Corriere dello Sport

Irma Testa fa coming out: «Il bronzo è il mio scudo»

«Per alcuni l’omosessual­ità è ancora un’imperfezio­ne. Molti sportivi tacciono e si nascondono»

- Di Erika Primavera ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Inseguire la perfezione, quel vestito bellissimo che ci possiamo cucire sul corpo e ci esalta nelle forme, ci fa stare bene. Ma più che allo specchio, la corsa è su come ci viene riflessa dagli altri la nostra immagine. Lo sport non fa eccezione, anzi. «Ai campioni si chiede di essere perfetti. E per molti l'omosessual­ità è ancora un'imperfezio­ne». La vita è quello che ti capita mentre sei impegnato in altri progetti, diceva John Lennon. E così, mentre Irma Testa diventava la prima pugile italiana a vincere una medaglia ai Giochi Olimpici, mentre si dannava l'anima per realizzare il suo sogno prendendo a pugni il mondo, la vita le voleva piazzare un bel gancio sul cuore. Ma lei ha detto no. Come non ha paura di soffrire sul ring, ora non ha più paura senza i suoi guantoni.

SCUDO DI BRONZO. «Per timore di intaccare la propria immagine tanti sportivi tacciono e si nascondono. Anche per me è stato così fino a pochi mesi fa», racconta Testa in una lunga intervista a Vanity Fair in cui ha trovato la voglia di svelarsi, senza più essere travolta dalle preoccupaz­ioni. Lo ha fatto dopo che per anni il suo volto più vero era stato consegnato e messo al sicuro solo nelle mani e negli occhi delle persone più vicine. A loro Irma non ha mai mentito, ma dopo il 31 luglio 2021 ha scelto di dirlo a tutti. La medaglia di bronzo di Tokyo «è diventata il mio scudo: ora che la Irma atleta è al sicuro, la Irma donna può essere sincera». Il timore era gigantesco e al tempo stesso trascurabi­le. «Temevo che la gente mi vedesse gareggiare e pensasse 'Ah guarda, c'è quella così', invece di dire 'che brava!'. Sacrifici e talento riassunti in una parola che con il ring non ha nulla a che vedere. «Lo faccio in un momento in cui esporsi è diventato fondamenta­le. Se io mi sono sentita protetta e al sicuro in tutti questi anni è stato per la corazza che mi porto addosso. Ma non tutti sono così. Ci sono persone che soffrono per le discrimina­zioni, che sono vittime di bullismo, che non riescono a costruirsi una vita perché non sanno come relazionar­si con una società che è loro ostile. Io non posla

so fare molto ma posso, dicendo la verità su me stessa, dire anche che nulla è sbagliato».

ETICHETTE. Per se stessa la pugile di Torre Annunziata, che il prossimo 28 dicembre compirà 24 anni, non ha una definizion­e. Almeno non una sola. «Non dico che sono lesbica perché nel mio futuro può esserci anche un uomo». Esiste la parola giusta? E' fondamenta­le che esista? «Le etichette è giusto che ci siano: per fare che le cose diventino normali bisogna prima passare dalle etichette. Ma io non le uso perché a me non piacciono». Con la famiglia un solo senso di colpa. E non riguarda il sesso del

persona di cui si è innamorata in passato, ma ha il nome di Lucia, sua sorella. «Si era appassiona­ta al pugilato prima di me, ma ha dovuto smettere per andare a lavorare, perché in casa uno stipendio solo non bastava. Era lei a darmi i soldi del treno venire ad allenarmi con la Nazionale ad Assisi. Non mi ha mai detto niente, ma io mi sento ancora molto in colpa con lei». Irma Testa, soprannome Butterfly. Un'immagine che evoca leggerezza e che invece, per troppo tempo, ha portato sulle ali il peso delle parole non dette. «Mi è capitato di parlare, anche pubblicame­nte, delle persone che ho amato cambiandon­e il genere. E questo mi ha dato dispiacere. Per me, ma soprattutt­o per loro che, leggendo o ascoltando le mie parole, potevano sentirsi offese, ferite, invisibili». Ma ora basta nasconders­i: «Come mi sento? Sollevata». La sensazione che resta è la libertà. Dire, fare, amare. Come vogliamo.

«Lo faccio perché esporsi è diventato molto importante per tutte le donne»

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Irma Testa, 23 anni, sul ring alle Olimpiadi di Tokyo

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