Ora la Lazio abbandoni gli equivoci
Se prendi Sarri, sai che gioca 4-3-3 e devi seguirlo. Non significa solo concedergli tempo, ma assecondarlo sul mercato, altrimenti hai l’allenatore giusto e la squadra sbagliata, come sta raccontando il campo da diversi mesi e nella notte di San Siro ha riconosciuto lo stesso ex tecnico di Juve e Chelsea, segnando un confine chiaro tra il passato e il possibile futuro. Troppi giocatori inadatti al suo calcio e una risposta velenosa legata all’indice di liquidità negativo che blocca le operazioni di mercato, forse rispondendo a Tare, che in tv aveva parlato di “occasioni”, con molte incertezze e sulla base di eventuali cessioni, nell’imminenza della partita con l’Inter. Sarri non si è fermato alle priorità fissate per la sessione invernale, cioé un terzino sinistro e un centravanti di scorta a Immobile, ma ha alzato la posta, reclamando una completezza di organico che ora, riferita alle sue esigenze, mancherebbe. Per la prima volta, da quando è sbarcato a Formello, è uscito allo scoperto in modo pesante e proprio nei giorni, anzi nelle settimane, in cui si parlava del suo rinnovo di contratto. Puntuale ieri è arrivata la telefonata del presidente, rientrato da Cortina lunedì sera e di nuovo opertativo negli uffici di Villa San Sebastiano. Pare abbiano parlato di mercato, non del contratto, materia finita nelle mani degli avvocati. Non si può affatto escludere che si sia consumato un chiarimento, perché Tare certo non ha parlato a vanvera, ma ha espresso la posizione amministrativa del club. E la Lazio, se non vende e non riporta in attivo l’indice di liquidità, non può acquistare. Non dubitiamo affatto del rapporto, c’è stima reciproca tra Sarri e Lotito, ma certo il presidente non ama essere preso di petto, dal punto di vista aziendale, in pubblico. E forse qualcosa da chiarire sulla dichiarazioni di San Siro era in sospeso.
Restano i soliti sospetti. Si sapeva. Una squadra abituata da anni a giocare con il 3-5-2 avrebbe trovato difficoltà nella trasformazione tattica. Luis Alberto fatica a convivere con Milinkovic nel centrocampo di Sarri e Lazzari, ora considerato sacrificabile, è uscito di scena. Sembra una contraddizione: si può migliorare escludendo i migliori? La domanda va rivolta al tecnico, che forse si illudeva a luglio di poter giocare secondo i suoi canoni con la Lazio ereditata da Inzaghi oppure si aspettava altri tempi di reazione sul mercato. Ci sono tanti, troppi equivoci, da cui devono uscire per primi i dirigenti e poi anche l’allenatore. Se l’indice di liquidità è bloccato e Kamenovic non incontra il gradimento di Sarri perché investire altri tre milioni? Se non sarà possibile rivoluzionare la squadra sino a luglio, ora non si può giocare in un altro modo e sfruttare in pieno il talento di cui dispone la Lazio? Nessuno ha chiesto la Champions, benché dopo tredici anni di attesa proprio nella scorsa stagione gli stessi giocatori fossero arrivati da imbattuti a sfidare negli ottavi i campioni del mondo del Bayern, ma perché con tanto anticipo si è parlato di anno di transizione? Non si sta buttando una stagione?
Le domande sono le stesse poste dal popolo laziale sui social o attraverso le radio romane. Si erano accesi, soltanto pochi mesi fa, per l’arrivo di Sarri. Mau rappresentava la svolta, una speranza. Lotito, alla cena di Natale, ha ribadito con forza l’intenzione di proporre un nuovo ciclo e un calcio attraente, prolungando l’accordo con un allenatore a cui ha concesso una clausola di rescissione per l’estero e che sino a giugno era tra i più ricercati. Non aveva mai investito così tanto e su un tecnico che avesse un potere contrattuale e uno standing superiore alla Lazio. Ora è il momento di uscire dal guado e capire realmente di che progetto si tratta. Nel 4-3-3 di Sarri equivoci e compromessi non resistono.