Marotta: Così si penalizza solo l’industria sport
Parla da consigliere federale della A «Sconti fiscali via? Discriminatorio»
Beppe Marotta, nelle vesti di consigliere federale della Serie A più che in quelle di ad dell'Inter, ha criticato la proposta presentata dal senatore del Pd, Tommaso Nannicini, per abolire le agevolazioni fiscali riservate ai calciatori provenienti dall'estero e contenute nel Decreto Crescita. Lo ha fatto attraverso una dichiarazione rilasciata all'Ansa che è stata accolta con favore anche dal vice presidente della Serie B, Adriano Galliani, e dal numero uno della Lega Basket Serie A. La legge, lo ricordiamo, ha portato molti club di tutti gli sport a risparmiare una buona fetta di contributi per quei professionisti (italiani o stranieri; atleti o tecnici) arrivati in Italia con un contratto di almeno due anni. «Si tratta - ha iniziato Marotta - di un emendamento specifico che penalizza solamente l'industria dello sport professionistico. Oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo residuale nel Paese. Il Decreto Crescita è una norma fondamentale a sostegno dello sviluppo economico dell'Italia che riguarda tutti i professionisti provenienti dall'estero. Il regime "impatriati" applicabile ai calciatori si inserisce in un contesto di agevolazioni ben più ampio e ne usufruiscono anche altri sportivi, come ad esempio allenatori e giocatori di basket. Ecco perché non sarebbe neppure corretto parlare di un'agevolazione fiscale specifica per il mondo del pallone. Per i calciatori professionisti la detassazione è pari al 50% e ha dunque una portata addirittura ridotta rispetto alle altre categorie di lavoratori che fruiscono di una detassazione pari al 70% o, in alcuni casi, addirittura al 90%».
RILANCIO. L'emendamento, se passasse, darebbe un'altra spallata al tentativo del nostro calcio di ripartire dopo il Covid: «Ogni giorno lavoriamo per far sì che il campionato italiano torni quanto meno ad essere competitivo con le più importanti leghe europee che da tempo ci hanno surclassato in termini di attrattività e di ricavi. L'eliminazione del regime previsto per i calciatori presenterebbe profili di incostituzionalità in quanto i professionisti dello sport sarebbero l'unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime fiscale. Finirebbero, insomma, per essere discriminati. Siccome siamo perfettamente allineati sulla priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani, si potrebbero mettere a punto alcune misure per rivedere il regime fiscale e renderlo applicabile solo ad un numero massimo di tesserati per club di A e B, ponendo ad esempio quale condizione di ingresso, una soglia salariale minima al di sopra della quale il regime trovi applicazione».