Spalletti stop ricorso pronto per la revoca
Se otterrà solo uno sconto domani contro l’Atalanta toccherà al vice Domenichini
Mercoledì una collezione di danni e ieri, come una ciliegina marcia su una torta andata a male, la beffa: squalificato per due giornate. Il primo momento complesso e amaro di Luciano Spalletti da quando è allenatore del Napoli è compiuto: gli infortuni di Fabian, Insigne e Koulibaly, che si aggiungono a quelli di Anguissa e Osimhen; il pareggio con il Sassuolo che vale un dolore per tutto ciò che è accaduto, compreso un fallo di Defrel su Rrahmani precedente a quello di Demme; la squalifica figlia dell'espulsione causata proprio dalle proteste dopo il pari che, se il ricorso - su tutte e due le giornate - annunciato dal club non sarà accolto, o lo sarà solo parzialmente, gli impedirà di andare in panchina già domani con l'Atalanta, una delle squadre più in forma e temibili del campionato. Può bastare? Verrebbe da dire: per lo meno il Napoli è ancora al primo posto da solo, nonostante Milan e Inter abbiano accorciato portandosi rispettivamente a -1 e -2, ma va da sé che il signor Luciano dovrà inventarsi qualcosa per tenere botta fino alla pausa di Natale. E mica soltanto lui: i sostituti del comandante Kalidou e compagni dovranno dare le risposte e la reazione che l'allenatore, da grande motivatore, ha già chiesto subito dopo il Sassuolo. E per il resto, beh, non resta che invocare un po' di buona sorte.
PRESSIONE E TENSIONE. E allora, cercansi duri vestiti d'azzurro: perché il gioco, ora, si è fatto davvero molto duro. In casi come questo, dove a un certo punto a fare la formazione è quasi il medico più che il tecnico, servono calma e sangue freddissimo, e sotto questo aspetto Spalletti potrebbe tenere lezioni all'università: ha vissuto e gestito casi tremendi, da Totti a Icardi, dando comunque dimostrazione di riuscire a rendere sotto pressione e tensione, però dall'Inter al Sassuolo, e dunque in undici giorni appena, ha perso in serie la spina dorsale e i cervelli della sua squadra. La famosa maledizione della Coppa d'Africa, se vogliamo aggiungere un pizzico di romanzo alla cronaca, ma soprattutto le inevitabili conseguenze dei ritmi forsennati del calcio da giugno 2020 a oggi. E domani: giorno di un'altra partita fondamentale in chiave scudetto con l'avversario peggiore possibile; giorno della terza passerella in sette giorni.
IL CASO. Gli infortuni, comunque, erano un dato già assimilato mercoledì notte dopo la partita, certo, mentre del tutto sorprendente è stata la comunicazione giunta ieri mattina a firma del Giudice Spor
tivo, dopo l'espulsione decisa da Pezzuto poco dopo il 2-2 del Sassuolo: «Squalifica per due giornate a Luciano Spalletti per avere, al 47' del secondo tempo, contestato una decisione arbitrale indirizzando reiteratamente al direttore di gara espressioni gravemente irriguardose; recidivo», si legge nella nota della Lega. Il Napoli presenterà il ricorso e contesterà, tra l'altro, la recidiva: che si riferisce all'espulsione discutibile dell'Olimpico con la Roma, quando cioè l'arbitro Massa interpretò i complimenti di Spalletti con una forma d'ironia. Fatto sta che se il reclamo non sarà accolto, o magari a metà, domani il signor Luciano non potrà dirigere i suoi con l'Atalanta al Maradona: toccherà a Domenichini,
il suo vice, e per quanto sia assolutamente qualificato e altrettanto bravo è ovvio che da un punto di vista mentale si tratta di un altro gancio sinistro al volto della squadra.
Il club contesterà le motivazioni del giudice sportivo per l’espulsione
SPERANZA DRIES. Peserà, anzi peserebbe l'assenza di Spalletti proprio come quella di Koulibaly: sarà Juan Jesus a fare coppia con Rrahmani. E se alla fine Fabian e Insigne alzeranno definitivamente bandiera bianca, allora sarebbero Demme ed Elmas a giocare rispettivamente a centrocampo e nei tre dietro la punta. Il vecchio, grande Dries: lo zampino nel primo e la firma d'autore in calce al secondo gol con il Sassuolo. Il terzo in due partite da quando Osimhen non c'è: ecco, sembrava che l'assenza di Osi avrebbe spaccato in due il cuore azzurro e invece il signore dei record ha ricominciato a fare scintille e a migliorare se stesso e la storia. Mai dire mai, mai sentirsi perduti: l'esempio di nome Mertens è la speranza a cui il Napoli dovrà aggrapparsi.