IL GIORNO CHE PUÒ SPACCARE LA SERIE A
Mentre il Milan intanto si porta in vetta, il Napoli potrebbe trovarsi a +13 sulla Juve scaraventandola indietro forse definitivamente Ma è una serata che può anche compattare il gruppo e riaprire i giochi
In un campionato già apertissimo ecco il turno che può lasciare un segno deciso sulla classifica All’Olimpico e al Meazza due partite cariche di storia e dal grande valore specifico
Una giornata tiramolla, come il simpatico personaggio dei fumetti della nostra giovinezza (per chi ha una certa età). La tiri di qui e la storia del campionato può andare in un modo, la tiri di là e va nell’altro. Lo scudetto non si vince domani, ma se la Juventus perdesse a Milano forse potrebbe non vincerlo più. C’è un treno che passa alle 20.45 e il traffico in classifica è ingorgato. Sostiene Max Allegri che «non è decisiva, era più importante la sfida con la Roma». E aggiunge: «L’Inter rimane la mia favorita per lo scudetto». Inter-Juventus arriva presto, certo, e la fine (del campionato) non è affatto nota, ma i freddi numeri, stasera sul tardi, se vincessero i nerazzurri e il Napoli superasse anche la prova del nove con la Roma, vedrebbero Madama a meno 13 dalla vetta. Tanto. C’è sempre il precedente del 2015-2016, ma questa pare un’altra storia.
E a proposito di tiramolla, se il Napoli vincesse a Roma l’effetto Mourinho si avvicinerebbe all’evaporazione, considerando la scoppola presa in Norvegia, sintomo di una rosa allo stremo e della mancanza di personalità. Spalletti, invece, galleggia sui suoi attaccanti capaci di scardinare risultati ingessati (vedi quello con il Legia Varsavia) con creazioni improvvise. Ma il Napoli non è solo questo. In campionato ha subito solo 3 gol. Per vincere si parte sempre da lì.
Inter-Juventus incrocia tutte le altre, non è decisiva ma è molto vicina a diventarlo. Max Allegri sposta il peso sull’Inter, Simone Inzaghi pare più preoccupato di affermare che i suoi continueranno a giocare, anche in presenza di un uomo a terra. La scottatura con la Lazio brucia ancora sulla pelle, per la prima sconfitta, mitigata in parte dal successo in Champions League, e per l’arrabbiatura che ha generato. L’ultima domenica ha acceso molte discussioni. Nulla di nuovo. Di arbitri e affini siamo il paese che parla di più dalla notte dei tempi, ma neanche il dubbio amletica del “continuo o non continuo se c’è un avversario a terra” non è certo recentissimo. Ricordiamo una filippica contro lo stop del gioco da parte di Capello più di quindici anni fa. Ma sia per gli arbitri, sia per la gestione della situazione con l’uomo a terra si naviga a vista.
Inter-Juventus è un grande classico nella giornata dei gran
Allegri sostiene che non è decisiva ma una sconfitta rischierebbe di vanificare la grande rimonta avviata dopo l’inizio stentato E dopo il crollo in Coppa, anche Mourinho non può sbagliare
di classici (Manchester United-Liverpool, Barcellona-Real Madrid, Marsiglia-Psg) e si intreccia con tutte le altre partite, con gli altri protagonisti perché a un quarto del cammino, Madama potrebbe ritrovarsi in una selva oscura. Come abbiamo sempre detto, perché l’inseguimento abbia un senso Max Allegri e i suoi devono continuare a vincere e a sperare in un rallentamento altrui. Per cui delle sei vittorie consecutive, quattro in Italia e due in Europa, a notte fonda resteranno sicuramente importanti quelle di Champions, che hanno avvicinato sensibilmente la Juventus alla qualificazione agli ottavi, ma se stasera si arrestasse il filotto in campionato, cosa resterebbe dei quattro successi fin qui ottenuti?
Di sicuro Max Allegri ha sistemato la difesa: niente gol nelle ultime quattro partite, tutte vinte per 1-0. La Juventus non molla anche se tira poco. I gol, infatti, sono solo 12, la metà di quelli dell’Inter che ha il miglior attacco (23 reti). La Juventus che ha cominciato la risalita incarna l’antico detto “primo non prenderle”. Non va preso negativamente, ognuno fa quello che può e quello che sa per rimediare punti. Soprattutto se ti manca l’uomo che dovrebbe usare la creatività per sciogliere i nodi: Paulo Dybala. L’inizio di questo nuovo anno sociale, in cui si discute assiduamente del rinnovo contrattuale, non è di nuovo facile per lui. Poca Joya. Manca dal 26 settembre, dopo aver segnato contro la Samp. Manca contro l’Inter dal 2020, campionato estivo post Covid. Nel 2020-21 non ha giocato neanche una delle quattro (c’è stata anche la Coppa Italia, quella del litigio Conte-Agnelli) sfide con i nerazzurri. Nel campionato 2019-2020, invece ha segnato in entrambe, soprattutto in quella di ritorno, 8 marzo 2020, il giorno delle saracinesche abbassate. Per il Covid, ma anche per la prima Inter di Conte che quella domenica comprese che lo scudetto doveva attendere un altro anno.
La giornata tiramolla potrebbe dare un bello schiocco alla classifica, questa è la verità, allungarla moltissimo oppure accorciarla, ad esempio, in caso di successo bianconero, affiancando la Juventus all’Inter a quota 17. Certo, vincendo, il signor Max ne avrebbe ancora tanta da fare di strada, ma il suo balzo in avanti non avrebbe solo un significato interno ma anche esterno. Metterebbe pressione sulle rivali, renderebbe più concrete le pretese bianconere, porterebbe tutti a rileggere la situazione della Juventus, sulla quale i dubbi erano più corposi delle certezze. Basta poco per cambiare tutto, basta tirare un po’ di qui. O di là.
L’Inter di Inzaghi è attesa al riscatto dopo il bruciante ko con la Lazio
Il Napoli, che pure ha preso solo 3 gol, ha l’attacco capace di risolvere ogni gara