«È TEMPESTA STIAMO UNITI»
Spalletti: Mancano il capitano e il comandante però abbiamo alti ufficiali per questa battaglia Mertens con la fascia: ci indicherà la strada
Il tecnico del Napoli affronta l’Atalanta con assenze pesanti: Insigne, Koulibaly, Fabian Manolas, Anguissa e Osimhen Non può neanche andare in panchina perché squalificato
L’Atalanta è la squadra più in forma di quest’ultimo mese di campionato, arriva da quattro vittorie di fila, compresa quella di Torino contro la Juventus, 17 gol fatti, 3 subiti. Una squadra così avrebbe potuto fare anche a meno dell’incredibile agevolazione che il Napoli, suo malgrado, le concederà questa sera al “Maradona”. I cinque titolari assenti nello scontro diretto sono anche i cinque migliori giocatori di Spalletti. Mai vista un’emergenza del genere. Tutti i reparti intaccati e indeboliti: Koulibaly, Anguissa, Fabian Ruiz, Osimhen e Insigne. Proviamo a fare un giochino, a togliere alle altre tre squadre di vertice i primi 5 giocatori divisi per reparto. Inzaghi dovrebbe rinunciare a Bastoni, Brozovic, Barella, Dzeko e Lautaro Martinez; Gasperini perderebbe Palomino, De Roon, Pasalic, Ilicic e Zapata; Pioli oltre a Kjaer (che non ci sarà per quasi tutta la stagione) dovrebbe fare a meno di Tonali, Kessie, Brahim Diaz e Ibrahimovic. A tutti resterebbe davvero poco.
Il problema del Napoli, però, è ancora più ampio. Se Spalletti, a differenza degli altri suoi colleghi, ha deciso di schierare a Reggio Emilia contro il Sassuolo la stessa identica formazione del 4-0 sulla Lazio significa che, al di là di una già iniziata emergenza, è consapevole della differenza fra le prime e le seconde linee del suo organico. Non essendo Mourinho, preferisce non dirlo, ma le sue scelte sono chiare. Se il Milan ha perso Kjaer, può comunque contare su Tomori-Romagnoli, una coppia di difensori centrali di assoluta garanzia, Spalletti invece deve affiancare una riserva pura come Juan Jesus (il quarto centrale della rosa) a Rrahmani, un giocatore che lui stesso aveva promosso titolare dopo le iniziali difficoltà di Manolas. Il quale, peraltro, si aggiunge alla lista degli indisponibili per la partita di stasera. Volendo, o dovendo, fare una sostituzione in difesa, Spalletti dovrà inserire Malcuit sulla fascia destra e spostare Di Lorenzo al centro.
L’intuito e la conoscenza della materia del tecnico toscano avevano portato alla creazione di una straordinaria coppia di centrocampisti, Anguissa e Fabian Ruiz stavano superando ogni aspettativa, con lo spagnolo regista, rifinitore e realizzatore. Al loro posto, Spalletti ha oggi una soluzione profondamente diversa, due elementi con caratteristiche simili, Demme-Lobotoka, nessuno dei due si inserisce come fanno i due titolari, nessuno dei due ha la stessa qualità di Fabian Ruiz, nessuno dei due ha la stessa capacità di recupero-palla di Anguissa. L’unico reparto in cui il Napoli ha alternative di buon livello è l’attacco. Insigne era in buone condizioni, Osimhen di più, ma il rilancio di Mertens come centravanti ha già dato ottimi risultati, mentre sull’esterno Spalletti potrà contare su un giocatore per il quale stravede come Ounas o su Elmas, di solito prima o seconda sostituzione di ogni gara.
Il Napoli è l’unica squadra, delle prime quattro, a dover giocare ancora due scontri diretti: stasera contro l’Atalanta non avrà i cinque suddetti, ma anche il 19 dicembre, contro il Milan a San Siro, mancheranno di sicuro Koulibaly e Osimhen, forse anche Anguissa. Meglio aspettare gennaio? Certo, se non ci fosse la Coppa d’Africa...
