La giusta difesa di Nicolò
Partendo dalle cose che Nicolò Zaniolo potrebbe fare per raggiungere lo zen calcistico, ce ne sarebbe almeno un paio altamente consigliabili, sempre che lui voglia cogliere l’invito con simpatica condiscendenza: guardare vecchi filmati di Diego Maradona con la maglia del Napoli (massacrato ogni volta, si rialzava come se nulla fosse accaduto), seguire alla lettera i suggerimenti privati di un uomo e di un allenatore come José Mourinho (magari meno le pubbliche provocazioni dello Special che lo riguardano, leggi la fuga all’estero), e poi smaterializzarsi mediaticamente - ma questo pare lo stia già facendo per evitare la marea social che rischierebbe di traumatizzarlo per gli anni a venire. Ciò detto ed evitando la trappola del singolo che va tutelato, perché è chi sa giocare a pallone che andrebbe salvaguardato da quanti lo offendono a colpi di calci, sbracciate e trattenute - Zaniolo sta diventando un caso per il calcio italiano. La sensazione di una antipatia a pelle che certi suoi atteggiamenti (alcuni sbagliati, altri francamente legittimi e non meritevoli di sanzione) trasmettono alla classe arbitrale, è parsa palese durante Bologna-Roma - chiusa con un giallo e una multa di 2mila euro per la simulazione (?). Ma poiché le sensazioni sono tali, e dunque opinabili, è giusto appigliarsi ai dati. Uno su tutti: il romanista è tra i calciatori che in serie A ha subito più falli negli ultimi 30 metri - la zona che per ruolo frequenta. Questo testimonia da un lato la sua pericolosità, dall’altro evidenzia le attenzioni che gli vengono riservate dai difensori - e non si tratta di carinerie. Farlo passare per un chiassoso, accanito simulatore è una menzogna nei fatti, non nelle opinioni.
Altresì l’esuberanza gli ha causato sei ammonizioni (due delle quali, nella gara d’esordio con la Fiorentina, l’automatica espulsione). Ed è su questo che Nicolò deve migliorare e maturare - docet il Maradona di cui sopra. Va comunque compresa la sua condizione: dopo due infortuni drammatici e quasi due anni passati in palestra, un rientro con la voglia di spaccare il mondo, come dettato dalla giovane età, era giustificato, anzi comprensibile. Altrettanto frustrante la divaricazione tra i risultati e le aspettative: zero gol e zero assist in tredici partite di campionato non è quanto Nicolò sperava. E più passa il tempo, più cresce lo scoramento.
Qui (ri)entra in gioco il ruolo extra-mediatico di Mou: nel breve, perché Zaniolo sarà il punto di forza dell’attacco giallorosso senza Abraham domani contro l’Inter; a lungo termine, perché Zaniolo è un patrimonio (termine abusato ma calzante, anche sul piano economico) della Roma. Ora, nessuno pretende per Nicolò trattamenti privilegiati. Solo i giusti fischi arbitrali. È chiedere troppo?