Mourinho dalla Pazza Inter è passato alla Pazza Roma
C’è già chi vorrebbe esiliare lo Specialone dimenticando la sua forza di domatore di squadre incasinate Ecco perché vale la pena attendere
Caro Cucci, è luogo comune sostenere che a Roma (precisiamo: la Roma) non si vincerà mai nulla perché con grande facilità si passa dalle euforie (ma quali???) alle depressioni (infinite). Cito, quindi, a memoria alcune tappe vergognose della recente storia giallorossa: Fiorentina, Bayern, Manchester ed ora i volonterosi pseudo dilettanti del circolo polare artico (dal 7-1 al 6-1: stiamo migliorando!). E Mourinho che fa? Conferenze stampa indubbiamente avvincenti, perché il nostro è uomo sagace, furbo, ironico: ma voi vedete una traccia di gioco? Io no, io vedo solamente un costante deprezzamento della rosa con invito ripetuto alla proprietà di acquistare questo mondo e quest’altro, come se Abraham e Shomurodov (complessivi, se non erro, 60 milioni circa) ce li avessero regalati. Forse è presto per dire: aridatece Fonseca. Ma le domando, caro Cucci: come fa un tifoso romanista (presente con 400 esponenti laggiù, alla fine del mondo) a essere non dico euforico ma almeno sereno? Che tristezza!
Nic 37, gmail.com
SPECIALONE O NO? - Caro Cucci, nel mio lungo peregrinare passionale per il calcio, il Signor Mou, lo “Special One”, José Mourinho, fu al centro delle mie emozioni, primattore, nel 2009/2010. Quel feeling partì da Kiev, da Dinamo-Inter, ancora nel girone di Champions. Faceva freddo, come in Norvegia, -6. L’Inter era sotto, 0-1, a 20 minuti dalla fine, ormai fuori dalla competizione. E Josè decise di attaccare all’arma bianca. Restarono dietro, Julio Cesar come condottiero romano, Samuel e Lucio che parevano Dalla e De Gregori a chiedersi la sorte degli otto marinai. Il Principe Milito e Schneider siglarono il 2-1 della rimonta. Lì nacque la reazione vera, da Grande Inter, che portò i nerazzurri sul tetto dell’Europa, dopo 45 anni. Ma l’altra sera, al cappotto norvegese, 1-6 contro il Bodo Glimt, da allenatore della Roma, per me Mourinho non ha scusanti. Non vedo più, Maestro Italo, il motivatore che lanciava il “bimbo” Santon nella mischia a cuor leggero, o gettava tal Mariga nella bolgia di Barcellona, con l’Inter in 10 a supe
Il punto d’incontro quotidiano tra un grande giornalista e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio post@corsport.it italocu39@me.com rarsi per andare in finale. Non esprime più il fluido della pazzìa lucida, quella che sgretolava il muro Samuel per vederlo redivivo centravanti , realizzare la doppietta in Inter-Siena 4-3. Insomma, secondo lei, lo Special One è al declino? Alviero Bartocci
it.dsv.com
Aspettavo che succedesse il fattaccio per vedere che durata potesse avere una favola come quella di Mourinho. Al quale va comunque concessa un’attenuante: il coraggio di essersi buttato fra le braccia di una Pazza Roma. Ricordando ai frettolosi censori che fu proprio lui (non l’avvocato Guido Rossi) a domare la Pazza Inter. Cominciando con una vittoria proprio sulla Roma, conquistando la Supercoppa Italiana il 24 agosto 2008, a San Siro, dopo averla battuta 8-7 ai rigori. Poi venne il Triplete.
La verità sulla Var? L’ha detta Moratti
Caro Cucci, condivido quello che ha detto Massimo Moratti riguardo la Var: il finale di Juve-Inter 98 non l’avrebbe cambiato neanche il video. Di tutta quella storia mi duole il fatto che quell’arbitro non abbia mai chiesto scusa ad una stupenda persona come il compianto Gigi Simoni. Comunque,amatissimo Massimo Moratti, io non mi sento tranquillo neanche oggi con il Var: ricorda Inter-Juve dove il Var vide la microscopica tacchettata di Vecino (espulso), mentre si comportarono come le tre scimmiette sull’intervento durissimo di Pjanic su Rafinha? Ricorda Inter-Juve dello scorso campionato dove venne concesso il rigore (vincente) alla Juve sul finale per un inesistente fallo su Cuadrado?
Lettera firmata, Interista per sempre
Nella bella intervista di Zazzaroni “vedo” Moratti, pur sempre sorridente, appassionato di cuore, mai con rabbia, dire poche pesantissime parole su quella dolorosa partita Juventus-Inter (dolorosa anche per me perché in tribunale mi costò un pacco di soldi): fosse anche intervenuto il Var il risultato “sarebbe stato uguale perché dietro al Var ci sarebbe stata gente che la pensava allo stesso modo”. Leggo e sottoscrivo. È quello che penso anche oggi del diabolico strumento, frutto di una straordinaria tecnologia sentenziosa che viene come sempre applicata da un uomo.
ALLA FINE, DIETRO C’È SEMPRE L’UOMO