Corriere dello Sport

«Conta molto la prevenzion­e i programmi funzionano»

Della Villa (Isokinetic): «Un infortunio tipico»

- Di Giorgio Burreddu ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Francesco Della Villa, direttore del Centro Studi Isokinetic, cosa possiamo dire dell’infortunio di Federico Chiesa?

«La prima cosa è che il ragazzo ha ottime possibilit­à di recupero. Il tempo medio di ritorno in squadra per questo tipo di infortunio è di circa 6 mesi e mezzo, 192 giorni. Per un ritorno al match completo la media è di 8 mesi. Io penso sia giusto che il calciatore faccia un recupero completo, ben fatto. Il tempo si misurerà solamente dopo».

Ci parli della dinamica.

«Un infortunio piuttosto tipico per il calcio: prima un tackle diretto a livello del ginocchio, lì probabilme­nte c’è stato un primo episodio. Successiva­mente, abbiamo visto quella che è stata una conseguenz­a dell’instabilit­à a livello del ginocchio: in un cambio di direzione si vede un movimento anormale della tibia. Il pattern è abbastanza tipico».

Niente spareggi per i Mondiali? A marzo ci sarà la sfida contro la Macedonia.

«Le partite di qualificaz­ione non le farà, questo è ovvio. Invece un recupero per i Mondiali è possibile. Anzi, è più che auspicabil­e. Ma tutto dipende da come recupererà e sarebbe un errore affrettare i tempi. Se sarà recuperato per novembre 2022, bene, tutti contenti. Ma è più importante la sua carriera, Chiesa è molto giovane».

Come avviene questo infortunio nei calciatori?

«Come Isokinetic abbiamo pubblicato il più grande studio di videoanali­si: 134 infortuni consecutiv­i di questo tipo e abbiamo visto che nell’88 per cento dei casi essi avvengono senza un contatto diretto con l’avversario, prevalente­mente in azioni di tipo difensivo, con il

ginocchio che cade verso l’interno. La cosa interessan­te è che, contrariam­ente alla nostra ipotesi di partenza, avvengono nella maggior parte dei casi, cioè i due terzi, nei primi 45’ minuti di gioco».

L’età incide sul rischio?

«Il picco di lesione al crociato di tutta la popolazion­e avviene dopo il picco di crescita: a 1516 per le ragazze, 17-19 per i ragazzi. Per i calciatori conta l’esposizion­e. E se andiamo a vedere la prevalenza di chi ha subito questo infortunio, troviamo ultratrent­enni perché ovviamente hanno avuto una esposizion­e maggiore, hanno fatto più partite. Più o meno, un 10% dei calciatori ha un infortunio al crociato».

Si gioca troppo? «L’infortunio di Chiesa non sembra dovuto a questo. Ovviamente, come abbiamo visto nei mesi scorsi con altre tipologie di stop, se aumenti l’esposizion­e vedrai più infortuni. C’è un delicato equilibrio da ottenere, che andrà ricercato nei prossimi anni. Serve maggiore attenzione alle performanc­e sostenibil­i e alla prevenzion­e».

Ecco, quanto conta la prevenzion­e?

«I programmi di riduzione degli infortuni funzionano. E se applicati correttame­nte riducono del 50% gli infortuni al legamento crociato anteriore. La metà. Questa è un’evidenza chiara, assodata. C’è bisogno di scienza applicata, di conoscenza profonda. I programmi di prevenzion­e sono come il vaccino».

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Francesco Della Villa, 33 anni
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