Ecco perché il dissesto sembra inevitabile
Amolti il personaggio Ferrero risulta simpatico: ha la battuta pronta che suscita risate con espressioni grevi, ma non c’è nulla da ridere in una vicenda che rischia di travolgere un club storico perché, del complesso quadro finanziario in cui versa la Samp, le vicende giudiziarie del presidente (dimissionario) sono l’ultimo tassello. Già il bilancio 2020 mostrava una crepa paurosa, edulcorata da operazioni contabili che hanno solo rinviato le perdite rendendo oggi il dissesto assai realistico. Se la perdita ufficiale diceva 14,7 milioni (su 75 di ricavi) quella reale era almeno 51 al netto di accorgimenti contabili consentiti da bizzarri decreti di emergenza. La società ha infatti sospeso l’ammortamento della rosa spostando 36 milioni di costi al futuro. Per attutire poi gli effetti, comunque pesanti, della perdita sul patrimonio netto, la Samp ha usufruito anche del cosiddetto Decreto Agosto che consentiva di rivalutare contabilmente gli asset immateriali. Sono stati quindi modificati i valori di marchio, library e concessioni sui terreni del centro sportivo per 56 milioni. Al 31 dicembre la Samp aveva 75 milioni di patrimonio netto, di cui all’attivo 56 di valori rivalutati (non dunque ricchezza finanziaria), 3.2 di imposte anticipate e 18 milioni di crediti verso società di Ferrero il cui recupero è arduo da pronosticare.
Nel primo semestre 2021 la Samp ha già maturato 20 milioni di perdita che eroderanno di più il patrimonio, indice di una dinamica economica in continuo avvitamento, come accade quando si rinvia le perdite al futuro. Sul fronte finanziario, il club ha ricevuto 30 milioni di finanziamenti erogati con garanzia Sace per l’emergenza Covid, il cui rimborso è dovuto in tempi molto brevi. Malgrado la robusta iniezione di debito, ha incrementato i debiti per ritenute e contributi previdenziali. Parte dei mutui (5 milioni) pare essere stata rimborsata con ulteriori 16 milioni di finanziamenti, portando a 36 l’esposizione che andrebbe estinta tra poche settimane. Con quali mezzi, non è dato sapere perché con Ferrero sottoposto a misure cautelari per reati fallimentari, un apporto dell’azionista è difficile.
La Samp potrebbe essere salvata da un cavaliere bianco ma non risultano oggi trattative in corso e lo stesso Ferrero ha sempre smentito ogni illazione sull’eventuale cessione del club. Peraltro, occorre riflettere sulla convenienza per un potenziale compratore di impegnare risorse nell’acquisto di una società con un patrimonio netto inflazionato da operazioni di rivalutazione contabile e 200 milioni di asset immateriali all’attivo, di cui ben 120 nella rosa. Se consideriamo che il Milan capolista ha 159 milioni di valore contabile dei cartellini, cifre tanto consistenti potrebbero limitare la generazione di plusvalenze, soprattutto mentre i fari di Covisoc e procure limiteranno finalmente quelle fasulle. Il problema della Samp è proprio il crollo del player trading: 52 milioni nel 2019, 14 nel 2020. Con ricavi da stadio minuscoli (5 milioni pre-Covid) e quelli commerciali altrettanto modesti, restano i diritti tv (una quarantina di milioni) con cui non si coprono i costi. Per un club come la Samp, la capacità di monetizzare il valore creato con la crescita tecnica dei calciatori diventa essenziale ma le condizioni di mercato ne limitano la possibilità. Il vero miraggio sarebbe l’arrivo di un compratore.