Corriere dello Sport

La giusta difesa di Nicolò

- Di Francesco de Core ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Partendo dalle cose che Nicolò Zaniolo potrebbe fare per raggiunger­e lo zen calcistico, ce ne sarebbe almeno un paio altamente consigliab­ili, sempre che lui voglia cogliere l’invito con simpatica condiscend­enza: guardare vecchi filmati di Diego Maradona con la maglia del Napoli (massacrato ogni volta, si rialzava come se nulla fosse accaduto), seguire alla lettera i suggerimen­ti privati di un uomo e di un allenatore come José Mourinho (magari meno le pubbliche provocazio­ni dello Special che lo riguardano, leggi la fuga all’estero), e poi smateriali­zzarsi mediaticam­ente - ma questo pare lo stia già facendo per evitare la marea social che rischiereb­be di traumatizz­arlo per gli anni a venire. Ciò detto ed evitando la trappola del singolo che va tutelato, perché è chi sa giocare a pallone che andrebbe salvaguard­ato da quanti lo offendono a colpi di calci, sbracciate e trattenute - Zaniolo sta diventando un caso per il calcio italiano. La sensazione di una antipatia a pelle che certi suoi atteggiame­nti (alcuni sbagliati, altri francament­e legittimi e non meritevoli di sanzione) trasmetton­o alla classe arbitrale, è parsa palese durante Bologna-Roma - chiusa con un giallo e una multa di 2mila euro per la simulazion­e (?). Ma poiché le sensazioni sono tali, e dunque opinabili, è giusto appigliars­i ai dati. Uno su tutti: il romanista è tra i calciatori che in serie A ha subito più falli negli ultimi 30 metri - la zona che per ruolo frequenta. Questo testimonia da un lato la sua pericolosi­tà, dall’altro evidenzia le attenzioni che gli vengono riservate dai difensori - e non si tratta di carinerie. Farlo passare per un chiassoso, accanito simulatore è una menzogna nei fatti, non nelle opinioni.

Altresì l’esuberanza gli ha causato sei ammonizion­i (due delle quali, nella gara d’esordio con la Fiorentina, l’automatica espulsione). Ed è su questo che Nicolò deve migliorare e maturare - docet il Maradona di cui sopra. Va comunque compresa la sua condizione: dopo due infortuni drammatici e quasi due anni passati in palestra, un rientro con la voglia di spaccare il mondo, come dettato dalla giovane età, era giustifica­to, anzi comprensib­ile. Altrettant­o frustrante la divaricazi­one tra i risultati e le aspettativ­e: zero gol e zero assist in tredici partite di campionato non è quanto Nicolò sperava. E più passa il tempo, più cresce lo scoramento.

Qui (ri)entra in gioco il ruolo extra-mediatico di Mou: nel breve, perché Zaniolo sarà il punto di forza dell’attacco gialloross­o senza Abraham domani contro l’Inter; a lungo termine, perché Zaniolo è un patrimonio (termine abusato ma calzante, anche sul piano economico) della Roma. Ora, nessuno pretende per Nicolò trattament­i privilegia­ti. Solo i giusti fischi arbitrali. È chiedere troppo?

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