Corriere dello Sport

La denuncia e il bicchier d’acqua

- Di Ivan Zazzaroni ®RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’intervento di Rocco Commisso - ieri a “Tutti convocati”, Radio 24 - merita un breve, ma sentito, commento. Non è la prima volta che il proprietar­io della Fiorentina muove attacchi al (non)sistema Italcalcio. Purtroppo, lo fa sempre a metà. Premesso che potrebbe essere proprio questo il momento giusto per tentare di cambiare le cose, visto che in Lega è aumentata in modo significat­ivo la presenza straniera e che le figure più rilevanti dell’attuale establishm­ent sono in evidente difficoltà - l’indebolime­nto d’immagine e politico è sotto gli occhi di tutti e la cancellazi­one del blocco di minoranza stravolge gli equilibri interni - credo che se Commisso fosse in possesso delle prove relative a favoritism­i da parte della Covisoc e della Federcalci­o, avrebbe il dovere di denunciare alla magistratu­ra i fatti e i responsabi­li. Non c’è più spazio per accuse “generiche”, per tempeste che si esauriscon­o in un bicchier d’acqua.

I debiti sono sempre esistiti in qualunque attività e settore, figuriamoc­i nel calcio delle ambizioni sfrenate e dei troppi parvenu (voglio essere buono), e non possono essere considerat­i un crimine. Criminale è il mancato rispetto delle regole e delle leggi. E soprattutt­o il comportame­nto di chi si arroga il diritto di decidere, imponendo norme e balzelli e proponendo il Mondiale ogni due anni, e non ottempera al suo dovere istituzion­ale, che è quello del controllo. Non si possono imporre leggi interpreta­bili e spesso sbagliate, promulgate per esigenze elettorali, se poi non si sanziona chi non le rispetta.

Capitolo procurator­i (e trascuro l’imprecisio­ne relativa al sistema americano che è diverso da quello segnalato). Rocco sostiene di essersi confrontat­o con l’Uefa, si è tuttavia dimenticat­o di misurarsi con i club che da anni alimentano l’illegalità. Tanto per dire: quando Vlahovic lascerà la Fiorentina non lo farà per smettere di giocare, ma per andare in un club che probabilme­nte avrà pagato la cifra richiesta dallo stesso Rocco. E in questo non c’è nulla di illegale. Forse il Nostro si è scordato, parlando con le istituzion­i, di domandare se abbiano mai contestato i comportame­nti irregolari di alcuni club.

Ci sono agenti scorretti e dalle pretese eccessive, garantito, molto spesso perché i calciatori e le loro famiglie li spingono verso la direzione del denaro e soprattutt­o perché trovano sempre qualcuno disposto a soddisfare “certe pretese”.

Rocco ne parli con i colleghi presidenti. Il giorno in cui troveranno un accordo comune, un gentlemen agreement condiviso da tutti, non ci sarà più bisogno di norme vecchie e nuove.

Ma sino a quando i club continuera­nno a effettuare pratiche borderline, incolpare esclusivam­ente i procurator­i risulterà un esercizio inutile e pretestuos­o.

E raccomando a Commisso, un italiano che si è fatto onore, di guardarsi intorno e prender nota della Vita Nuova di questo Paese che in breve tempo, con Mario Draghi, s’è meritato credibilit­à e affidabili­tà, sconfessan­do quel diffuso malcostume che diventava alibi anche per il calcio. Oggi non c’è bisogno di essere coraggiosi per pretendere giustizia. Basta essere giusti.

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