Il morale della truppa è alto: «Non ci saranno il capitano e il comandante, cioè Insigne e Koulibaly come diciamo noi scherzando, ma in squadra abbiamo tanti alti ufficiali: Mertens, Di Lorenzo, Mario Rui, Ospina, Zielinski e Rrahmani che è diventato un leader». E se Leonida e i 300 spartani sono diventati leggenda, il generale Spalletti affronterà la tremenda Atalanta con 18 uomini contati. «Beh, più di sedici non posso schierarne». Scherzi e citazioni a parte non è epica la vigilia di Napoli-Atalanta, però è un racconto di calcio puro che il signor Luciano arricchisce di grande realismo e dignità, evitando di bagnare con lacrime facilissime l'impietoso resoconto degli indisponibili: il momento è davvero difficile per la prima volta da quando è azzurra la sua vita, ma la sfida di oggi è troppo importante: i tre punti farebbero la differenza e non c'è tempo di pensare agli assenti. «Ogni partita è un viaggio verso l'ignoto: con questi tempi così ravvicinati, gli infortuni capitano. Non sai mai cosa può succedere». E ancora: «Dobbiamo avere fisso in testa come un chiodo che noi siamo il mezzo per raggiungere la nostra felicità e di tutti quelli che ci vogliono bene». E per finire: «L'Atalanta favorita? Non me ne frega niente dire chi è favorito. M'aspetto che la squadra faccia di tutto per vincere». Anche se lui non sarà in trincea ma in tribuna, a causa della squalifica: «Mi disturba e mi dispiace, faccio fatica a sopportarla: vengo cancellato dal mio mondo. Io amo stare dentro la partita, vivo per fare l'allenatore e stare vicino alla squadra». E si vede.
TESTA ALTA. E allora, piovono problemi: con la resa di Fabian e Insigne, la lista degli indisponibili sale a sette considerando le assenze già certificate di Anguissa, Koulibaly, Osimhen, Manolas e Zanoli (ancora positivo). Un diluvio di guai seri, altroché, ma
Spalletti cammina sempre a testa alta: non si lamenta, non si piange addosso e preferisce la concretezza. «Siamo sotto tempesta perché oltre agli infortunati c'è stato anche il Covid, però si sceglie con quelli che restano: la cosa fondamentale è stare uniti a protezione della squadra. Una squadra che ha già dimostrato nelle difficoltà quanto ha a cuore questa maglia: faccio i complimenti a tutti per la disponibilità». E poi rilancia: «Non c’è occasione migliore per capire se ci si lascia spaventare o si vogliono trovare nuove energie e risorse. Bisogna vedere se conduci la partita o diventi
un passeggero: l'Atalanta ti può portare a sbattere dove vuole».
STRATEGIA E MEMORIA. In pillole tattiche: «È il palleggio a fare la differenza, il settore centrale: dobbiamo gestire il possesso più che possiamo, altrimenti è inevitabile farsi schiacciare». Il tema sembra scritto: appunto, sembra. Perché il generale Luciano va giù di strategia: «Non chiedetemi nulla, significherebbe dare altre indicazioni di formazione a Gasperini che è molto bravo e sa già tutto. Teniamole per noi». Piccole eccezioni sono ammesse: «Mi è dispiaciuto non aver avuto Ounas a disposizione in questo periodo, ma ora è pronto: lui, come Juan Jesus, ha tanta forza. E la forza sarà fondamentale: se guardo l'Atalanta faccio fatica a trovare uno sotto il metro e novanta, ma si può avere più forza anche se fisicamente si è meno prestanti». Ecco perché lui allena mente e corpo: «Ho ricordato ai ragazzi cos'hanno fatto finora e ho detto che non devono farsela ribaltare da nessuno: gli spaventatori, quelli che fanno i tifosi delle altre squadre, te la riportano a sfavore. Noi, però, dobbiamo sapere bene cosa abbiamo fatto: un buon calcio e tanti risultati con una discreta classifica, ma qualcuno vorrebbe metterci in una posizione differente. Siamo partiti con l'obiettivo Champions: strada facendo, vedremo che direzione prenderà il viaggio».
«Nel nostro stadio i tifosi saranno fondamentali con la loro spinta»
LUI&DRIES. Oggi, in attesa del ricorso contro la squalifica di due giornate rimediata dopo l'espulsione con il Sassuolo, andrà in tribuna. «Dico sempre ai calciatori di non cadere nelle provocazioni degli avversari, di accettare un errore arbitrale e di tenere un certo comportamento: quanto è accaduto è la concretizzazione di ciò che non si deve fare e quindi pagherò una multa alla squadra. Bisogna sapersi trattenere davanti all'ingiustizia come fanno gli arbitri quando sbagliamo noi». In panchina andrà il suo vice, Domenichini, mentre in campo la guida sarà Mertens: «Sarà il capitano: ci deve indicare la strada». E tutto intorno, la gente. I tifosi: «Il nostro stadio diventa fondamentale». Parola ai trentamila.