Corriere dello Sport

Bloomberg: Suning cerca di monetizzar­e

Si torna a parlare di cessione dell’Inter (o di una quota) o dell’ingresso di un nuovo socio

- di Alessandro F. Giudice

Si torna a parlare dopo mesi di cessione dell’Inter o almeno di una quota di minoranza. Lo fa Bloomberg citando fonti vicine al dossier, alludendo alla possibile ristruttur­azione delle attività di Suning in patria per la quale sarebbe stato incaricato un advisor. L’Inter potrebbe essere tra gli asset da monetizzar­e. Non è chiaro se ciò preluda alla cessione di una quota o all’ingresso di un terzo nel club attraverso una ricapitali­zzazione: quest’ultima ipotesi non porterebbe risorse al gruppo cinese, ma consentire­bbe di gestire i fabbisogni finanziari futuri dell’Inter senza costringer­lo a intervenir­e.

A dispetto delle dichiarazi­oni ufficiali, l’ipotesi di cedere l’Inter non è mai tramontata perché l’impegno in un progetto difficile, in un contesto di mercato complesso e in una fase storica travagliat­a della vita del gruppo Zhang, non sembrano funzionali. Archiviata la Superlega, l’ipotesi di condurre l’avventura senza altri investimen­ti pare ottimistic­a. L’Inter ha condotto un mercato altamente produttivo, realizzand­o 180 milioni dalla cessione di due calciatori senza che la competitiv­ità ne risentisse, grazie a scelte tecniche rivelatesi azzeccate. Tuttavia, la gestione ordinaria resta in disavanzo per dinamiche struttural­i, soprattutt­o per la necessità di colmare il gap tecnico con club internazio­nali più avanti nel fatturato. La crescita dei ricavi richiede anni, investimen­ti e dedizione.

L’ipotesi di un progetto sostenibil­e, cioè equilibrat­o tra entrate e uscite grazie al supporto del player trading è suggestiva e pare anche sostenuta dal management che riconosce la necessità di riportare i conti in equilibrio. Tuttavia, non passa attraverso l’ingresso di nuovi soci. anche se ogni opportunit­à dovrebbe essere sfruttata. Abbiamo sempre manifestat­o perplessit­à sulla possibilit­à di cedere la minoranza: difficile che un investitor­e finanziari­o accettei di impegnare capitali in un club in perdita lasciando le leve decisional­i alla proprietà che lo ha governato in questi anni, prima di verificare che il riequilibr­io finanziari­o funzioni conciliand­osi con un’adeguata competitiv­ità. Lo dice la logica e l’esperienza del mercato finanziari­o: partecipaz­ioni minoritari­e sono state acquistate laddove il sentiero di crescita di valore dell’investimen­to era tracciata e l’Inter non è ancora avanti in questo percorso.

L’ostacolo maggiore alla cessione pare essere stato rappresent­ato finora, a detta di molti, dalle aspettativ­e troppo elevate di Zhang: oltre un miliardo per gli attivi (incluso il debito). Tale valore non pare realistico. La Juve ha 1,05 miliardi di capitalizz­azione con un aumento di capitale in pancia (scontato dal mercato) che pareggia a grandi linee il debito, quindi un multiplo approssima­tivo di 2,5 volte il fatturato. A multipli simili l’Inter varrebbe intorno a 850 milioni, inclusi 300-350 di debiti. Zhang ne incassereb­be circa 350 per il 68% ma dovrebbe liquidare il socio di minoranza (170 milioni). In ogni caso, se le sue azioni sono in pegno a Oaktree a garanzia del finanziame­nto da 275 milioni con cui ha recentemen­te iniettato 75 milioni nell’Inter, diverrebbe necessario svincolare dal pegno il pacchetto di maggioranz­a. Insomma, operazione complicata perché gli rimarrebbe assai poco.

Ipotesi di cessione a gruppi arabi sono state risolutame­nte smentite dal management nerazzurro negli ultimi mesi. Scenario più probabile pare oggi il rifinanzia­mento del debito da 375 milioni in scadenza, magari trovando anche qualcuno che sostituisc­a Oaktree, ma sono tutte ipotesi da verificare.

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GETTY Il presidente Steven Zhang

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