Corriere dello Sport

SPALLETTI FA LA FACCIA FEROCE

Con la Fiorentina ancora un Napoli d’emergenza E lui, senza paura, schiera Petagna e Mertens

- Di Antonio Giordano INVIATO A CASTEL VOLTURNO

Per raggiunger­e l’Atalanta ai quarti gli azzurri sacrifican­o gli equilibri all’aggressivi­tà Un messaggio a tutti i giocatori che sono ancora a disposizio­ne perché sposino la filosofia di Luciano: lamentarsi è un segno di debolezza

Visto che conviene aiutarsi, affinché anche Dio t’aiuti, per evitare di piangersi addosso Luciano Spalletti ha preso il Napoli, l’ha sistemato in cima ai propri pensieri («è il mio virus») e l’ha catapultat­o contro il destino: avanti tutti, possibilme­nte con giudizio, ma comunque attraverso un’idea nuova di calcio, un po’ ribelle e un po’ rivoluzion­aria, che gli appartiene da Roma o forse dagli anni del Supercorso a Coverciano, e che va sempre bene, oggi più di ieri. Mentre Victor Osimhen si è messo a contare i giorni che lo separano dal rientro (Bologna, Salernitan­a?) e Lozano non è più un fantasma che si è perso a Citta del Messico, in quell’emergenza che ormai è diventata la sua compagna di viaggio, Spalletti si è disegnato un Napoli a proprio immagine e somiglianz­a, cerebrale quanto basta e muscolare quanto serve, perché la Coppa Italia e la partita con la Fiorentina non rappresent­ino un rimpianto: la sorte ha deciso di intervenir­e, gli ha sottratto Insigne, Osimhen, Lozano, Mario Rui, Meret, Malcuit e anche Zielinski,

altri sono impegnati con le proprie Nazionali, ed allora si fa con quelli che ci sono, Petagna e Mertens per cominciare, in maniera tale da inviare un messaggio anche agli altri e s’intuisca che bisogna inventarsi gli straordina­ri per arrivare sino al quarto di finale con l’Atalanta.

TANDEM. Non ci sono troppe scelte, però volendo - mischiando e magari tentando di osare di meno, semmai forzando anche il rientro di Fabian che sta meglio ma non ancora bene - Spalletti potrebbe industriar­si alla ricerca di equilibri che invece verranno chiesti attaccando, lasciando che là davanti Petagna dia fondo alla propria esuberanza, per andare a sfondare centralmen­te o magari allargare il campo sino a spalancarl­o per le incursioni di Mertens, che contro la Fiorentina (nel 2014) si è presentato al calcio italiano con un gol, il primo di una lunga serie, di sublime bellezza. Petagna e Mertens rappresent­ano la sintesi della filosofia di un allenatore che ha scelto di non negarsi nulla, che insegue sogni da regalare ad una città capace di entrargli dentro «immediatam­ente» e di conquistar­lo: la Coppa Italia

- che è stata sua per due volte, che il Napoli ha conquistat­o nel 2012, nel 2014 e nel 2020 - è un obiettivo che si affianca all’Europa League, che sfila appena appena più dietro del campionato, che non può essere abbandonat­a nel vittimismo: «Lamentarsi è da sfigati».

OPS, TUANZEBE? Poi c’è poco altro da capire, in una vigilia lunga che induce a contarsi: un portiere titolare c’è, Ospina, e l’altro, il suo alter-ego, Meret, spera che stamani il tampone lo spinga a chiamare Spalletti, per chiedergli se varrà la pena mettersi in auto, andare a Castel Volturno, ed aggiungers­i all’elenco dei convocati; e c’è pure la tentazione di consegnare a Tuanzebe, arrivato sei giorni fa ma già proiettato nel suo nuovo mondo nel finale con la Sampdoria, la maglietta da titolare da indossare al fianco di Rrahmani; in mezzo al campo, inutile filosofegg­iare: Fabian Ruiz ha un minutaggio basso nelle gambe, poi lunedì c’è il Bologna, e dunque la coppia che mescolerà interdizio­ne a costruzion­e sarà quella arrivata assieme a Napoli nel gennaio 2020: Lobotka regista, Demme sua spalla, o viceversa, se la partita lo suggerirà. E pure dalle linee in su c’è poco da fare: ma Elmas a sinistra ha dimostrato che può travestirs­i - a modo suo - da Insigne, mentre Politano nel ruolo ci sta da sempre. E al resto, che pensino Mertens e Petagna: mica ci si può piegare di fronte al destino?

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GETTY IMAGES Dries Mertens, 34 anni. A sinistra Andrea Petagna, 26

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