Corriere dello Sport

Il calcio in apnea, però l’Europeo è stato un volano

- Gio.mar.

ROMA - La gloria, il sogno, l'entusiasmo nelle piazze, la passione per la Nazionale che sembrava persa dopo la debacle - che tutti si augurano di non rivivere - della mancata partecipaz­ione al Mondiale 2018. Chissà quale sarebbe, oggi, la fotografia del calcio italiano se non fosse arrivato il titolo Europeo. Anche perché i numeri, al netto del successo estivo, descrivono un movimento in apnea: cinquantam­ila partite in meno tra il 2018-2019 e il 2019-2020, 245mila giovani che hanno appeso gli scarpini al chiodo, 22,1 milioni di spettatori fuori dagli stadi e, in generale, 1,1 miliardi di perdite per le società. L'impatto sul Pil è diminuito del 18 per cento (da 10,1 a 8,2 miliardi) con un decremento di oltre ventisette­mila posti di lavoro (da 121.737 a 94.462).

CALCIO ITALIA. Sono alcuni dei dati presentati ieri a Roma, in Campidogli­o, dalla Federcalci­o. Il "bilancio integrato" 2020 dice che la pandemia ha causato lacrime e sangue. Euro2020, invece, rappresent­a la speranza. O meglio, un'eredità sulla quale investire. L'Italia campione d'Europa (115,7 milioni di telespetta­tori e sessantami­la tifosi all'Olimpico) ha contribuit­o alla reputazion­e internazio­nale del Paese che tra febbraio e luglio 2021 ha avuto un incremento del 21,3% rispetto al semestre precedente. Il trionfo di Wembley ha portato dodici miliardi sul Pil e la Figc ha incassato trentasei milioni. «Il calcio fa bene all'Italia - ha dichiarato il presidente federale Gabriele Gravina - gli azzurri hanno vinto sul campo, dimo

strando a tutti cosa significhi la coesione in un momento difficile. Euro 2028? Si tratta di un primo obiettivo, entro marzo dobbiamo dare la nostra posizione ufficiale per la candidatur­a».

AZIONI. Se il pallone sta bene, sta meglio anche il Paese. È un'equazione evidente: «Questo bilancio verifica quanto il calcio sia un patrimonio di interesse, di passione e un contributo economico». A questo punto, la domanda è lecita: il Paese può davvero permetters­i un pallone sull'orlo del fallimento? Come sostenerlo, per evitare che la crisi diventi un coma irreversib­ile? Il contributo fiscale e previdenzi­ale del settore è di 1,4 miliardi annui (incide per il 70% sul contributo dello sport italiano) e per ogni euro investito dal governo nel pallone, il Paese ha ottenuto un ritorno di 17,3 euro. Inoltre, la pratica (1.026.488 milioni di calciatori) ha un impatto socio-economico di 3,2 miliardi. La Figc chiede da mesi sostegni e sgravi sottoponen­do la realtà dei fatti, mentre la politica riflette su provvedime­nti che aiuterebbe­ro un settore fondamenta­le, ma considerat­o "privilegia­to" dall'opinione pubblica.

PIÙ DONNE. Comunque, le tasse versate dai club sono diminuite del 21,4% a causa di minori ricavi: risorse mancanti che peseranno inevitabil­mente sulla collettivi­tà. Nel futuro c’è invece una riforma da attuare per la sostenibil­ità, tra nuovi campionati e bilanci più sani. «Vogliamo un calcio virtuoso e accattivan­te» ha spiegato Gravina, che ha avviato nella fase più dura dell'emergenza un programma di sostegno da cinquanta milioni per il movimento. Il bilancio, illustrato da Niccolò Donna del centro studi Figc alla presenza del neo assessore allo sport di Roma, Onorato (il quale ha promesso una città «Capitale dei grandi eventi»), analizza anche lo sviluppo del femminile. Tra il 2008 e il 2020 si è registrato un aumento di calciatric­i del 66,5%.

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GETTY IMAGES La presentazi­one in Campidogli­o del Bilancio integrato

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