Bloomberg: Suning cerca di monetizzare
Si torna a parlare di cessione dell’Inter (o di una quota) o dell’ingresso di un nuovo socio
Si torna a parlare dopo mesi di cessione dell’Inter o almeno di una quota di minoranza. Lo fa Bloomberg citando fonti vicine al dossier, alludendo alla possibile ristrutturazione delle attività di Suning in patria per la quale sarebbe stato incaricato un advisor. L’Inter potrebbe essere tra gli asset da monetizzare. Non è chiaro se ciò preluda alla cessione di una quota o all’ingresso di un terzo nel club attraverso una ricapitalizzazione: quest’ultima ipotesi non porterebbe risorse al gruppo cinese, ma consentirebbe di gestire i fabbisogni finanziari futuri dell’Inter senza costringerlo a intervenire.
A dispetto delle dichiarazioni ufficiali, l’ipotesi di cedere l’Inter non è mai tramontata perché l’impegno in un progetto difficile, in un contesto di mercato complesso e in una fase storica travagliata della vita del gruppo Zhang, non sembrano funzionali. Archiviata la Superlega, l’ipotesi di condurre l’avventura senza altri investimenti pare ottimistica. L’Inter ha condotto un mercato altamente produttivo, realizzando 180 milioni dalla cessione di due calciatori senza che la competitività ne risentisse, grazie a scelte tecniche rivelatesi azzeccate. Tuttavia, la gestione ordinaria resta in disavanzo per dinamiche strutturali, soprattutto per la necessità di colmare il gap tecnico con club internazionali più avanti nel fatturato. La crescita dei ricavi richiede anni, investimenti e dedizione.
L’ipotesi di un progetto sostenibile, cioè equilibrato tra entrate e uscite grazie al supporto del player trading è suggestiva e pare anche sostenuta dal management che riconosce la necessità di riportare i conti in equilibrio. Tuttavia, non passa attraverso l’ingresso di nuovi soci. anche se ogni opportunità dovrebbe essere sfruttata. Abbiamo sempre manifestato perplessità sulla possibilità di cedere la minoranza: difficile che un investitore finanziario accettei di impegnare capitali in un club in perdita lasciando le leve decisionali alla proprietà che lo ha governato in questi anni, prima di verificare che il riequilibrio finanziario funzioni conciliandosi con un’adeguata competitività. Lo dice la logica e l’esperienza del mercato finanziario: partecipazioni minoritarie sono state acquistate laddove il sentiero di crescita di valore dell’investimento era tracciata e l’Inter non è ancora avanti in questo percorso.
L’ostacolo maggiore alla cessione pare essere stato rappresentato finora, a detta di molti, dalle aspettative troppo elevate di Zhang: oltre un miliardo per gli attivi (incluso il debito). Tale valore non pare realistico. La Juve ha 1,05 miliardi di capitalizzazione con un aumento di capitale in pancia (scontato dal mercato) che pareggia a grandi linee il debito, quindi un multiplo approssimativo di 2,5 volte il fatturato. A multipli simili l’Inter varrebbe intorno a 850 milioni, inclusi 300-350 di debiti. Zhang ne incasserebbe circa 350 per il 68% ma dovrebbe liquidare il socio di minoranza (170 milioni). In ogni caso, se le sue azioni sono in pegno a Oaktree a garanzia del finanziamento da 275 milioni con cui ha recentemente iniettato 75 milioni nell’Inter, diverrebbe necessario svincolare dal pegno il pacchetto di maggioranza. Insomma, operazione complicata perché gli rimarrebbe assai poco.
Ipotesi di cessione a gruppi arabi sono state risolutamente smentite dal management nerazzurro negli ultimi mesi. Scenario più probabile pare oggi il rifinanziamento del debito da 375 milioni in scadenza, magari trovando anche qualcuno che sostituisca Oaktree, ma sono tutte ipotesi da verificare.