Corriere dello Sport

Mourinho «Roma nulla in attacco»

Il tecnico accetta il ko («Inter più forte di noi in condizioni normali, così lo è di più») ma lancia anche frecciate «E avevamo un’organizzaz­ione difensiva debole, ma non si può prendere il primo e il terzo gol in quel modo: ridicolo»

- Di Roberto Maida ROMA

Blackout totale in campo, blackout parziale fuori. Dopo aver annullato la conferenza della vigilia, José Mourinho insiste con lo sciopero mediatico limitandos­i a una sola risposta, prima in tv e poi in sala stampa. Nella serata «emozionale» che gli riportava alla mente i dolci ricordi del triplete, Mourinho sembra addirittur­a rassegnato alla chiusura del cerchio. Che abbia incassato tre gol dall’Inter in un solo tempo, tre quanti furono i trofei del 2020, è quasi una beffa del destino. La sua Roma, questa Roma, sta peggiorand­o partita dopo partita: da 13 anni non perdeva 7 delle prime 16 giornate di campionato. Ma questa non è stata sempliceme­nte una sconfitta, è stata una resa preventiva. «Mi scuso con la gente a casa, che magari potrebbe avere interesse a conoscere le mie valutazion­i premette - ma voglio fare solo una breve analisi».

INFERIORIT­À. Forse potrebbe scusarsi anche con i tifosi, fantastici, che hanno cantato fino alla fine nonostante il capo chino e non meritavano di uscire umiliati dall’avversario. Invece Mourinho, che ha ricevuto il sostegno pubblico di Tiago Pinto, va oltre: «L’Inter è più forte di noi in condizioni normali, obiettivam­ente, perché parte da 29 punti in più dello scorso anno. In queste condizioni poi è molto più forte. Tra Covid, infortuni e squalifich­e avevamo troppi limiti per contrastar­la. In campo c’era un potenziale offensivo praticamen­te nullo, visto che ho perso anche Carles Perez per un infortunio muscolare». Da qui la bizzarra decisione di schierare una linea di cinque difensori puri, con Ibañez a destra: «Speravo di fare gol alla prima opportunit­à, in modo chirurgico. Ne abbiamo avute tre, di cui due sullo 0-0, e non le abbiamo sfruttate».

CROLLO. Poi, la catastrofe. Aperta dal calcio d’angolo di Calhanoglu passato tra le gambe di Rui Patricio: «Avevamo un’organizzaz­ione difensiva debole. Ibañez non è un terzino, Viña non giocava da tanto, ma non si può prendere gol come è successo sul primo, che è ridicolo, e sul terzo gol, che è altrettant­o ridicolo. Non me l’aspettavo». L’atteggiame­nto conservati­vo, per non dire remissivo, non ha pagato, perché l’Inter ha fatto il comodo proprio dopo una buona partenza della Roma: «Non potevamo pressare alto. Come fai a pressare alto se hai così tanti problemi dietro?». Qui Mourinho sottolinea con un concetto non elegantiss­imo la differenza tra un allenatore e un giornalist­a: «Capisco il vostro lavoro e le vostre domande. Ma il nostro è molto più difficile. Per questo prendiamo tanti soldi in più di voi».

SARCASMO. Inevitabil­e un riferiment­o all’arbitraggi­o: «Di Bello è andato bene e ovviamente non ha influito in alcun modo sul risultato. Però devo constatare che siamo la squadra più indiscipli­nata d’Italia. Mancava solo il giallo a Cristante, che era diffidato come Zaniolo e Mancini. Ma devo già prepararmi per la prossima partita contro lo Spezia: Cristante sarà ammonito e non potrà giocare contro l’Atalanta...».

Sarcasmo sull’arbitro «Di Bello è andato bene, però manca un giallo a Cristante»

CAREZZA. In un sabato così avvilente, ha concesso mezz’ora a Edoardo Bove e il debutto in Serie A a Cristian Volpato, sotto gli occhi di Totti che era in tribuna (applauditi­ssimo) e che gli fa da manager. Nel complesso, Mourinho assolve i suoi: «Ho avuto tante sconfitte, tanti problemi, ma con questi ragazzi non rie

sco ad avere un feeling negativo. Loro danno tutto. E quando dai tutto non sei obbligato a fare di più. Mi sento solidale con il gruppo. Ora pensiamo alla partita di giovedì a Sofia, che dobbiamo vincere anche se forse non servirà a niente, e poi allo Spezia, senza Mancini, Zaniolo, Pellegrini e non so quanti altri. Cercheremo di tornare a vincere dopo due sconfitte di fila». Ce ne sarebbe un enorme bisogno anche se certe scoppole, soprattutt­o per come vengono, lasciano il segno.

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GETTY IMAGES Un duello fra Gianluca Mancini (25 anni) e Ivan Perisic (32 anni)

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