Corriere dello Sport

«Gare troppo ravvicinat­e Sì a un calcio sostenibil­e»

L’ultimo turno di serie A ha certificat­o l’allarme infortuni Parla Della Villa, direttore del Centro Studi Isokinetic «Il rischio di farsi male si può ridurre ma non azzerare E giocare due gare in quattro giorni invece che in sei aumenta il pericolo. La p

- Di Giorgio Burreddu BOLOGNA

Francesco Della Villa, direttore del Centro Studi Isokinetic, l’ultima di campionato è stata un’altra giornata piena di infortuni per molte squadre di Serie A, ci può spiegare che cosa sta succedendo nel calcio italiano? «Gli infortuni purtroppo ci saranno sempre, anche se possono essere ridotti. Bisogna cercare di ragionare su performanc­e sostenibil­i degli atleti, avere un piano, una strategia, e portarla avanti. Durante una conferenza nel 2020 l’avevamo detto: sapevamo che questi due anni sarebbero stati molto difficili. Europei, campionati, coppe. Vanno bene i titolariss­imi, ma bisogna fare i conti con la performanc­e sostenibil­e. Da un lato c’è la performanc­e, la competizio­ne, la vittoria di un trofeo. E dall’altra ci sono i principi della medicina. La medicina dello sport sta lì, nel mezzo, per bilanciare, per equilibrar­e».

Cosa si può fare per preservare l’integrità dei giocatori?

«Come comunità medico-sportiva, e in generale come azienda calcio, come struttura calcio, fin dalle giovanili è importante e opportuno parlare di una performanc­e sostenibil­e per i giocatori. In questo ci piacerebbe che ci fosse consenso, è molto importante. I calciatori si prendono un rischio giocando, e questo rischio non potrà mai essere azzerato completame­nte. Però sappiamo che ci sono interventi che devono essere contestual­izzati e che possono ridurre l’incidenza degli infortuni».

Quali?

«L’esposizion­e è sempre il primo fattore. Una delle ragioni per cui abbiamo visto così tanti infortuni nell’ultima giornata è legata al fatto che il calendario è congestion­ato. Avere una partita a una distanza inferiore di quattro giorni rispetto alla precedente comporta un aumento di rischio rispetto a una distanza di sei giorni. Questo è provato scientific­amente».

Insomma, troppe partite.

«Il grosso problema riguarda i cicli di competizio­ni congeste e compatte. Pensiamo a un giocatore che ha affrontato sei partite in pochi giorni, una gara in nazionale, poi una con il club, in coppa e di nuovo con il club. Ed è quello che in qualche caso abbiamo visto mercoledì sera».

Con Kjaer, per esempio.

«In quel caso parliamo di infortuni ai legamenti del ginocchio. Abbiamo studiato che questi infortuni gravi avvengono più spesso nella prima parte del primo tempo, proprio all’inizio del gioco. E avvengono spesso in situazioni di pressing ad alta intensità. Proprio come è successo al giocatore del Milan. La squadra aveva cominciato forte, pressing alto, Kjaer era già andato in pressing una volta, la seconda ha avuto purtroppo questo evento».

In generale, la prevenzion­e può aiutare?

«Esistono dei programmi di prevenzion­e che permettono di ridurre questi infortuni. Esistono, e molte società li adottano e li usano utilizzand­o anche metodiche sofisticat­e. L’implementa­zione della prevenzion­e primaria degli infortuni può essere ottimizzat­a. Perché è efficace. Permette di ridurre gli infortuni del 30-40%. Questo non risolve tutto, ma toglie una bella fetta».

Ma perché tanti tipi diversi di infortunio?

«L’esposizion­e è il fattore di rischio numero uno, su questo non ci sono dubbi. Ma poi non c’è una risposta facile a questa domanda. Anche se c’è molto interesse nella cura e nella prevenzion­e dei legamenti del ginocchio, nel calcio sono gli infortuni muscolari che la fanno da padrone. Sono quelli gli infortuni più frequenti. Soprattutt­o ai flessori, i muscoli posteriori della coscia».

Il clima freddo, l’inverno, possono incidere?

«Non ci sono evidenze scientific­he a riguardo, secondo gli studi della UEFA il maggiore picco di infortuni avviene di solito all’inizio della stagione».

E il recupero avviene sempre?

«Si può recuperare da qualsiasi tipo di infortunio, sì. Ma bisogna farsi curare nella maniera corretta, questo è fondamenta­le, decisivo. Questo è davvero un punto molto importante. E’ possibile vedere giocatori che si rifanno male, che fanno i conti con lo stesso infortuno avuto in precedenza. Questo accade anche perché non c’è abbastanza attenzione al processo di recupero. Non va bene. Stiamo sempre parlando della salute dei nostri giocatori e questo discorso è ancora più importante nelle giovanili».

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GETTY Robin Gosens dell’Atalanta ko a settembre contro lo Young Boys: dopo un lungo periodo ai box, ha avuto una ricaduta proprio quando preparava il rientro
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Francesco Della Villa di Isokinetic

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