Bastoni e Skriniar braccetto di ferro
Ai pilastri del muro difensivo dell’Inter ora Inzaghi chiede molto di più: le sovrapposizioni sulle fasce e gli inserimenti in area da mezzala Una metamorfosi che fa la differenza
L’atteggiamento della linea a tre è la grande differenza rispetto all’era Conte
La verità è che non c’è nulla di casuale. Non deve più sorprendere, infatti, che l’Inter risolva una partita come quella di domenica sera con la Lazio con due difensori, anzi i suoi due “braccetti”. Già perché quando si dice che una squadra che adotta una linea arretrata a 3 sia più coperta, attenta e attendista, spesso e volentieri, non si sbaglia. Ma dipende sempre dall’interpretazione. Se il terzetto là dietro e bloccato e, magari, stanno bassi pure gli esterni, allora l’imperativo è il classico “primo non prenderle”. Il discorso è da ribaltare completamente, invece, quando appunto i cosiddetti braccetti partecipano allo sviluppo della manovra offensiva. Capita di farlo in mancanza di un avversario diretto. Ma accade anche perché fa parte dei principi di gioco di una squadra. Ed è esattamente il modo in cui Inzaghi ha costruito la sua Inter: un tratto che, peraltro, la contraddistingue rispetto a quella di Conte.
MEZZALA O ESTERNO. Bastoni e Skriniar, in questo senso, sono interpreti perfetti o quasi. L’azzurro lo è diventato in maniera naturale, grazie a doti tecniche superiori rispetto alla media dei difensori, ma anche grazie alla scuola Gasperini. Lo slovacco, invece, ha avuto un bisogno di un periodo di adattamento e di apprendimento, con anche una mini-crisi di rigetto nel primo anno di Conte. Il risultato è che a seconda dei movimenti dei compagni, è abituale trovare sia Bastoni sia Skriniar in posizione di mezzala, appoggiando quindi la mediana e creando superiorità numerica in mezzo al campo, oppure in sovrapposizione sulla fascia, nel momento in cui gli esterni convergono al centro o entrano in area. Accadeva anche con Conte, ma la sensazione, allora, era che fosse più che altro la conseguenza di un atteggiamento particolarmente aggressivo, oppure che dipendesse da un avversario chiuso nella propria metà campo. Inzaghi, invece, ha fatto in modo che le avanzate dei braccetti siano parte integrante di un sistema che ha l’obiettivo di far saltare l’impianto difensivo dell’altra squadra. Basti pensare al Bastoni che, contro il Torino, prima della sosta, era sempre più avanzato di Perisic, perché sul lato destro della difesa granata si era creato un buco. Insomma, i gol arrivano soltanto dopo. Prima c’è l’idea di gioco. Un’idea di gioco che porta a non pensare mai che l’Inter abbia in campo un difensore sprecato.
DECISIVI A MODO LORO.
Per raggiungere certi risultati, evidentemente, ci voglio doti tecniche, ma anche atteggiamento. Beh, quello certo non manca né a Skriniar né a Bastoni. Per il resto posseggono pure caratteristiche differenti, perché, ad esempio, lo slovacco per colpire nell’area avversaria sfrutta innanzitutto il suo stacco, tanto da essere micidiale sui calci piazzati. L’azzurro, invece, dal suo cilindro sa estrarre anche conclusioni dalla distanza come quella che ha sbloccato il risultato contro la Lazio. E, in partita, ci ha provato altre due volte. Peraltro, è stato talmente dominante, che è stato lui a confezionare l’assist per il compagno di reparto. Nulla di nuovo anche da questo punto di vista: aveva fatto lo stesso anche con Dumfries contro la Roma. E nella stessa gara all’Olimpico si era trovato a palleggiare nell’area giallorossa, partecipando alla costruzione dello spettacolare gol di Dzeko. Occhio poi a Dimarco: era un terzino con caratteristiche offensive, ora, dopo la doppia cura Juric-Inzaghi, è diventato
un terzo di sinistra ideale.
NUMERI. I braccetti e non solo, comunque, perché quando si tratta di mettere il pallone in porta, tutti i difensori nerazzurri sanno come dare il loro contributo. In stagione, infatti, sono ben 13 le reti firmate da un componente del reparto arretrato (con Skriniar a fare la voce grossa con 4 centri), a cui vanno aggiunti, però, 9 assist, a dimostrazione di una manovra assolutamente corale.