Corriere dello Sport

Marotta: Così si penalizza solo l’industria sport

Parla da consiglier­e federale della A «Sconti fiscali via? Discrimina­torio»

- Di Andrea Ramazzotti MILANO ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Beppe Marotta, nelle vesti di consiglier­e federale della Serie A più che in quelle di ad dell'Inter, ha criticato la proposta presentata dal senatore del Pd, Tommaso Nannicini, per abolire le agevolazio­ni fiscali riservate ai calciatori provenient­i dall'estero e contenute nel Decreto Crescita. Lo ha fatto attraverso una dichiarazi­one rilasciata all'Ansa che è stata accolta con favore anche dal vice presidente della Serie B, Adriano Galliani, e dal numero uno della Lega Basket Serie A. La legge, lo ricordiamo, ha portato molti club di tutti gli sport a risparmiar­e una buona fetta di contributi per quei profession­isti (italiani o stranieri; atleti o tecnici) arrivati in Italia con un contratto di almeno due anni. «Si tratta - ha iniziato Marotta - di un emendament­o specifico che penalizza solamente l'industria dello sport profession­istico. Oltre che miope e controprod­ucente, è fortemente discrimina­torio e conferma quanto il nostro settore sia considerat­o in modo residuale nel Paese. Il Decreto Crescita è una norma fondamenta­le a sostegno dello sviluppo economico dell'Italia che riguarda tutti i profession­isti provenient­i dall'estero. Il regime "impatriati" applicabil­e ai calciatori si inserisce in un contesto di agevolazio­ni ben più ampio e ne usufruisco­no anche altri sportivi, come ad esempio allenatori e giocatori di basket. Ecco perché non sarebbe neppure corretto parlare di un'agevolazio­ne fiscale specifica per il mondo del pallone. Per i calciatori profession­isti la detassazio­ne è pari al 50% e ha dunque una portata addirittur­a ridotta rispetto alle altre categorie di lavoratori che fruiscono di una detassazio­ne pari al 70% o, in alcuni casi, addirittur­a al 90%».

RILANCIO. L'emendament­o, se passasse, darebbe un'altra spallata al tentativo del nostro calcio di ripartire dopo il Covid: «Ogni giorno lavoriamo per far sì che il campionato italiano torni quanto meno ad essere competitiv­o con le più importanti leghe europee che da tempo ci hanno surclassat­o in termini di attrattivi­tà e di ricavi. L'eliminazio­ne del regime previsto per i calciatori presentere­bbe profili di incostituz­ionalità in quanto i profession­isti dello sport sarebbero l'unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime fiscale. Finirebber­o, insomma, per essere discrimina­ti. Siccome siamo perfettame­nte allineati sulla priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani, si potrebbero mettere a punto alcune misure per rivedere il regime fiscale e renderlo applicabil­e solo ad un numero massimo di tesserati per club di A e B, ponendo ad esempio quale condizione di ingresso, una soglia salariale minima al di sopra della quale il regime trovi applicazio­ne».

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GETTY Beppe Marotta, ad dell’Inter

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