Corriere dello Sport

Lo show della madre: «Mio figlio torturato»

Accuse per tutti, ma alla prima domanda giornalist­i congedati Nadal: «Preferirei che giocasse»

- Di Alessandro Mastroluca

La saga del più shakespear­iano dei campioni di tennis continua. Amatemi o odiatemi, sembra dire Djokovic, sarà sempre a mio favore. Divide come pochi, come le reazioni alla sua vicenda dimostrano. La sua famiglia non è certo da meno, anzi. Dopo la sentenza con cui il giudice della Federal and Family Court di Melbourne ha accolto il ricorso contro la revoca del visto, la sua famiglia ha convocato una conferenza stampa che ha assunto i toni teatrali dello show. «L’hanno torturato» ha detto sua madre Dijana, che ha parlato del successo in tribunale come della «sua più grande vittoria in carriera: più di ogni suo titolo nello Slam. Mio figlio Novak ha sempre lottato per la giustizia, non ha fatto niente di male».

SRDJAN SHOW. Più roboante l’attacco del padre Srdjan, non nuovo alle dichiarazi­oni a effetto. «Mio figlio non avrebbe permesso a nessuno di metterlo in ginocchio - ha detto - È un gigante, un fantastico giovane uomo che ha sempre cercato di aiutare tutti. Ma il fatto che venisse da una nazione piccola, povera, non piaceva ai potenti. Qualcuno non vuole che il migliore nel loro sport borghese arrivi da una nazione così».

Srdjan ha attaccato anche le autorità australian­e. «Hanno cercato di fargli firmare la rinuncia al visto, non gli hanno permesso di parlare con i suoi avvocati e con il suo team. Questa è una grande vittoria per lui e per tutti gli amanti della libertà nel mondo».

Tuttavia, appena i giornalist­i hanno chiesto spiegazion­i sulla sua presenza a un evento con i bambini nel suo Novak Tennis Centre il 17 dicembre, il giorno dopo essere risultato positivo al tampone per il Covid, suo fratello Djordje ha sbrigativa­mente dichiarato chiusa la conferenza stampa.

E adesso Djokovic è diventato un caso politico persino in Gran Bretagna

LA REAZIONE DI NADAL. Rafa Nadal, mai tenero con gli sportivi restii al vaccino anti-Covid, ha dichiarato che dopo il ricorso vinto sarebbe giusto Djokovic potesse giocare l’Australian Open. «Personalme­nte preferirei che non ci fosse - ha detto scherzando alla radio Onda Cero il maiorchino, battuto da “Nole” nella finale del 2019 a Melbourne - Però difendo sempre la giustizia. Poi, intorno allo sport si muovono molti interessi a livello generale, economico, pubblicita­rio. E si genera più interesse quando i migliori del mondo sono in campo».

IL CASO POLITICO. Il caso Djokovic sta diventando anche un caso politico. Diversi parlamenta­ri australian­i hanno invocato le dimissioni del premier Scott Morrison, lanciando con diversi mesi di anticipo la campagna elettorale per le elezioni di maggio. L’omologo serbo Ivica Dacic, membro di punta del Partito socialista, ha dichiarato che la vicenda lascerà una «macchia indelebile» sulle relazioni diplomatic­he tra Serbia e Australia, riporta il Guardian.

La storia ha anche rimesso al centro dell’attenzione le repressive politiche australian­e nella gestione dei flussi migratori. Per questo, di fronte alla gioia del britannico Nigel Farage, che domenica era a casa Djokovic, Andy Murray ha risposto caustico su Twitter: «Per favore, registra il momento imbarazzan­te in cui racconti loro che hai passato buona parte della tua carriera a fare campagna per rimpatriar­e persone arrivate dall’Est Europa».

 ?? GETTY IMAGES ?? Il clan Djokovic: da sinistra lo zio Goran, la mamma Dijana, il papà Srdjan e il fratello Djordje
GETTY IMAGES Il clan Djokovic: da sinistra lo zio Goran, la mamma Dijana, il papà Srdjan e il fratello Djordje

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy