SOFIA un’altra perla da regina
Trionfa ancora in Canada con distacchi irreali sulle rivali. «Ora parte la sfida al superG, perché il vero passo verso l’alto sta in quella disciplina»
A Lake Louise la Goggia bissa il successo di venerdì: è la sesta vittoria consecutiva ottenuta in discesa di Coppa del Mondo
Cambiano le condizioni meteorologiche a Lake Louise, ma non il risultato. D’altronde, quando Sofia Goggia si presenta al cancelletto di partenza di una discesa dallo scorso 19 dicembre a questa parte sa fare soltanto una cosa: vincere.
Sono 6, infatti, le affermazioni consecutive negli ultimi 12 mesi dell’incredibile finanziera bergamasca nella «sua» libera, la disciplina a cui ha dichiarato amore eterno dopo essersi laureata campionessa olimpica nel febbraio del 2018 a PyeongChang e a cui rinnova il voto ogni volta che si mette addosso il pettorale e si lancia in picchiata giù dalle piste di tutto il pianeta.
DUE VOLTE. Fino a questo fine settimana non aveva mai vinto sulle nevi canadesi: tra venerdì e ieri l’ha fatto due volte in altrettante gare, come le grandi del passato, tra cui l’amica Lindsey Vonn, rifilando sempre distacchi siderali a tutte le rivali. L’ultima ad arrendersi è stata ancora Breezy Johnson, proprio come nella prima fatica, che ha pagato 84/100 centesimi di ritardo. A 98, invece, si è fermata la svizzera Corinne Suter, terza.
ALTRE. Le altre? Staccate di oltre un secondo, a sancire il dominio assoluto della regina Sofia. Ha fatto 13 la nuova padrona della velocità, come le vittorie in Coppa del Mondo collezionate in carriera, 10 delle quali arrivate in discesa, soltanto due in meno del record italiano nella disciplina più adrenalinica griffato Isolde Kostner (12).
Non diteglielo però. «Non faccio paragoni di questo tipo, apparteniamo a due generazioni diverse. Cerco semplicemente di dare il mio meglio in ogni situazione, i conti li faremo a fine carriera».
RISORTA. L’infortunio di febbraio su quella maledetta pista di trasferimento a Garmisch le ha tolto la possibilità di disputare i Mondiali di casa nell’amata Cortina, una mazzata che avrebbe tirato giù persino un gigante. Ma non questa Goggia, un’araba fenice delle nevi, capace di risorgere mostrando la stessa tenacia di due campionesse dello sport italiano come Deborah Compagnoni e Federica Pellegrini. Come le illustri olimpioniche azzurre che ricorda, Sofia avrebbe potuto mollare in mille occasioni, ma non l’ha fatto, superando infortuni e momenti difficili con una forza d’animo che ora l’ha trasformata nella miglior Goggia di sempre, quella chimera che lei ha sempre inseguito nella ricerca dell’auto-perfezionamento continuo.
Nonostante una neve più lenta rispetto al giorno precedente, ha sprigionato una velocità supersonica anche ieri e, pur avendo qualche piccola difficoltà in più nella primissima parte del tracciato, ha pennellato ancora una volta coi suoi sci linee impossibili per tutte le rivali, che hanno
fatto lievitare, intermedio dopo intermedio, il suo vantaggio fino all’abissale divario conclusivo. «Only the brave» ha ripetuto ancora una volta appena tagliato il traguardo, con un’espressione un po’ meno convinta rispetto a quella di venerdì che però, col passare dei minuti, è divenuta sempre più sorridente fino alla festa tutta azzurra del podio.
Il suo immenso coraggio l’ha portata ancora lassù, sul gradino più alto. «È stata una gara disputata in condizioni totalmente diverse rispetto a venerdì. La pista era forse più bella, perché è stata ben lisciata, ma con una visibilità del genere era più difficile leggere il terreno - racconta rivivendo la discesa vincente - Infatti, già alla terza curva non sono riuscita a tirarla bene, tanto che qualche decimo l’ho lasciato per strada, poi ho controllato altre porte per non commettere errori. Sono stata brava da metà in giù. Sono molto contenta soprattutto perché Lake Louise non è un tracciato che si addice così tanto alle mie caratteristiche, ma quest’anno è un po’ più mossa. Non mi aspettavo due risultati del genere alla vigilia, mi sentivo fra le candidate alla vittoria, ma non di così tanto».
Poi rilancia: «Adesso parte la sfida al superG, perché il vero passo verso l’alto sta in quella disciplina, ho già dimostrato in passato di avere vinto due discese consecutive e poi essermi perduta in supergigante. È successo in Val d’isère, a St. Anton e Crans Montana. È la mia nuova sfida».
«Niente paragoni con la Kostner: siamo di due generazioni diverse»