi - ma soprattutto una nuova idea di fare automobili e una storia incredibile tutta da rileggere ora che sono passati quarant’anni e alla vigilia dell’entrata in scena della Casa dei Quattro Anelli pronta a schierarsi al via della Dakar 2022, una nuova avventura che richiama alle origini e all’idea vincente di Jörg Bensinger e Ferdinand Piëch.