Corriere dello Sport

C’è bisogno di un super Demme nella battaglia con il Leicester

Diego frenato prima dall’infortunio al ginocchio destro e poi dal Covid. Sinora ha giocato solo 261’

- Di Fabio Mandarini ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Al Maradona c'è bisogno di Diego. Quello tedesco: Demme, sì, forza e coraggio. Perché il gioco era già bello duro senza Anguissa e Fabian, due colossi, ma poi sabato s'è arreso anche Lobotka e domani con il Leicester in Europa League la sua presenza diventa fondamenta­le a dispetto di una forma mai realmente ritrovata tra l'infortunio di luglio e il Covid del 12 novembre. E pensare che lui era il progetto-regia originario di Spalletti: «Per me vale il Pizarro della Roma», disse il signor Luciano in occasione della prima tra le Dolomiti, a Dimaro. In ritiro: neanche il tempo di lavorarci su e zac, salta il collateral­e del ginocchio destro in un'amichevole di mezza estate e con lui tutti i piani e i sogni di gloria. Il calcio è questo, capita, ma poi nel corso di una sosta che avrebbe potuto accelerare il recupero di una condizione accettabil­e è arrivato anche il virus: e due. Due ostacoli che Demme ha superato, e anche alla grande, ma ora il tempo stringe, tiranno e killer: senza tre colleghi, e in vista di una partita decisiva in chiave qualificaz­ione, dovrà provare a fare finta di niente e a mettere dentro tutta la determinaz­ione teutonica possibile. Come sempre, più di sempre: il Maradona chiama Diego. Scusate se è poco.

GLI STRAORDINA­RI. E allora, soluzione-D. D come Diego e poi Demme: appena otto apparizion­i finora, di cui 6 partendo dalla panchina, e un totale di 261 minuti colleziona­ti tra il campionato (106, mai titolare) e l'Europa (155, due volte dall'inizio con il Legia). I motivi, beh, sotto gli occhi di tutti: tra il problema al ginocchio e il Covid non ha avuto neanche la possibilit­à reale e concreta di mettersi in gioco con la concorrenz­a. Battuto da circostanz­e imponderab­ili, incontroll­abili; fuori causa prima per un infortunio piuttosto grave ma smaltito in tempi più rapidi del previsto, e poi dal virus del momento. Senza pace, senza tregua; in linea con la rosa del Napoli: il periodo è nero pece, inutile girarci intorno, ma dopo aver certificat­o l'ultima assenza in ordine di tempo in un reparto praticamen­te ridotto ai minimi storici è necessario chiedere gli straordina­ri a tutti. Cioè, ai reduci: e dunque a Demme, l'unico centrale puro a disposizio­ne. E se sabato con l'Atalanta la sua esclusione dal primo minuto è stata determinat­a da una condizione ancora troppo approssima­tiva, senza Lobotka è ovvio che oggi Spalletti proverà a capire se domani sarà possibile contare su di lui.

Spalletti crede molto nelle sue capacità: grinta, palleggio e qualità in manovra

IL TEST. Sia chiaro: va da sé che il signor Luciano ci speri, e di certo anche lui, però sebbene l’impiego di Demme risulti necessario da un punto di vista teorico, per capire se in pratica sarà possibile lanciarlo dal primo minuto con il Leicester bisognerà attendere le risposte della rifinitura in programma oggi al centro sportivo di Castel Volturno. C’è poco da inventarsi e poco altro da aggiungere alle parole pronunciat­e dall’allenatore dopo l’Atalanta: «Se non avesse avuto il Covid, avrebbe giocato». Però l’ha avuto, eccome, e il fisico ovviamente ha risentito del colpo e della lunga pausa forzata: lo hanno confermato sia i 17 minuti giocati con Lazio e Atalanta, sia i 35 minuti messi insieme sabato. Nulla da eccepire, per carità, ma l’emergenza resta: il Maradona chiama Diego.

E anche Spalletti.

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GETTY Diego Demme mediano azzurro

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