Corriere dello Sport

Il meglio e il peggio di Mau

- Di Alberto Dalla Palma

Tutto e il contrario di tutto, in piena sintonia con i quattro mesi in altalena della Lazio. Il meglio e il peggio di Sarri, che va sotto in casa contro l’Udinese difendendo oltre la propria metà campo, in pieno stile Zeman, e poi ribalta il verdetto con i suoi uomini migliori, quelli che fanno la differenza, come Immobile, Pedro e Milinkovic-Savic, ormai usciti dal contesto di una partita folle e pronti a mettersi in proprio. Lo spagnolo esprime il suo talento in mezzo all’area e segna il quinto gol della stagione (a costo zero), il serbo tira fuori un colpo di biliardo dalla distanza e poi Acerbi, uno dei grandi colpevoli sui primi tre gol bianconeri, infila la zuccata giusta su calcio piazzato. Non c’è niente dell’allenatore, dal punto di vista tattico, in questa clamorosa rimonta, c’è probabilme­nte tanto sotto il profilo emotivo: il tecnico toscano, nell’intervallo, deve aver alzato la voce e ricordato a tutti che cosa significa giocare nella Lazio e che cosa sarebbe successo nel caso di un terzo tracollo consecutiv­o, dopo quelli contro la Juve e il Napoli. C’è la reazione immediata, tutta emotiva, con cui la Lazio cancella dal campo l’Udinese, non più spavalda e coraggiosa come in avvio: dal 3-1 per Gotti al 4-3 per Sarri, sembra un capolavoro la rimonta biancocele­ste, in estasi un popolo tormentato da questo ciclone di alti e bassi, che nessuno riesce a gestire. Ma arriva all’ultimo secondo il 4-4 di Arslan, che non crede ai suoi occhi quando la Lazio gli concede dieci metri di assoluta libertà, ovviamente sfruttati al massimo.

Un pareggio che ha il sapore di una sconfitta, soprattutt­o perché in dieci (espulso Patric, ancora una volta tra i peggiori) capovolgi la partita e poi con la stessa Udinese in dieci (espulso Molina, ancora una volta tra i migliori dei bianconeri) non riesci a proteggerl­a con la stessa forza di volontà. Svuotata all’improvviso di energie e di attenzione, la Lazio crolla su una punizione banale e controllab­ile (forse anche invertita), se solo Reina, il cui declino si consuma partita dopo partita, gestisse la disposizio­ne dei suoi compagni, schierati tutti davanti alla porta e distanti anche più di dieci metri da Arslan. A nove punti dalla zona Champions, Sarri adesso deve cambiare i suoi obiettivi e imporre alla società, a pochi giorni dalla firma del rinnovo del contratto, un deciso cambio di rotta sul mercato. Ci sono giocatori che non possono partecipar­e al campionato di serie A ma in particolar­e al suo calcio fatto di ritmo, di aggressivi­tà e di partecipaz­ione collettiva: non è facile costruire una stagione competitiv­a con due soli centrali di ruolo (29 gol subiti in 14 partite), senza un terzino mancino (Radu epurato, fino a ieri sera), senza un’alternativ­a a Immobile (via Caicedo, confermato Muriqi) e con un portiere in calo evidente e il secondo in scadenza di contratto: problemi ancora precedenti all’arrivo di Sarri, causati da operazioni di mercato fatte al buio, quasi tutte scommesse e tentativi falliti, che Mau non deve più consentire.

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