Performance finanziarie da brividi
Kpmg incorona il Bayern, campione di sostenibilità. Ci sarà il rifinanziamento dei bond
Tra i vincitori dei tornei nazionali l’Inter è in fondo alla classifica
Sul rifinanziamento dei bond nerazzurri filtrano dettagli precisi dalla stampa finanziaria: gli advisor (Goldman Sachs e Rothschild) lavorano per un bond da 425 milioni (presumibilmente a 5 anni) che darà tuttavia poche risorse all’Inter, dovendo destinare il grosso del ricavato a ripagare i bond esistenti (345 milioni) in scadenza a fine 2022 e una linea di credito revolving da 50 milioni accesa da FC Internazionale SpA nel 2017.
Fonti vicine ai collocatori non nutrono dubbi sul risultato perché il mercato delle obbligazioni ad alto rendimento è piuttosto vivace e il debito nerazzurro offre garanzie molto appetibili. L’emittente dei nuovi bond (come dei vecchi) sarà infatti la controllata Inter Media and Communication, priva di altri debiti ma con in pancia contratti da sponsor e diritti tv (Uefa e Lega Serie A) che generano dieci volte l’importo degli interessi da corrispondere annualmente.
I meccanismi di garanzia privilegiano gli obbligazionisti rispetto a tutti gli altri creditori dell’Inter, anche nei casi (assai improbabili) in cui il club non dovesse disputare le coppe europee o addirittura il campionato di Serie A, perché tutti i costi operativi sono concentrati sulla controllante che riceve le risorse da Inter Media solo dopo che gli interessi sui bond sono stati pagati. Ciò rende praticamente certo il pagamento degli interessi, anche se il rimborso finale a scadenza è esposto a un significativo margine di rischio, essendo difficile per il club generare le risorse necessarie. Anche ipotizzando che il rendimento del nuovo bond non cada in doppia cifra, l’Inter dovrà drenare una trentina di milioni l’anno nei prossimi cinque per pagare gli interessi. Occorrerà un nuovo rifinanziamento o l’azionista dovrà intervenire iniettando risorse per pagare i debiti: ciò pare possibile solo se l’Inter sarà acquisita, stanti le difficoltà sempre più evidenti del gruppo Zhang. Ieri è arrivata la sentenza con cui l’Alta Corte di Londra condanna l’emittente cinese posseduta da Suning Holdings a versare 176 milioni di sterline alla Premier per i diritti non pagati.
Del resto, le azioni del club sono detenute in pegno da Oaktree Capital a garanzia del prestito concesso l’anno scorso. Dei 275 milioni ottenuti, Zhang ha però finora versato solo 75 a tamponare una gestione che ha vissuto momenti di grave tensione finanziaria. Ieri l’annuale rapporto di Kpmg sui vincitori dei maggiori tornei nazionali ha incoronato nuovamente il Bayern campione di sostenibilità, relegando i nerazzurri in fondo alla classifica della performance finanziaria. Il clamoroso rosso da 245 milioni è spiegabile solo in parte con il Covid, perché i ricavi non sono crollati (-13% dal pre-Covid) ma il costo della rosa viaggia al 75% ed è figlio degli investimenti ambiziosi degli ultimi anni, oltre che di crediti inesigibili (40 milioni) con sponsor asiatici. Il 2021/22 si prospetta senz’altro migliore, grazie alle cessioni di Hakimi e Lukaku che hanno portato plusvalenze, cassa e aiutano a ridurre il monte ingaggi mentre l’apertura di San Siro ha dato ossigeno ma nessuno può sapere se potrà darlo per il resto della stagione. Insomma, la strada della sostenibilità è ancora lunga, il rifinanziamento dei bond garantirà la continuità aziendale, ma i margini di manovra di Zhang appaiono sempre più stretti.