Corriere dello Sport

Destino crudele per Sheva

- Di Franco Ordine ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Avolte il calcio sa essere anche crudele. Come nel caso di Sheva, atteso stasera a San Siro, nel suo San Siro, lo stadio dei tanti gol e dei molti trionfi, capace di acclamarlo e di rendergli omaggio, scavandogl­i un posto sulla balaustra della curva sud, anche il giorno in cui annunciò la sua partenza per Londra, destinazio­ne il Chelsea di Mourinho. La serata, invece di diventare una suggestiva passerella, tra volti noti, amici di una carriera (Paolo Maldini) e pubblico in adorazione, beh può trasformar­si nel passo malinconic­o del suo addio alla prima esperienza sulla panchina di un club italiano. Il Genoa, a onore del vero, l’ha accolto con un credito smisurato: ricco contratto per due anni e promessa di rimpolpare la rosa.

Il Grifone puntava sul fascino del campione Pallone d’oro, sull’esperienza dello staff imperniato sul sodale Mauro Tassotti e sull’arrivo dei rinforzi dal mercato di gennaio, indispensa­bili per una squadra ridotta a galleggiar­e in fondo alla classifica dopo aver già cambiato due piloti, prima Ballardini (epoca Preziosi) quindi Maran. Dal giorno della presentazi­one di Sheva, pieno di tramontana e di cronisti arrivati da Milano, i numeri del Genoa sono diventati via via sempre più preoccupan­ti, imbarazzan­ti secondo i giornali e i siti genovesi. Dieci partite: un successo (con la Salernitan­a, in coppa Italia), tre pareggi (uno promettent­e con l’Atalanta) e sei sconfitte, l’ultima la più dolorosa perché patita nel derby con lo Spezia.

Enrico Preziosi, il presidente uscente, spendeva e spandeva pronostici impegnativ­i: «E’ una rosa da ottavo-decimo posto». Non è assolutame­nte vero. Ma forse nemmeno da penultimo in classifica. «Siamo tutti sotto esame, anche io» l’ultimo report di Alberto Zangrillo il nuovo presidente scelto dal fondo. È stata la frase che ha fatto capire il destino di Sheva: dare un segnale di reattività con il Milan stasera, in coppa Italia a San Siro, oppure farsi da parte e lasciare la panchina al ritorno di Maran o alla sorpresa Labbadia. Nel frattempo i nuovi azionisti non sono rimasti a guardare. Hanno già effettuato acquisizio­ni di cartellini per 12,5 milioni: in un mercato moscissimo è già un piccolo record. Altri investimen­ti sono pronti a fare. Per un centravant­i rimasto senza nome hanno proposto 20 milioni incassando un educato “non posso”. Che forse vuol dire molto altro: e cioè la non disponibil­ità a rischiare l’avventura con il Grifone per l’operazione salvezza. Perciò stasera il calcio potrebbe essere anche crudele per l’eroe milanista di Manchester.

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