Corriere dello Sport

Sinner d’autorità «Mi sento felice»

L’azzurro domina Harris e va in finale: oggi, 16.30, in tv Jannik: «Comunque vada sono contento del mio torneo. Le Finals? Strada lunga ma ci spero»

- Di Alessandro Mastroluca

Jannik Sinner non è Paganini. Lui il bis lo concede. Ad Anversa, dopo aver dominato il francese Rinderknec­h, gioca ancora meglio contro il sudafrican­o Lloyd Harris e d'autorità centra la settima finale nel circuito maggiore, contando il titolo alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals del 2019. Alle 16.30 (diretta tv SuperTenni­s e Sky Sport Tennis) sfiderà Schwartzma­n che ha dominato Jenson Brooksby, uno dei giovani già qualificat­i per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals Con il 6-2 6-2 al numero 32 del mondo, l'altoatesin­o ha allungato a 14 la serie di set vinti di fila nei tornei al coperto. E portato a 14 successi su 16 incontri il suo bilancio recente indoor. Non c'è dubbio che siano le sue condizioni ideali, perché a Sesto Pusteria fin da bambino è abituato a giocare al coperto. Ma c'è anche un'altra ragione per cui al coperto si esprime con una sicurezza in grado di togliere fiato agli avversari. Per il suo modo di stare in campo, il suo riferiment­o principale è la palla. Si muove in modo da colpirla quanto più possibile alla stessa altezza dopo il rimbalzo. La sua visione dello spazio non dipende dalla posizione rispetto alle righe. Se si azzerano i fattori esterni che possono incidere sulla traiettori­a, il suo tennis ne guadagna. «Sono felice di essere in finale e di aver battuto un ottimo giocatore – ha detto dopo il match -. Mi piace giocare qui, le condizioni sono perfette per me. Sono comunque contento del mio torneo, in qualunque modo vada a finire».

LA PARTITA. Sotto gli occhi di un orgoglioso Riccardo Piatti, Sinner ha messo in mostra tutto il repertorio. L'altoatesin­o è una macchina da tennis, capace fin dal primo game di togliere riferiment­i al suo avversario. Harris non è mai riuscito a prendere l'iniziativa, costretto solo a rincorrere e inseguire, a reagire e mai a proporre. L'azzurro gli ha tolto il controllo già dalla risposta, la vera chiave delle due ultime vittorie. E chissà se è a questo che si riferiva quando ha detto di aver lavorato tanto con il coach Piatti su un aspetto senza però svelare quale. L'efficacia di questo colpo sta nella funzione che Sinner gli assegna, concettual­mente la stessa con cui lo giocano i Djokovic o i Medvedev. Ovvero mettere l'avversario in una posizione scomoda e ottenere una palla più facile da spingere con il colpo successivo. La strategia ha funzionato in pieno.

SOGNO TORINO. L'azzurro è a questo punto sempre più vicino al debutto in Top 10 e all'esordio alle Nitto ATP Finals in programma a Torino dal 14 al 21 novembre. «La strada è ancora lunga. Ovviamente ci spero. Devo giocare bene a Vienna e Bercy, ma la concorrenz­a è agguerrita – ha detto - Se non dovessi farcela sarei comunque molto contento della mia stagione».

La settimana prossima sarà di nuovo in campo nell'ATP 500 di Vienna, torneo cruciale vista la quantità di punti in palio. Debutterà contro Reilly Opelka, gigante USA di 211 centimetri con una grande passione per l'arte e il design. Ma per ora non vuole pensarci. C'è una finale da vincere, prima.

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