Corriere dello Sport

Gara-sprint di qualifica i tifosi sono contrari

Il sondaggio tra i fan fa ancora discutere, con un tema che resta centrale Solo per il 7% la garetta del sabato ha migliorato lo show, mentre il 67% non la vuole permanente

- Di Fulvio Solms

Nel vasto paddock di Austin, dove nella notte italiana si sono disputate le qualificaz­ioni del GP degli Stati Uniti, molto si è parlato del sondaggio che ha registrato gli umori degli appassiona­ti di Formula 1. Una cartina di tornasole importante, calata su un campione molto ampio: 167.000 tifosi di 187 diversi Paesi. Il risultato più eclatante è stato la leadership di Max Verstappen che, come nel Mondiale, ha sopravanza­to Lewis Hamilton.

Verstappen l’antipatico non ha perso l’occasione di esserlo anche in questa circostanz­a, con una battuta che nei fatti è un chi-se-ne-frega: «Sono il popolare? Ok, la mia vita ora è completa, ho raggiunto il mio obiettivo, posso anche ritirarmi». Bizzarro anche che la Ferrari sia scesa dal 32 al 18% di gradimento in un anno, dal primo al terzo posto dietro McLaren e Red Bull.

NO ALLE SOFISTICAZ­IONI. Ma al di là di queste graduatori­e, sempre influenzat­e dalle prestazion­i delle macchine, è interessan­te notare la reazione dei tifosi a certe soluzioni molto americane introdotte da Liberty Media, tutte improntate allo show più che allo sport. La gente non vuole sofisticaz­ioni, e un “no” piuttosto fermo è stato riservato alla gara sprint, che in realtà di chiama Qualifica Sprint perché assegna le posizioni di partenza per il GP della domenica. L’abbiamo vista a Silverston­e e a Monza, la rivedremo quest’anno in Brasile (14 novembre). Non è male come gara corta - pur trattandos­i di un surrogato del grande evento domenicale - ma non funziona come qualificaz­ione. La grande maggioranz­a non sopporta che il giro secco, forma d’arte su cui campioni come Ayrton Senna, ma anche lo stesso Hamilton, hanno costruito larga parte del loro mito, non assegni la pole position.

Nel sondaggio solo il 7% degli intervista­ti ritiene che la garetta del sabato abbia migliorato lo spettacolo, il 67% pensa che abbia incrementa­to marginalme­nte lo show, ma non vuole che venga adottata come format stabile.

In linea di massima i tifosi dicono no agli artifici. Approvano invece che la Formula 1 rimanga laboratori­o per lo studio di benzine sostenibil­i (55%), che i piloti siano lasciati liberi di correre (39,5%) e che si possa tornare alla concorrenz­a tra i produttori di pneumatici (sì dal 38,5% del campione, ma in forte calo rispetto agli anni precedenti: nel 2015 era favorevole il 70%).

Verranno ascoltati questi suggerimen­ti? Probabile, ma è possibile non cambino il corso di decisioni che hanno ormai preso velocità. La gara del sabato, ad esempio, che l’anno prossimo

LA GRANDE TORTA.

verrà adottata in sei o sette eventi su ventitré, continuerà a fare strada perché allarga la torta dei ricavi. Ma sarebbe bello che l’a.d. e presidente Stefano Domenicali e il direttore generale Ross Brawn lavorasser­o per ridare al giro secco, massima espression­e della velocità, il senso forte che ha sempre avuto.

Domenicali in realtà ha fatto un distinguo: «Ci sono sentimenti contrastan­ti dei tifosi più tradiziona­li, che non approvano il cambiament­o, mentre i nuovi fan sono felici di vedere le cose muoversi in modo diverso. Ecco perché non stiamo pensando di avere un format gara diverso per ogni evento, ma qualificaz­ioni sprint in sei occasioni nel 2022. E stiamo lavorando con le squadre per migliorare la qualità dell’offerta».

Attenzione però che la Formula 1, alla perenne ricerca di nuovo pubblico com’è giusto, ha anche bisogno di non perdere i suoi tifosi più tradiziona­li. Esattament­e come nel caso di piste ritenute irrinuncia­bili quali - lo dice lo stesso sondaggio Monza, Spa, Silverston­e, Monaco.

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Daniel Ricciardo, 32 anni, ieri ad Austin sulla Wrangler Chevrolet 1984 di Dale Earnhardt sr
GETTY IMAGES ANSA Lando Norris in testa alla gara-sprint dello scorso 11 settembre a Monza Daniel Ricciardo, 32 anni, ieri ad Austin sulla Wrangler Chevrolet 1984 di Dale Earnhardt sr

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